Autore: Francesco Fiorentino
Pubblicato da Marsilio - Luglio 2021
Pagine: 160 - Genere: Narrativa Italiana
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Romanzi e racconti
ISBN: 9788829713677
ASIN: B097HGGW29
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“Non riesce a intendersi con Chiara proprio per questo, perché sente che si parlano da due vite diverse.”
La lenta e inarrestabile agonia di un amore: si potrebbe condensare in questa immagine il recente romanzo di Francesco Fiorentino.
In questa Opera meticolosa nulla dei sussulti che accompagnano il declino di una storia d’amore ci viene risparmiato: i nostri occhi contemplano lo spaccato di un’umanità precipitata nel gorgo dell’involuzione individual-edonista postmoderna, preda facile di ambizioni smisurate di fronte alle quali traspare in impietosa controluce la propria strutturale inadeguatezza.
Dalla quale niente, neanche la mano tesa dell’Amore, riesce a cavarla fuori.
Il più era fatto: non restava che attendere l’indomani e partire. Resistere ancora per poco, non commuoversi, non guardare.
La formula di Futilità potrebbe apparire a prima vista abbastanza scontata: Ugo, il protagonista, stimato professore universitario attorniato da uno stuolo di alunne adoranti ma sostanzialmente irrisolto, assiste con indolenza al lento disfarsi della relazione con la propria moglie Chiara, tra silenzi, mezzi sorrisi e notti insonni.
Basta invece proseguire nella lettura per convincersi che la vicenda narrata è ben più complessa di quanto si pensi, che l’autore Francesco Fiorentino ha in serbo un piano ben più ambizioso: quello di farci scorgere, dentro l’abisso delle menti dei protagonisti, i frammenti di verità che ognuna di queste custodisce senza riuscire più ad accedere al quadro d’insieme.
Ugo e Chiara sembrano sulle prime, se non proprio attratti, per lo meno incuriositi dalle sirene di una nuova relazione nella quale fiondarsi o semplicemente lasciarsi sprofondare: lui ebbro delle atmosfere parigine nelle quali dare sfogo alla propria insoddisfazione, lei rimanendo tra le mura domestiche, dove assisterà giorno dopo giorno al “cambio d’abito” di una relazione con un collega che frequenta regolarmente la loro casa, col benestare di Ugo.
Con la disperazione acquattata all’angolo delle rispettive coscienze, pronta a balzar loro addosso al primo ripensamento.
Un viaggio a Parigi, quello di Ugo, che ha la valenza di una rotta a perdifiato lontano dalla vita di prima: un Ugo smanioso, complici mobilità e visibilità offertegli dalla propria carriera, di tuffarsi in un oceano stimolante nel quale dovrà ben presto iniziare a nuotare a piene bracciate.
Accanto a lui l’amico Emanuele, sentimentalmente instabile come e più di Ugo: è grazie a lui che conoscerà Sofia, giovane affascinante e sfrontata, nelle cui avvenenti spire rimarrà fatalmente catturato.
Dopo una scontata parentesi di passione, non appena l’occhio si abitua alla torbida oscurità di una relazione nata debole, ecco comparire il buco nero che minaccia di inghiottire sicurezza economica, rispettabilità professionale, finanche l’integrità etica del protagonista, testardamente abbarbicato all’ombra di un’autosuggestione che finisce per non corrispondere alla realtà delle cose, come un selfie stravolto dall’abuso di filtri.
La relazione con Sofia si lascerà dietro uno strascico di sofferenza: mentre per Ugo si avvicina la più urticante dimostrazione che nella vita tutte le decisioni, anche quelle non prese, hanno un prezzo, a prevalere sarà la codardia di chi sa bene di non possedere argomenti validi nel proprio carniere.
E senza il nitrato, la glicerina resterà sempre soltanto un emolliente.
Approfondimento
Rileva in questa lettura l’assenza di scavo nei vissuti dei personaggi: la loro bidimensionalità sembrerebbe caricarli del ruolo di emblemi di una condizione esistenziale che riguarda tutti noi, che ci fa annaspare in un relativismo che preclude ogni iniziativa.
Il convitato di pietra del romanzo è infatti l’incomunicabilità, nella quale tutti i personaggi finiscono per dibattersi, con la quale finiamo tutti, volenti o nolenti, per fare i conti.
Vedi, gli argomenti contano così poco in questi momenti che ce li possiamo scambiare.
A bruciare di più, la sensazione lacerante di non essere mai stati al passo, di non essere mai degni, di non essere mai pronti per un amore le cui esigenze vengono scambiate per diktat cui contrapporre una neutralità posticcia che lascia sgomenti chi la esperisce e chi la subisce, che non lascia nulla dietro di sé.
Giorno dopo giorno la relazione si colora delle tinte fosche del ricatto, in una escalation di recriminazioni che rinnovano ancora ed ancora la stessa avvilente dinamica di allontanamento coatto da ciò che pur attrae.
Da ciò che, transitato fuggevolmente tra le dita, non si è mai commisto con l’odore della propria pelle.
Impossibile non scorgere nel riflesso di questa storia tanti amori contemporanei, balbettanti, condannati a un diuturno oscillare tra partenze e ritorni, soggetti a una polverizzazione che li condanna all’insignificanza.
Accovacciato dietro la catasta di bestemmie proferite tra i denti per non imbrattare la propria immagine a occhi indiscreti, un essere umano ferito nelle proprie certezze, reso cinico da un carico insostenibile di vecchie e nuove frustrazioni, immaturo per una sana dinamica di coppia, spettatore impotente intento a contemplare la cenere del falò dei propri ideali, relegato al ruolo di mera comparsa in uno spettacolo dai toni grotteschi.
Eppure, puntualmente trafitto da un senso di incompletezza che è esso stesso occasione di riscatto, che si allarga a macchia d’olio fino ad investire la condizione politico economica nazionale: sul finire del romanzo la vista sembra allargarsi ad un’Italia che soffre della medesima ipertrofia egotica, incapace di dotarsi di una classe dirigente in grado di tenere saldamente il timone dello sviluppo di un paese che si ostina a mancare l’appuntamento con l’auspicata crescita.
Ognuno costruisce pietra su pietra il proprio labirinto, nella speranza di non incontrarsi mai.