
Autore: Wulf Dorn
Pubblicato da Corbaccio - Aprile 2017
Pagine: 324 - Genere: Thriller
Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: Top thriller

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Un incidente stradale rivela un’agghiacciante verità. Il portabagagli dell’auto contiene il cadavere di una bambina, ma la donna alla guida è sotto shock e non è in grado di fornire spiegazioni. La sola frase che riesce a pronunciare è in realtà un avvertimento per il suo soccorritore: “Non andare lì”.

Gli occhi si lasciano ingannare, l’istinto no.
Il ritrovamento del cadavere di una bambina nel bagaglio di un’auto pone una serie di interrogativi ai quali il criminologo Bennell tenta di fornire una risposta. Affiancato dall’esperienza e dalla professionalità dello psicologo Robert Winter, i due cercheranno di ricostruire la catena degli eventi. L’unica persona in grado di dipanare la matassa è la stessa donna alla guida dell’auto incriminata. Ancora sotto shock Laura, questo il nome della conducente, fornisce una spiegazione agghiacciante dell’accaduto. A rendere più complicata la vicenda concorre poi l’improvvisa scomparsa di un’intera cittadina. I due eventi sembrano essere collegati, ma trovarvi una logica nel delirio dell’unica testimone appare un’impresa titanica.
E poi si può essere certi che quello di Laura sia solo il delirio di una psicotica?
Gli eredi è un thriller con una trama sufficientemente accattivante. Il romanzo è, infatti, in grado di intrecciare differenti filoni narrativi capaci di creare una fitta rete di rimandi interni. Contribuisce allo scopo la tecnica dell’analessi, che ha il vantaggio di generare una forte tensione narrativa e solleticare l’insaziabile curiosità del lettore. Tuttavia, l’opera non è esente da difetti che ne tradiscono le potenzialità. Troppo blando il ritmo che non conosce colpi di scena degni di un thriller e a tratti poco incisiva la trama.
Approfondimento
Wulf Dorn trasferisce sulle pagine de Gli eredi le atmosfere cupe largamente abusate dagli scrittori del genere: abitazioni in luoghi più o meno sperduti, pioggia che cade copiosamente dal cielo e sparizioni improvvise quanto inspiegabili. Sarebbe sufficiente solo questo a relegare l’opera al ruolo di enciclopedia del thriller, una sorta di collettore di cliché da cui attingere topoi a man bassa. Eppure Gli eredi rasenta il limite del dejà-vu, per poi raggiungere le vette di una narrazione accattivante. Non sono estranei a tale esito la magistrale gestione dell’intreccio narrativo, a tratti agghiacciante e raggelante, e il riuscito desiderio di intessere la trama di tematiche cui la società moderna è sensibile. Temi quali lo sfruttamento connesso alla prostituzione minorile, l’arruolamento di bambini-soldato si affiancano al concetto di sviluppo di sostenibile evidente nelle parole pronunciate dal nonno di Laura e richiamate alla mente dalla stessa donna:
‘Sicuramente tutto quello che facciamo alla natura provoca una reazione’ disse. ‘Il fatto è che non sempre ce ne accorgiamo subito, perché si tratta di eventi di dimensioni diverse rispetto a quelli della nostra esperienza individuale. Il lago è molto più grande della tua ciotola di cereali. Naturalmente il suo livello sale, se ci butti i sassi, ma di pochissimo. Così poco che non te ne rendi nemmeno conto. Ma se tantissime persone lanciassero tantissimi sassi nel lago, e lo facessero per molto tempo, a un certo punto l’acqua supererebbe gli argini. E se non si smettesse, tutto questo bel paesaggio sarebbe inondato.
Una metafora volta a spiegare che lo sfruttamento selvaggio delle risorse e l’inquinamento sono destinati a distruggere il pianeta. Un pianeta che i figli di questo presente sono costretti ad ereditare. Essi sono, dunque, gli eredi che danno il titolo al romanzo, quei piccoli fanciullini di pascoliana memoria che guardano il mondo con sguardo virginale ed entusiasta. Ma Dorn non è Pascoli e i suoi fanciullini sono figli del nostro tempo. Disincantati e violenti sono l’aspetto più affascinante del romanzo.
Lo stile è prosaico, non tende al sublime e si vede. Nel complesso, però, l’autore crea un romanzo che si lascia leggere senza annoiare o instillare nel lettore il dubbio amletico di abbandonarlo.
Mariangela Librizzi
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