
Autore: Gianni Farinetti
Pubblicato da Marsilio - Aprile 2016
Pagine: 353 - Genere: Gialli
Formato disponibile: Brossura
Collana: Farfalle

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Sebastiano Guarienti, si trasferisce da Roma al Piemonte per ristrutturare un vecchio casolare. Scherzando con il sindaco, propone di organizzare un grandioso ballo in maschera per il veglione di Capodanno e il primo cittadino, volgare e grossolano, coglie al volo l'occasione. Proprio durante la festa, tra procaci signore di mezza età, nobiltà decaduta e una vecchietta in odore di stregoneria, si consuma un sanguinoso omicidio.

Sì l’amore non si deprezza, anzi col tempo acquista valore, s’impara a capirne il profondo, fragile significato. S’impara anche a riconoscerlo ed è una gran conquista.
Sebastiano Guarienti, sceneggiatore di mezza età stanco della vita di città, trova un nuovo Eden nella più sperduta langa piemontese, tanto che quasi decide di restarci in questo luogo magico, in questo angolo di mondo spruzzato di neve, lontano dal tempo e dallo spazio, pieno di tradizioni antiche, di profumi, di familiarità. Ma anche in questo Eden moderno l’idillio si spezza, il luogo magico viene contaminato dalle nefandezze e dalla meschinità degli uomini, tanto che ci scappa il morto…nel vero senso della parola!
Nel bel mezzo del veglionissimo di Capodanno, organizzato di tutto punto – con tanto di fanfara – dal losco primo cittadino dell’amabile paesello e di cui Sebastiano è promotore, la festa si tinge di rosso e tra le mura del castello risuona l’eco di un omicidio. Ed ecco allora che Sebastiano, invece che godersi l’inizio di una nuova storia sentimentale, dagli esiti tutt’altro che scontati, si trasforma in investigatore, a supporto del Maresciallo Buonanno, costretto, anche lui, a mettere da parte l’amore e dedicarsi a sbrigliare la matassa di un omicidio, dove tutti sembrano colpevoli e dove nulla è ciò che sembra. Scopriamo allora un’umanità varia, multiforme, bizzarra, si rivelano le passioni nascoste in ognuno di loro, analizziamo moventi e alibi, scandagliamo tradizioni, ricordi e, tra le carte dei tarocchi, strizziamo un occhio alla superstizione e circospetti ci guardiamo le spalle…non si sa mai possa apparire diau!
Improvvisamente le sperdute campagne piemontesi si popolano di vecchie streghe, nobili decaduti, amati e amanti spesso non ricambiati, di truffaldini insospettabili e senza scrupoli, nascono amori destinati a durare in eterno, perché davvero solo l’amore alla fine è ciò che dura per sempre.
Il ballo degli amanti perduti è giallo, ma anche un romanzo d’amore, in tutte le sue innumerevoli forme, è anche un romanzo di solitudini, di rancore, di sentimenti che vanno oltre il tempo e resistono alla vita, alle incomprensioni, agli scontri e, perché no, anche alla morte. Con la sua scrittura fluida, frizzante, accurata, evocativa, Farinetti ci prende per mano e, mentre anche noi con Sebastiano e il maresciallo Buonanno indaghiamo sul terribile omicidio, conosciamo trazioni, luoghi, persone, ci affezioniamo alla vecchia Onorina, alla ingenua Giustina, ci innamoriamo un po’ anche degli occhi sinceri di Roberto.
Approfondimento
Farinetti ha di certo il dono della narrazione e dopo un po’ dimentichi di stare leggendo un giallo, tanto che svelare chi è l’assassino non ti interessa più. Vuoi conoscere di più e meglio la vita degli abitanti del piccolo paese, vuoi sentire le loro storie, perché sono un po’ anche le tue, vuoi che il Conte Uzzone ti racconti ancora dei sui antichi amori, dei balli d’estate di un tempo che fu.
Sebastiano è un umanissimo eroe dei giorni nostri, un moderno Ulisse che cerca ancora la sua Itaca, che, nonostante tutto, cerca ancora l’amore, quello vero, eterno, quello che dura nonostante il rancore, il rifiuto, la noia. È un adulto che per amore vuole tornare bambino, vuole ancora dare a se stesso una possibilità.
Anche il maresciallo Buonanno, indefesso protettore dell’ordine costituto, cerca l’amore, e forse lo ha trovato nella risata contagiosa di Giulia, e cerca un colpevole, e nella sua ricerca, a metà tra amore e morte, legge tarocchi, si perde tra i dipinti, sente racconti e alla fine scopre il colpevole
Ti penserò sempre – superati, nel caso, mesi se non anni di rancore, depressione, odio allo stato puro – con tenerezza e con una nota odorosa di nostalgia come certi profumi rari, non più ritrovati.
Nell’imprevedibilità del finale, tra amori passati e presenti, tra ciò che resiste e ciò che non dura, tra lacrime e sollievo, una delicata carezza si posa sulla valle e sui suoi abitanti, a portare conforto a chi resta e a chi va.
Romina Celani