Autore: Tim Winton
Pubblicato da Fazi - Novembre 2023
Pagine: 276 - Genere: Narrativa, Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Le strade
ISBN: 9791259670519
ASIN: B0CLRNPKW1
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Ti convinci che pregare non fa per te, che non sei il tipo che parla da solo, o piange perché la mamma lo sgrida, o si dispera per una ragazza. Non sei una mammoletta. E neanche un teppista. È solo che ti piace fare a botte e l’hai sempre fatto. Ma non sei uno schizzato, e chi se ne frega di quello che pensano gli altri. Anche se ti sta sul cazzo qualcuno, non sei mica un assassino, poco ma sicuro. E nemmeno nei tuoi sogni più assurdi pensi di essere uno strumento di Dio. Non sai neanche cosa significa, una cosa del genere. Sei solo un ragazzino, non sai niente.
Avrei dovuto organizzarmi fin da allora per andarmene. E invece no. Avete visto mai un coniglio che si ferma mentre lo rincorrono? Quando si blocca e resta lì impalato? Come se gli mancasse il fiato e non sapesse più che fare, e non riuscisse a mettere due passi in fila?
Be’, così ero io. Avrei dovuto scappare subito. Scrivere un’e-mail a Lee, cercare di organizzarmi. Cristo, ci bastava prendere un autobus per Marble Bar. Ma ero tipo paralizzato.
Il capanno del pastore è un romanzo straordinario, rude, selvaggio e dalla morale potentissima. Il tema del perdono, della resilienza e del coraggio si masticano lentamente insieme alla visione del sangue e della sofferenza, anch’essi argomenti ricorrenti. La storia è ambientata tra la casa di famiglia nel paese di origine, la radura selvaggia, le cave dei minatori, la natura incontaminata, le vaste praterie australiane e un capanno, il capanno del pastore.
Il protagonista è un giovane di quindici anni, Jaxie Clackton, orfano di madre. Il padre ubriaco e molesto lavorava in una macelleria, era soprannominato Il capo segaiolo. Era un padre padrone, dispotico, arrogante e autoritario che pestava quotidianamente madre e figlio a sangue, fino a deteriorarli.
Alla morte della madre, Jaxie raduna quel “coraggio” necessario per affrontare il padre e fuggire come non era mai riuscita la madre, ma più e più volte il desiderio non si accompagna all’azione e resta, dopo diversi tentativi, ancora legato alla casa familiare, finché una sera dopo l’ennesima fracassata di botte e un occhio nero decide di prendere le proprie cose e scappare. La sua scelta sarà battezzata dal ritrovamento del padre in un pozzo di sangue, maciullato dalla sua stessa automobile. Così, avendo la strada spianata, Jaxie riempie le taniche di acqua, prende il fucile 243 del padre, un binocolo, del cibo in scatola e poco altro e, gambe in spalla, si allontana evitando le autostrade, con il timore che la polizia possa ricercarlo per la morte accidentale del padre.
L’avrei accettato. È questo che mi dico oggi. Volevo che scappasse, la supplicavo di farlo, è vero: ma ero felice quando mi diceva che non poteva andarsene, ed è vero anche questo. Lo so che all’epoca ero solo un ragazzino, ma è un peso che devo portarmi dietro. Non sono riuscito a liberarla. Non sono stato abbastanza furbo. O coraggioso.
La fuga è una vera e propria lotta alla sopravvivenza, e nel mentre che Jaxie affronta sete, fame e avversità, avviene in lui un rapido flusso di coscienza mediante il quale apprendiamo frammenti della sua infanzia quando ancora madre e padre andavo d’accordo e lui era felice: l’immagine del pianoforte, la madre e la nonna che cantano, il padre che lo porta a caccia, i racconti dolci della madre e i ricordi della cugina Lee di cui è profondamente innamorato e che, nonostante il legame di sangue, vorrebbe sposare.
Cercavo di schiarirmi i pensieri mentre camminavo. Ma erano troppi. Poi, per un bel pezzo, per alcune ore, di pensieri non ne ho avuti più. E quando sono tornati, erano come delle interferenze alla radio.
Il ragazzo è più volte impressionato dalle ombre, tanto è preoccupato di essere scoperto e arrestato per un delitto che non ha commesso, ma che da una parte forse avrebbe voluto commettere lui stesso. Dapprima non si accorge dell’uomo anziano che abita un vecchio capanno per poi invece spaventarsi terribilmente nel vederlo uccidere brutalmente una capra per cibarsi.
Jaxie tenta rifugio tra gli alberi, ma il suo zaino azzurro così brillante lo tradirà e ben presto farà amicizia con il vecchio del capanno, un pastore, Fintan MacGillis, scappato anch’esso, per il quale non si saprà mai il motivo, e rintanato lì ormai da più di otto anni.
Tra i due si instaura una grande diffidenza: Jaxie teme che Fintan sia come i sacerdoti del seminario che ha frequentato, per la maggior parte pedofili e dunque lo teme. Fintan al contrario crede che dietro la fuga di Jaxie possa nascondersi una qualche bravata pericolosa e sta quindi in guardia usando principalmente diplomazia e dolcezza nei suoi riguardi.
Jaxie passerà alcuni giorni in compagnia di Fintan al quale finirà anche per volere bene. La loro relazione sarà intervallata da momenti in cui il ragazzo lascerà il capanno per recuperare la carne del canguro ucciso in precedenza e perlustrare la zona. È proprio durante un giorno di perlustrazione che Jaxie scoprirà la tana di alcuni spacciatori di droga.
Al momento della scoperta la tana è completamente vuota, ma certamente i briganti si accorgono della presenza di qualcuno e non appena notano vita in una vicina capanna vanno a ispezionarla per mettere a tacere qualsiasi chiacchiera.
Jaxie assiste così nascosto fra gli arbusti all’aggressione del vecchio Fintan e, preso dallo spavento, imbraccia il fucile, ma non riesce a sparare nessun colpo, come paralizzato dal desiderio di ascoltare la confessione del prete.
Alla fine, sputa il coraggio tutto insieme come con un brusco colpo di tosse.
La cartuccia vuota è uscita dal .243 brillante come un’idea di quelle buone. E la seconda è entrata con un rumore di ossa macinate. Il capellone proprio non riusciva a capacitarsi di quello che stava succedendo. Non credeva in me, tutto qua. Invece ero arrivato.
Approfondimento
Lo scrittore australiano Tim Winton ci regala con Il capanno del pastore un’opera di frontiera, cruda e sboccata, ma epica.
Troviamo tra le righe dignità, trasgressione e sacrificio; la sofferenza vissuta da Jaxie è abominevole, ma soprattutto apprezzabile lo sforzo mentale nel cercare di perdonare il padre, rovistando costantemente nel passato in cerca di buoni motivi.
Jaxie è un giovane cresciuto velocemente che ambisce alla pace, alla tregua e alla rivalsa, ma soprattutto al miglioramento delle condizioni attuali, condizioni che la madre, nascosta nell’ombra del marito, non ha saputo né voluto ribaltare. Una moglie innamorata che non si ribella, ma che anzi non fa altro che ricordare gli anni indimenticabili vissuti con il marito, prima che Jaxie nascesse. In questo senso Jaxie sente addosso la colpevolezza della trasformazione del padre, senza la sua nascita forse non si sarebbe autodistrutto in questo modo, oppure sì?
Il romanzo è anche una placida autocommiserazione, una melanconica metafora sulla violenza umana, sgualcita dalla povertà e dall’ignoranza.
Nausicaa Baldasso