Autore: Hiraide Takashi
Pubblicato da Einaudi - Aprile 2015
Pagine: 140 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: Supercoralli
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La presenza di un terzo inatteso ospite, spuntato fuori dal nulla come farebbe una nuvola soffice nel cielo, cambia per sempre le abitudini di una giovane coppia di sposi nell'autunno-inverno 1988.
All’inizio sembrava un lembo di nuvola che fluttuava nel cielo. Così si apre Il gatto venuto dal cielo, il romanzo di Hiraide Takashi, con una epifania molto misteriosa avvenuta a due giovani sposi, appena trasferiti nella nuova casa. Attraverso una minuscola finestrella nell’angolo della loro cucina possono guardare al di là dello steccato, nella stradina rinominata “vicolo fulmine”, per la forma a zig-zag che la strada assume. Tra l’autunno e l’inverno 1988, una nuvola capace di miagolare fece la sua prima apparizione nel giardino della loro dependance.
Il gatto si chiama Chibi. Il pelo bianchissimo, con un mantello arlecchino fatto di diverse sfumature, dal carbone al marrone chiaro, una corporatura piuttosto snella ed esile. Chibi, sin dall’inizio, si distingue per due caratteristiche: è restia ad avvicinarsi agli uomini e far loro le fusa, e soprattutto non miagola mai. Chibi ha già una propria casa e un proprio padrone nella casa confinante a est, eppure non esita a trascorrere parte del suo tempo nel loro giardino. A dir la verità, marito e moglie non erano mai stati grandi amanti degli animali domestici, tant’è è vero che nel contratto d’affitto furono concordi nel firmare la clausola che vietava animali (specie i gatti odiati dalla padrona di casa) e bambini. Eppure, Chibi è una “vera bellezza” e nessuno dei due può esimersi dal cercare di avvicinarla lanciandogli una pallina. Malgrado le ritrosie iniziali, la gatta prende sempre più l’abitudine di intrufolarsi nel loro giardino, anche più volte al giorno. Quasi per un passaggio obbligato, viene permesso a Chibi di entrare in casa loro, acciambellarsi sul divano e avere la propria ciotola per il cibo.
E se è vero, come dice Machiavelli, che ogni piccolo flusso proprio in ragione della sua intima essenza, è connesso, da qualche parte, con un grande fiume, l’apparizione di Chibi sembra essere quasi un segno del Destino. Volente o nolente, la gatta cambia le abitudini di una coppia troppo abitudinaria e sedentaria. Chibi, adottata da due famiglie, seppure col proprio carattere sempre libertino, stravolge i loro ritmi, le loro consuetudini, il loro modo di pensare e persino di vivere.
Approfondimento
Chibi, ammette Hiraide Takashi con una nota a fine libro, intitolata La posizione del fulmine, è esistita davvero. E prima di lei Berta, e poi Nana. Eppure solo da Chibi ci è giunta la forza di una rivelazione ultraterrena, spasmodica, simile all’energia di un fulmine. Perché Chibi è riuscita ad abbattere silenziosamente un muro, a entrare nel cuore dei suoi padroni e – magicamente – ad avvicinarli di nuovo. La gatta porta una ventata non solo di novità ma anche d’allegria in casa, spazza via il silenzio che da tempo abitava le loro anime. Il gatto venuto dal cielo è dunque la storia di un amore ritrovato, di una serenità finalmente riscoperta e riconquistata.
Questo libro è soprattutto un’ode alla vita, con la sua transitorietà, i suoi mutamenti di stagione, di abitudini e d’animo. È la storia d’un destino-nuvola che appare e scompare in un cielo pieno di fulmini d’emozioni, di novità e scoperte. Se ne apprezza il senso generale soltanto a libro chiuso, in quanto lo sguardo enigmatico e, a volte, ermetico con cui Takashi descrive la storia non sempre si coglie subito. Infatti, se è vero che il lampo di genialità si coglie già dall’incipit del romanzo, è solo alla sua conclusione che il fulmine saetta in ognuno dei suoi lettori la propria potenza e il proprio messaggio.
Serena Testa