
Autore: Olivier Rolin
Pubblicato da Bompiani - Aprile 2016
Pagine: 130 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: Narratori stranieri

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La passione è un sentimento travolgente, un uragano, uno tsunami di sensazioni psicofisiche che sconquassano l’essere umano, e prima fra tutte le conseguenze tangibili e gravi, lo accecano. E lui o lei, galvanizzati dalla passione avanzano imperterriti, a tentoni, fidandosi, credendo, spergiurando. A differenza del sonnambulo, che si dice non vada svegliato durante le sue inconsapevoli azioni, l’appassionato, pur gettato in acqua ghiacciata, torturato, e messo inequivocabilmente davanti all’evidenza, siamo quasi certi morirà della sua passione.

Fra i libri che Antonina mi mostrava ce n’era uno con una copertina su cui erano raffigurate delle nuvole, un album fuori commercio pubblicato dalla figlia di un deportato alla memoria del padre.
Le storie vere suscitano particolari emozioni, il cuore di chi spia una libreria dalla vetrina ha qualche palpitazione in più al pensiero che quel pugno di pagine contiene una verità seppur romanzata. Olivier Rolin ci racconta, con Il meteorologo, una triste verità.
Cosa dite? Non lo leggerete perché tanto è triste, e cercate qualcosa per rilassarvi che siete già tanto stressati e non volete soffrire oltre? Avete mai sentito parlare di una verità che non faccia male? Bella o brutta che sia, la verità è sempre un pugno nello stomaco e questa credo provochi anche dei potenti conati di vomito, ma l’abilità narrativa di Rolin, e la forza d’animo straordinaria del protagonista, rende questa storia un documento eccezionale.
Aleksej Feodos’evic Vangengejm, il meteorologo, nasce alla fine del 1800 in un villaggio ucraino. Nasce con una passione folle per la natura, che lo porta poi allo studio metodico della stessa e poi ancora allo studio specifico della meteorologia, tanto da farlo diventare il punto di riferimento assoluto della meteorologia russa, e non solo.
Già agli inizi degli anni Trenta è al top della sua carriera. È membro del Partito, è un borghese comunista e siede in una grande quantità di comitati e sottocomitati, presìdi e consigli scientifici. Vangengejm diventa protagonista del progetto dei progetti, del progetto principe, l’edificazione del socialismo. È convinto, certo senza ombra di dubbio, è una cosa sola con l’ideologia che sostiene. Per lui c’è un’unica strada da percorrere, non ci sono scorciatoie, sentieri alternativi, tantomeno vie di fuga.
Nonostante tutto, nonostante fin dai primi anni del suo splendore professionale, gravi fatti si verifichino a danno proprio delle sue terre natie dell’Ucraina. Si manifestano pesanti eventi meteorologici, si hanno gravi carestie, ci sono milioni di morti. E tutto questo non direttamente causato dalla natura che lui ama e si impegna a conoscere, ma da quell’apparato politico in cui ripone la sua fede assoluta, cieca.
E se non vede e non sa una serie di cose, rimane però un grande scienziato e vede lontano tanto altro, partecipa alla creazione di importanti strumenti di rilevazione meteorologica e comincia già cent’anni fa a pensare alle energie rinnovabili. È un portento, un grande al quale il Partito affida un compito enorme stabilendo che nell’ambito dell’edificazione del socialismo, a lui compete di aiutare il proletariato rivoluzionario a dominare le forze della natura. Cosa può desiderare di più un russo?
Ve ne accorgerete presto. Siamo ancora all’inizio e già Rolin ha caricato il suo lavoro letterario di un fardello pesantissimo, amaro, fetido, un peso che A. F. Vangengeijm porterà con sé in quello che sarà il primo, di tanti, orrendi, Gulag.
Approfondimento
È nostro dovere, di esseri umani, semplicemente tali e al di là di ogni possibile schieramento, partecipare anche solo leggendone le storie, alle sofferenze di innumerevoli persone come il nostro meteorologo. È nostro dovere leggere questa storia, non solo per conoscere cosa è un Gulag e come ci si “viveva” all’interno. Tra le righe de Il meteorologo si viene a conoscenza di tanti altri aspetti, della vita di coloro che sono rimasti “liberi”, dei rapporti che intercorrono con i detenuti (se intercorrono), si viene a conoscenza di quanto sia incrollabile fino all’ultimo il credo del protagonista nei confronti del sistema. Il sistema, un’entità che nel nome ispira ordine, precisione, studio, accuratezza, sicurezza e invece…
Il lavoro di ricerca fatto Olivier Rolin è davvero importante, profondo, ma soprattutto da esso traspare come per lo stesso Rolin non si sia trattato di un’ordinaria cronistoria romanzata, ma di un pezzetto della sua vita vissuto con singolare intensità, così da trasmettere a chi vorrà leggere il libro, gli stessi sentimenti di rabbia, di amore, di coraggio, di ribrezzo.
Claudio Della Pietà