
Autore: Mo Yan
Pubblicato da Einaudi - Gennaio 2016
Pagine: 363 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: Supercoralli

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Il paese dell'alcol è Jiuguo, dove viene inviato l'ispettore Ding per indagare su una forma di cannibalismo che, si dice, vi venga praticata. Pare, infatti, che, dietro ricompensa, alcuni genitori cedano i loro bambini a società che li destineranno in seguito ai migliori ristoranti per essere orrendamente cucinati.

L’ispettore Ding viene chiamato a svolgere un’indagine molto particolare: mettersi sulle tracce dei probabili trafficanti di neonati e bambini per portare alla luce l’orribile pratica di servire la loro delicatissima carne da parte di alcuni ristoranti.
Nel frattempo l’ispettore viene continuamente invitato a banchetti ufficiali dove gli si danno da assaggiare pietanze succulente a base di carne. Obnubilato dall’alcol che è costretto a mandar giù per non offendere i suoi ospiti, non riesce più a distinguere ciò che mangia, pur nutrendo il forte sospetto che si tratti effettivamente di carne umana, seppure accuratamente mimetizzata sotto altre fattezze.
All’interno de Il paese dell’alcol è presente, come in una sorta di racconto nel racconto, lo scambio epistolare tra l’autore Mo Yan e un giovane scrittore in cerca di fama esperto in distillati alcolici, compreso un suo breve racconto dove ritroviamo molti dei personaggi del romanzo principale.
Il tema dell’alcol è costantemente presente all’interno del romanzo e spesso seguire il filo del discorso risulta particolarmente arduo. Alla narrazione principale si intrecciano costantemente racconti secondari in un continuo gioco di rimandi.
La definizione di realismo allucinato riferita ai testi di Mo Yan in questo caso calza a perfezione. È una sorta di allegoria e metafora dell’avidità e della smania di potere che attanaglia il suo paese, mentre l’immagine spaventosa del banchetto cannibalesco risulta già presente in altri apprezzati autori. È la metafora del cannibalismo della società che per secoli, sfruttando l’individuo e soffocandone le aspirazioni, in qualche modo se ne è cibata.
L’ispettore Ding, perennemente in preda ai fumi dell’alcol, non riesce mai a distinguere la realtà dall’immaginazione, il vero dal falso. Lo stesso lettore non riesce a districarsi nel groviglio di ubriachezza, salti temporali, giochi onirici che costantemente ne mettono alla prova la comprensione.
– Ecco il piatto più famoso della nostra città: Il bambino dono dell’unicorno. Lo serviamo agli ospiti stranieri per lasciare loro un ricordo indimenticabile e riceverne l’apprezzamento. Con questa pietanza abbiamo fatto guadagnare alla nazione preziosa valuta straniera. Lo serviamo agli ospiti di particolare riguardo e voi siete uno di questi.
Approfondimento
Il paese dell’alcol appartiene al filone del cosiddetto “realismo allucinato” di cui l’opera di Mo Yan è espressione e per il quale all’autore è stato tributato il premio Nobel. Mo Yan punta il dito contro la corruzione che pervade la società fino al livello dei più alti funzionari.
I personaggi presenti nel romanzo sono a volte ai limiti dell’incredibile: boss, seducenti camioniste, nani, ognuno con le sue particolarità e stranezze. Lo stesso autore si fa personaggio della sua opera, attraverso quella sorta di romanzo epistolare che intrattiene con il giovane scrittore esordiente. Il romanzo è una denuncia contro la corruzione che a più livelli è presente nella Cina amante del guadagno che Mo Yan descrive. Lo stesso linguaggio asseconda il contenuto ai limiti dell’assurdo della storia.
Roberta Morico