
Autore: Isabella Hammad
Pubblicato da Einaudi - Marzo 2021
Pagine: 616 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Copertina Rigida, eBook
Collana: Supercoralli
ISBN: 9788806244514

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Nell’autunno del 1914, il giovane Midhat attraversa il Mediterraneo a bordo di una nave che lo porterà in Francia. Dietro di lui si staglia l’ombra della sua infanzia in Palestina; davanti la prospettiva sfuocata di un futuro a Montpellier dove studierà Medicina e sarà ospite del Docteur Molineu, professore di antropologia. Mentre Midhat fantastica sul suo avvenire, l’Europa è già impegnata in un conflitto destinato a diventare di portata mondiale e a cambiare per sempre le sorti di milioni di uomini.

Se ripercorro la mia vita – disse, – vedo una lunga lista di errori. Errori stupendi, bellissimi. Che non cambierei.
Midhat Kamal è un ragazzo come tanti: un diciannovenne che ha appena lasciato la sua casa per iniziare l’Università. In molti potrebbero rivedersi in questa immagine. Ma c’è qualcosa di particolare nella sua esperienza: le coordinate spaziotemporali. È il 1914 e siamo a Nablus, in Palestina. Midhat deve abbandonare il suo mondo per raggiungere un’Europa di cui ha spesso sentito parlare, non riuscendo tuttavia a ricavarne che un’immagine fumosa. Un’Europa costruita attraverso le sue letture, lontana dalla realtà quanto una qualsiasi fantasia.
Ad attenderlo al suo arrivo a Montpellier è Jeannette, la figlia del suo ospite, il Docteur Molineu. L’attrazione nei confronti della ragazza è immediata ma, ancor prima di riuscire a capire quanto sia ricambiata, Midhat dovrà fare i conti con un mondo che non è il suo. Per quanto in apparenza tutti cerchino di negarla, non conferendogli peso, c’è infatti una distanza siderale che lo allontana dalle persone che incontra. Una costellazione di usi, tradizioni, gesti, modi di fare e di pensare che lo separa dalla vita francese. Eppure con il passare dei mesi, il ragazzo si sente sempre più parte di un tutto compatto. Si sente a casa in quella casa che non è la sua. Lontano dal padre e dalla nonna. Lontano dai parenti e dagli amici d’infanzia. Quando poi vedrà ricambiato il suo sentimento per Jeannette, nuove prospettive si apriranno davanti a lui e tutto diventerà possibile. Potrà sposarla e continuare a vivere in Francia. Anche persuadere il padre non sembrerà più così impossibile.
Ma davvero è tutto come appare? Oppure c’è qualcosa che gli sfugge? Qualcosa di cui non si è accorto e che mai avrebbe potuto sospettare? Davvero l’incontro tra il suo mondo e quello europeo è stato alla pari? Un semplice scambio, un confronto senza pregiudizi? O forse dal suo arrivo in Francia c’è qualcuno che non ha fatto altro che osservarlo per studiarlo come fosse un esemplare esotico?
Così quella “differenza” che sembrava non avere alcuna importanza diventa all’improvviso un ostacolo incolmabile, un muro invalicabile. Midhat, preso atto della realtà, decide di andare via, subito, non senza molti rimpianti. Lascia Montpellier e si trasferisce a Parigi dove intraprende un nuovo percorso di studio alla Sorbona. Nella capitale francese, il ragazzo inizia a frequentare i salotti animati dagli ideali dei suoi connazionali e a sperimentare sulla sua pelle la libertà e la spregiudicatezza delle giovani parigine.
I mesi trascorrono veloci e presto arriverà il tempo di tornare a Nablus, alla sua vera vita. L’esperienza vissuta in Europa non può però essere accantonata in un angolo. È parte di lui. Così, se anni prima era stato difficile adattarsi alla vita di Montpellier, ora sembra ancora più complicato riabituarsi a vivere in Palestina. Midhat, dopo esser stato uno “straniero” in Francia, ora scoprirà di non poter che essere, per tutti, “il parigino”. In questa condizione di perenne estraneità, Midhat è chiamato ad assumersi le sue responsabilità di uomo. Un lavoro e una moglie lo reclamano con sempre maggiore insistenza e lui non potrà far altro che adattarsi a quello che sembra un cammino già disegnato. Ma il passato, mai dimenticato, un giorno tornerà a farsi sentire rimettendo, ancora una volta, tutto in discussione.
Approfondimento
Isabella Hammad in il parigino ha costruito le vicende di Midhat Kamal ispirandosi alla figura del suo bisnonno. Ci ha così dato la possibilità di vivere gli anni della Grande Guerra attraverso una diversa prospettiva. Per una volta non siamo sul fronte, in trincea o su un campo di battaglia. Non siamo affianco ai feriti. Non imbracciamo un fucile. Siamo a Montpellier e a Parigi: città popolate da donne, anziani e bambini. Città in cui vedere passeggiare un ragazzo di dicciannove anni è un’assoluta anomalia. Perché i giovani sono tutti lontani. E tanti, troppi, sono già stati uccisi.
Se da un lato vediamo questa Europa sull’orlo del baratro, dall’altro c’è un ragazzo assettato di vita e di conoscenze. Un ragazzo curioso di capire meglio quello strano mondo in cui ha iniziato a vivere. Ma c’è di più. Dopo aver tentato di comprendere i meccanismi che regolano la vita occidentale, Midhat dovrà infatti cercare di capire gli eventi che si preparano a scombussolare gli equilibri della sua Palestina. Sarà ancora tempo di violenze e sangue, scontri e contrasti, in un mondo che sembra non riuscire più a trovare la strada della pace. Un mondo in cui Midhat continuerà a sentirsi “primitivo” per gli europei e “parigino” per i palestinesi. Troppo arretrato per gli uni ed eccessivamente raffinato per gli altri. In definitiva, sempre e comunque fuori posto.