
Autore: Ivan Sergeevič Šmelëv
Pubblicato da Bompiani - Giugno 2021
Pagine: 400 - Genere: Romanzo storico
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Romanzi Bompiani
ISBN: 9788830103177
ASIN: B0968NHQWH

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Penisola di Crimea, 1920-1921. La Riviera russa, devastata dalla rivoluzione e dalla guerra civile, è teatro della vendetta dei vincitori. Nella terra dei cimmeri, dove un mito degli antichi greci collocava la porta dell’Ade, divampa il moderno inferno dello sterminio dei “nemici del popolo”. Dall’alto di una casetta su un poggio affacciata su Alušta, cittadina incastonata tra i monti e il Mar Nero, il Narratore, che è l’autore stesso, assiste all’agonia per fame, violenza e abbandono di uomini, donne e mestieri, vigne e frutteti e campi, e degli animali domestici.
“Anche nei tuoi occhi c’è il sole! [...] ma un sole tutto diverso, freddo e vuoto. È il sole della morte. Sui tuoi occhi è calata una pellicola di piombo e il sole che si riverbera in essi è un sole di piombo, un sole vuoto. Non è colpa sua, e neanche tua. […]”

Anche le lontananze, al pari dei sogni, sono ingannatrici. Ti attraggono e non ti danno niente. C’è in esse molto azzurro, verde e oro. Molto incanto. Ma non è di questo che abbiamo bisogno: se vuoi la verità, eccola, ce l’hai sotto i piedi.
È sempre difficile fare la sintesi di romanzi che ti suscitano numerose emozioni, i quali sono colmi di argomenti delicati come la fame, la miseria e che mostrano il tormento vissuto da adulti e bambini.
Siamo sulla Penisola di Crimea, tra il 1920 e 1921. La Riviera russa è devastata dalla rivoluzione e dalla guerra civile; il Narratore, che è l’autore stesso Ivan Sergeevi Šmelev, racconta la propria storia; racconta della sua decisione di non andarsene per cercare di salvare il proprio figlio, arrestato, senza più notizie. Girerà tutte le case della Russia per riuscire a trovarlo, ma dopo anni la sua speranza cadrà e si rassegnerà a partire e lasciare la sua nazione.
Il romanzo Il sole dei morti inizia con una descrizione della natura del mattino a Crimea. Davanti agli occhi dell’autore si staglia un pittoresco paesaggio di montagna che evoca solo nostalgia; vigneti rovinati, animali che a stento sopravvivono (un esempio è la mucca bianca e pezzata rosa dal nome “Tamarka”, la quale un tempo produceva secchielli di latte fresco e ora neanche più mezzo secchiello); vengono descritte anche le case situate in luoghi ormai disabitati. La terra di Crimea è intrisa di sangue. Šmelev vede anche la casetta del suo amico, la quale un tempo era una casa di lusso mentre ora ne rimane solo la calce per quante volte è stata saccheggiata.
Profonde sono le pagine dove il narratore descrive la trasformazione di un personaggio, che cambia da uomo a killer. Il nome di questo personaggio è Shura.
A Shura piace suonare il pianoforte la sera e si definisce un “falco” anche se con questo rapace ha poco in comune; infatti l’autore lo paragona più ad un avvoltoio. Shura ha molti morti sulle spalle ma ogni giorno riesce a mangiare porridge di latte senza rimorsi e va in giro a cavallo mentre le persone intorno a lui stanno morendo di fame.
Shura è uno di quei uomini inviati per uccidere; devono completare la distruzione di massa con lo scopo di raggiungere la felicità universale. Ogni giorno centinaia di persone vengono fucilate mentre quelle lasciate in “vita”, muoiono di fame.
Il linguaggio che Šmelev usa è diretto, pungente ma assai lento: questa “lentezza” nel descrivere ciò che lo circonda, le emozioni provate, fungono da climax; man mano che i capitoli passano, il senso di angoscia e strazio sono sempre più forti. Si può quasi udire il grido dell’anima di una persona condannata a morte.
A un punto del romanzo viene rivolta una domanda al lettore ossia: I creatori della nuova vita […] da dove vengono? Non si trova risposta; le persone che vogliono raggiungere la felicità universale hanno saccheggiato ciò che era stato costruito secoli prima, profanano le tombe dei santi, strappano la memoria stessa della Russia. Ma prima di distruggere, si dovrebbe imparare a creare, ed è da qui che deriva il titolo del romanzo.
Durante tutta la storia vengono introdotti diversi personaggi; mi ha colpito maggiormente l’uomo dal nome “Boris Shishkin”, un giovane scrittore. Anche durante gli anni di guerra e fame, quest’uomo sogna di scrivere e tutti sanno che ha uno straordinario talento. Shishkin, in passato, ha servito nella fanteria. Durante la prima guerra mondiale, era sul fronte tedesco ed è stato catturato, torturato, ha patito la fame, ma è sopravvissuto miracolosamente. È tornato a casa, e dopo quell’esperienza ha deciso di dare pace alla sua anima, raccogliendo orfani dalla strada. Tuttavia i bolscevichi lo hanno arrestato ma è sfuggito di nuovo dalla morte, e si ritrova in Crimea, malato e morente di fame, anche se sogna ancora il giorno in cui avrebbe scritto storie per bambini.
Siamo giunti al termine del libro; nell’ultimo capitolo l’autore rivolge un’ulteriore domanda: Quando finiranno queste morti? Ancora una volta, non è data risposta.
Approfondimento
Il sole dei morti è un libro pieno di pessimismo, e può essere compreso solo conoscendo la vita dello scrittore, del perché non ha fiducia nella società e nel prossimo.
Consiglierei di leggere questo libro? Sì, anche se vi avverto: sarà difficile, a volte le parole si attanagliano chiudendoti lo stomaco, provocandoti un senso di tristezza e a volte anche rabbia, perché non ci si immagina mai fino a che punto può spingersi un essere umano per ottenere ciò che vuole, tuttavia è necessario fare questa lettura; è una parte di storia che non viene mai spiegata, rimane sempre all’oscuro, e Šmelev, la racconta con brutalità.
Eleonora