
Autore: Saverio Tommasi
Pubblicato da Feltrinelli - Maggio 2021
Pagine: 160 - Genere: Non fiction
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Varia
ISBN: 9788807492969
ASIN: B08Y8RRXWH

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“Le parole sono capaci di fare magie e vale la pena cercarle e conservarle”
Un libro di parole, un libro sulle parole.
Perché noi siamo le parole che incontriamo, ma anche, più eloquentemente, quelle su cui sorvoliamo, di cui diffidiamo, che rigettiamo.
Questo libro ce lo ricorda magistralmente.

In fondo basta una parola è un caleidoscopio coinvolgente di squarci narrativi agli antipodi del didascalico, che hanno il sapore di una testimonianza: parole sincere, perché non “scritte per cambiare il mondo”. Capaci anzi di accoglierlo al proprio interno, il mondo, con tutte le sue contraddizioni.
Parole non semplici da approcciare, che sollevano superbe l’asticella del testo oltre ogni intento banalmente aneddotico.
Un libro / confessione che gronda piacere di raccontarsi, in una sorta di enciclopedia emotiva votata all’essenziale; un diario aperto per prendere coscienza, parola dopo parola, dei fili che compongono la trama di un’esistenza, di ciascuna esistenza.
Un libro con una missione: recuperare vocaboli bisognosi e meritevoli di attenzione, di una voce che torni a pronunciarli con una ritrovata cognizione del loro significato profondo: parole “superate”, bistrattate, neglette, orfane del loro nido etimologico, ridotte all’ombra di sé stesse dalla violenza e dal piattume verbali imperanti.
Un libro con una vocazione: quella di fare spazio alle emozioni, dalle più nobili fino alle più scabrose, senza diaframmi perbenisti, senza velleità nevrotiche, senza ammiccamenti deferenti a pattern comunicativi mainstream per estorcere facili consensi.
Uno zibaldone di parole distese nel tempo, capaci di catturare un istante e protrarne l’eco ad libitum, di parlarci di ciò che siamo sempre stati, di ciò che stiamo diventando: parole alla stregua di ponti tibetani in perenne oscillazione sul precipizio della sensibilità contemporanea; all’altro capo l’Essere Umano, con le sue contraddizioni, le sue incoerenze, i suoi limiti e le sue fissazioni, con l’insopprimibile anelito a trascendere la propria nauseante finitezza per ghermire in extremis un’autenticità che perennemente gli sfugge tra le dita.
Quanto di più lontano da una stucchevole compilazione esibizionistica di sprazzi di vita vissuta, che non cede mai alla tentazione di affastellare suggestioni in ordine sparso ma che, in cinquanta pennellate, realizza con coerenza ed impegno un affresco capace di fare fremere, sorridere, commuovere, pensare.
Pagine che “non pensano di fare tutto da sole”, pervase dall’intima istanza trasgressiva di chi vuole “riscrivere” una parola che tutti abbiamo incrociato mille volte nella nostra vita, udito senza aver mai ascoltato, che non hanno paura di confrontarsi col tempo, le consapevolezze che lascia dietro di sé, quelle che distrugge dentro di noi.
Le parole possono aprire confini e valicarli, anche farli a pezzi quando è necessario. Le parole ci sopravvivranno.
Approfondimento
Una scrittura verace che “vince la partita” col lettore in 3 mosse:
- lo incuriosisce con la sua prosa scorrevole, dimessa, fragrante di vita vissuta;
- lo chiama in causa con una semplicità che ha del sovversivo, con la fiducia e la dimestichezza attoriale di chi confida di poter evocare, dal fondo di ciascuna parola, altrettanti universi stipati nello spazio di poche pagine, nei quali vi è posto per il bene e il male, la famiglia, la solitudine, la fortuna, l’amore, la morte, l’amicizia, le piccole e grandi ingiustizie, le risate, Dio;
- lo conquista, dialogando apertis verbis col lettore da una posizione sempre coerente e riconoscibile, manifestando un profondo rispetto per la sua individualità, il desiderio di venirgli incontro, di cingerlo in un abbraccio, di rassicurarlo col gusto per i dettagli di cui sono infarcite le pagine, donandogli il tempo di soffermarsi ad apprezzare ciascuna nota di questo bouquet fragrante scritto con l’inchiostro della passione per la vita nelle sue infinite declinazioni, di maturare la fiducia necessaria ad immergersi – dapprima titubante, poi sempre più confidente – nello stile dell’autore fino a lasciarsi conquistare dal vertiginoso gioco di prospettive che si apre di fronte ai suoi occhi.
L’architettura di fondo dei capitoli è rassicurante nella propria invarianza sostanziale: all’enunciazione della parola segue la sua appropriazione, per poi sciorinare una pagina di vita davanti al lettore: aneddoti sapidi, annotazioni nervose, invettive furiose e genuine, quadretti intimi, incontri di un attimo destinati a spegnersi rapidamente o ad estendere il proprio lascito nel tempo.
Una fiducia granitica nel potere inveratore della parola informa la volontà di “guardare la luce” che in essa brilla.
Ogni tassello è una “piccola e dignitosa follia”, un sassolino minuscolo gettato nello stagno sconfinato del nostro stare nel mondo, un diapason in grado di “moltiplicare la nostra vita con le storie degli altri”.
Traspare fulgida l’urgenza del raccontare la Vita, quel pachidermico colosso bizantineggiante di tasselli reciprocamente estranei che pure si attraggono irresistibilmente, nel quale il lettore potrà riconoscere la propria, di vita, al costo – invero sopportabilissimo – di affezionarsi a personaggi che dovrà abbandonare da lì a poco, in una soluzione di continuità che non gli permette di accomodarsi sulle pagine, vergate dall’Autore col preciso intento di scuoterlo e renderlo partecipe.
Un libro scomodo, dall’afflato civico esigente (“le mie storie non cambieranno il mondo, ma le parole possono ancora farlo”), che recupera la dignità di un linguaggio che, “se non racconta, allora non è”.
E che, riscrivendo le parole, invita ad alzare la testa: è forse questo l’intento supremo dell’Opera, lasciare che dalla trama di parole emerga l’occhio del lettore che le scruta, chiamato a misurarsi con temi che lo chiamano in causa, di fronte ai quali ogni tiepidezza è bandita.
Senza tanti giri di parole.
Io sono le storie che ho incrociato, senza di quelle non valgo niente.
Dario Filardo