
Autore: Lorenza Gentile
Pubblicato da Einaudi - Febbraio 2017
Pagine: 224 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: Stile libero big

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Un viaggio lungo una vita, anzi due, racchiuso in poco più di dieci giorni. Tutti noi abbiamo città dove ab-biamo lasciato il cuore, una parte di anima, un pezzetto di noi. Cosa salterebbe fuori le ripercorressimo? Cosa ci ricorderemmo, che credevamo dimenticato? Cosa impareremmo, che credevamo incomprensibile?

Se dovessi darti un consiglio, quindi, sarebbe: sforzati di essere felice.
Si nasce, si cresce e alla fine si muore. Nel mezzo in genere succede un sacco di cose, spesso intricate e senza un bandolo. Ecco, questo libro parte dalla fine: Vito vuole tentare il suicidio, ma la nonna glielo impedisce con una semplice telefonata. Basta questa, e la sua richiesta di tornare nella terra natia, per far si che il nostro quarantenne molli tutto e torni in Italia. Giusto un paio di giorni, promesso. E invece, proprio come nella vita, niente va come programmato.
Vito, che aveva anche programmato il ritrovamento del suo corpo in modo abbastanza scenico, si trova a dover lasciare la sua amata iguana ad una sconosciuta, e si imbarca per Milano, la città che fin da pochi mesi dalla nascita è stata tutto il suo mondo. Tornare non è semplice: non che rischi di intaccare qualche rapporto o far preoccupare qualche amico, ma ha inventato una vita che di reale ha ben poco e teme il viaggio con la nonna, una vecchietta che vuole attraversare l’Italia per rivedere la sua Gibellina un’ultima volta, che Baiocchi sopporta poco ma a cui vuole un bene infinito e ne è totalmente soggiogato. L’esperienza che sta per vivere al suo fianco potrebbe essere definita un’epopea, ma ha dentro di sé tutto il romanzo La felicità è una storia semplice; ne è il cuore, fulgido, rombante, leggero e saggio.
Durante questo tragitto che sembra non finire mai, vediamo Vito trasformarsi da fallito a eroe moderno. Vedere l’Italia, il susseguirsi di coincidenze un po’ assurde (ma quando mai le coincidenze non lo sono) gli aprono gli occhi sulla piccola verità che La felicità è una storia semplice vuole sottolineare: la felicità è semplice. E lo è davvero. La nonnina intanto, tappa dopo tappa, freddura dopo rimprovero, si svela e racconta i segreti di una vita talmente lontana che sembra una favola, la sua. Il terremoto, una famiglia distrutta, un neonato di cui occuparsi e una vergogna nel cuore.
Durante queste centinaia di pagine percorriamo anche noi i luoghi più noti del Bel Paese, ripercorrendo magari certi ricordi che credevamo sepolti e richiamando alla memoria la meraviglia di certi scenari. Ci sovviene di quel parente con cui non riuscivamo a morderci la lingua, ma ci si scioglie il cuore per i bei momenti passati insieme, possibili solo con chi prova per noi un amore totalmente incondizionato. E alla fine, proprio alla fine, ci ritroviamo con il sorriso per quello che La felicità è una storia semplice ha richiamato in noi, per averci fatto soffermare su piccole cose che rendono migliore la giornata, riflettere sul passato e “su quello che poteva essere, ma che se non è stato un motivo ci sarà”.
Approfondimento
Non si tratta sicuramente di un romanzo impegnato o chissà che, ma nel suo intento La felicità è una storia semplice riesce pienamente. In certi momenti della vita siamo stati tutti un po’ Baiocchi, per poi ritrovare incredibilmente e assurdamente la fiducia nella vita, la certezza che non tutto il male viene per nuocere e che basta semplicemente un po’ di leggerezza e di cuore aperto perché tutto riprenda una sfumatura più calda e piacevole.
È facile quindi identificarsi con Vito anche per il rapporto con la nonna, per la voglia di riscatto e per il senso di smarrimento che colpisce tutti ogni tanto. Alla fine della lettura però rimane un buon sentimento nel cuore e un’allegria addosso davvero piacevole, che permette di sorridere almeno di sorridere alle sventure della giornata.
Jessica Garino
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