
Autore: Guido Maria Brera
Pubblicato da La nave di Teseo - Febbraio 2020
Pagine: 176 - Genere: Thriller
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Oceani
ISBN: 9788893448079

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«Phil si sorprende a pensare che esiste una cosa peggiore di smarrire un libro: perderne uno che stai scrivendo.»
Philip Wade avanza, col passo stanco di un vecchio, lungo la strada tortuosa del tempo, della memoria. Qualcosa non torna, qualcosa è stato smarrito.

Ce l’ha fatta di nuovo. Ha superato un’altra notte ed è ancora lì. Ogni mattina, si sveglia col terrore di essere svanito per sempre nel dedalo della sua mente, un labirinto popolato da fantasmi.
Philip è in primis un uomo che cerca, che indaga. E’ un professore di storia contemporanea, ha lavorato in una grande banca d’affari della City, ma Guido Maria Brera ce lo fa conoscere come un uomo sdraiato su un fianco, in posizione fetale, con i muscoli contratti e il fiato spezzato. Il pathos è quello della nascita, perché Phil ogni giorno rinasce in un mondo che non riconosce mai del tutto, popolato di fantasmi, quelli di un secolo finito troppo in fretta, il Novecento. La sua memoria non funziona, i ricordi recenti sono svaniti, anch’essi troppo presto. Un flebile bagliore riapre uno spiraglio, il professor Wade ha perso un libro, un libro che stava scrivendo. Non ne ricorda l’argomento, non ne ricorda nulla, ha solo la sensazione che si tratti di qualcosa di importante. Seguendo questo filo di Arianna inizia una ricerca tra le pieghe della sua memoria e della storia economica degli ultimi anni, che lo porterà a lambire segreti e forze occulte in grado di cambiare le sorti di un essere umano troppo incline alle suggestioni.
Non si può acchiappare una voce, una diceria…. Il Tredicesimo piano è un’ombra, Phil, che ogni fantasma riempie di ciò che desidera, per dare forma alla propria paura.
Approfondimento
La verità su questo libro? La verità è veramente la cosa migliore? La verità è comunque uno dei temi centrali di La fine del tempo, esso si insinua tra una buona capacità narrativa, con pagine degne di un autore capace di sondare emozioni impalpabili e paesaggi vividi e potenti; tecnicismi a volte un po’ ostici per chi non è avvezzo al logos della finanza, però funzionali e che bene identificano l’identità dell’autore e la sua cifra stilistica; un’indagine schietta su ciò che ci rende umani e umani nella storia, la memoria e il tempo.
Il protagonista è alla ricerca di qualcosa che ha perduto in grado di rivelare verità sconvolgenti, verità che hanno il potere di fermare il tempo in un eterno presente, di cristallizzare il male minore prima che possa evolvere in qualcosa di maggiore.
Guido Maria Brera procede senza fronzoli o eccessi letterari, dosando il linguaggio e regalando pagine intense, forse eccedendo a volte su tecnicismi la cui conoscenza viene data per scontata, che tuttavia non trasformano il racconto in saggistica astrusa.
La sua intuizione mi ha colpito molto, forse perché rimanda ai grandi temi della letteratura, della filosofia e della scienza, ovvero il concetto di memoria e di tempo.
Come direbbe Umberto Eco, la fine del tempo si presta a una lettura su diversi livelli, in cui si mescolano cause ed effetti e dove le cose spesso non sono come sembrano.
Eccolo, il paradosso che Zenone aveva scagliato in aria: la teoria che il movimento non esiste, che è solo un’illusione di quei fenomeni chiamata “realtà” dagli uomini.
La ricerca del professor Wade diventa la nostra, di lettori.
Brera è un autore brillante, eclettico, che conosce perfettamente ciò di cui scrive, perché è ciò di cui vive, questo rende maggiormente inquietanti alcune considerazioni che di fantasioso non hanno assolutamente nulla.
La formula magica era il Quantitative Easing: stampare denaro e pomparlo nelle arterie svuotate di un sistema ormai esangue tramite il più grande acquisto di debito pubblico di tutti i tempi. Fiat money.
Il racconto si legge d’un fiato, e lascia quel retrogusto amaro, perché la parola farmaco in greco indica anche il veleno, e quel lieve senso di fastidio che dovrebbero essere la spinta propulsiva verso una recherche che non si concluda con quella di Phil.
Siate sempre vigili.
Cristiano Dall’Asta