
Autore: Antonia Ars., Antonia Arslan
Pubblicato da Rizzoli - Aprile 2015
Pagine: 231 - Genere: Narrativa
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Vintage

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La delusione è una promessa infranta. Un viaggio mai intrapreso, un amore mancato, il futuro negato di un popolo «così docilmente sciocco».

Allo scoppio della Prima guerra mondiale, inizia il gioco crudele ai danni degli Armeni d’Anatolia per mano dei Turchi. Per primi sono colpiti gli uomini, poi tutti gli altri.
Nella storia di un popolo, si specchia il destino particolare di una grande famiglia: Sempad, Shushanig e tutti i loro figli, i fratelli e i nipoti vicini e lontani.
La cieca violenza viene arginata talvolta solo dalla corruzione, per poi ricominciare dimentica. Ma un universo di aiutanti sussurra, complotta, cambiando il corso degli eventi; sono la lamentatrice greca Ismene, il mendicante zoppo Nazim, padre Isacco a tanti altri che trovano nella trama disperata di atrocità ed intrighi un senso, per quanto labile, all’alternarsi capriccioso dei sentieri del cuore.
La loro memoria verrà ricomposta molto tempo dopo dalla bambina che, incantata da quel nonno autoritario, mitologico, a cui nessuno disobbediva, sarà ben attenta a non interromperlo, quando egli si abbandonerà finalmente alla nostalgia…
Questa non è uva vera, è pallida, sa di poco; nel mio paese lontano fiorivano i grappoli immensi, e latte e miele avevano il sapore dell’arca d’Oriente…
Approfondimento
La Masseria delle allodole è una storia intensa che trasporta e si legge d’un fiato. La potenza della verità storica si intreccia a quella letteraria cosicché la truculenza dei fatti si ricolloca in uno scenario di realtà, spesso prosaica e perfino banale. La vita sembra un rincorrersi di progetti, abbellire la casa di campagna per impressionare i parenti in visita o risparmiare per andare all’estero a trovar marito. Ognuno è così immerso e fiducioso nel domani da ignorare completamente l’oggi che viene distrattamente dismesso.
Così il sospetto, il dubbio o l’inquietudine per alcuni segnali che pure chiaramente preannunciano il pericolo per gli Armeni, vengono scansati presto, dimenticati nelle ben più urgenti occupazioni quotidiane. Infatti, proprio la dimenticanza, come una volontaria difesa puntella il racconto e fa riflettere, riportando forse alla mente del lettore per analogia l’altro memorabile genocidio, quello degli Ebrei, una guerra più tardi.
Cosa sarebbe successo se i protagonisti avessero fatto quella domanda in più, ricordato quella frase, connesso tutti i punti?
Non è dato sapere. In fondo, nella vita come nella storia ben poco è possibile prevedere.
Anastasia Mariani