Autore: Karl Ove Knausgård
- Ottobre 2010
Genere: Autobiografico
Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: Romanzi
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Caso editoriale stupefacente, un libro di scrittura libera che si dipana in modo agile e ininterrotto nelle più diverse direzioni volute dall’autore senza, quasi, che il lettore se ne accorga. Cosa racconta “La mia lotta 1”, opera d’esordio di Knausgård? La vita, semplicemente la vita…
La vita, si diceva. La vita a partire dagli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, una vita, quella dell’autore norvegese Karl Ove Knausgård, assolutamente normale, ordinaria e per di più priva di quegli eventi straordinari e di quelle circostanze uniche che costituiscono la base narrativa di opere ben più celebri.
Ecco, chi ha intenzione di leggere il primo volume dela serie La mia lotta sappia innanzitutto che il libro di Knausgård è tutt’altra cosa rispetto al Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain. Il libro di cui stiamo parlando, infatti, è il primo di una serie di sei, nei quali si racconta nient’altro che la vicenda esistenziale del quarantaduenne Knausgård. Vi è narrata fin nei minimi particolari un’adolescenza – impresa (nel titolo un furbesco riferimento al Mein Kampf hitleriano) talmente tipica e talmente priva di anomalie che forse la si potrebbe giudicare addirittura monotona.
Ci sembra lecito, allora, chiedersi il perché di un progetto letterario che corre il rischio di essere bollato dal lettore come banale o mediocremente ombelicale. Lo stesso autore ha dichiarato (si legga l’intervista rilasciata da Knausgård su The Paris Review) che
quando ho cominciato a scrivere “La mia lotta” ero estremamente frustrato dalla mia vita e dalla mia scrittura. Volevo scrivere qualcosa di maestoso e grandioso, qualcosa come l’Amleto o come Moby Dick, ma mi trovavo con questa piccola vita, stare dietro ai bambini, cambiare i pannolini, discutere con mia moglie, incapace di scrivere qualsiasi cosa. Così ho iniziato a scrivere di quello. Durante quel processo, ho capito che funzionava, non mi piaceva ma era comunque qualcosa, non era nulla.
Tutto, ora, appare più chiaro, forse. Ciò che l’autore riferisce, certamente, è sufficiente almeno in parte a spiegare come mai è così difficile riassumere anche per sommi capi la trama di un libro le cui vicende sono quelle di una piccola vita che richiede spesso di stare appresso alla prole, cambiare pannolini e discutere (in qualsiasi modo lo si faccia) con il/la proprio/a consorte.
Viene il dubbio che a orientare le scelte narrative di Knausgård sia stato piuttosto lo scaltro obiettivo di far sì che il lettore identificasse la propria vita nella a tratti soporifera, ma tutto sommato rassicurante, vicenda esistenziale dell’autore, che lo stesso si immedesimasse nella vita abituale e senza scossoni di molti degli esseri umani che vivono nel mondo occidentale di oggi.
Approfondimento
La mia lotta 1 segue i dettami più classici dello scrivere di sé, pertanto può essere correttamente classificato tra le opere autobiografiche. Il rapporto con i genitori, le prime esperienze di sesso, l’amore per la musica rock, le prime sbornie, il rapporto con gli amici e l’altalenante andamento scolastico del giovane protagonista Karl Ove sono alcuni dei topos che in La mia lotta 1 ricorrono più frequentemente.
Allo scandinavo Knausgård certo non mancano gli argomenti: quelli che compongono la narrazione sono molto vari e “tipici” allo stesso tempo. Essi vengono riportati dall’autore con dovizia di particolari, come se fossero stati ripresi da un diario tenuto costantemente aggiornato. Di maggiore interesse, invece, alcuni passaggi di (apparentemente) sincera introspezione che dell’indole solitaria dello scrittore rivelano molto di più, come quello che segue:
Ho sempre avuto un gran bisogno di stare da solo, ho bisogno di ampi spazi di solitudine, e quando non riesco ad averli, come negli ultimi cinque anni, la frustrazione può diventare quasi panico, o aggressività. E quando ciò che mi ha spinto ad andare avanti per tutta la mia vita di adulto, ossia l’ambizione di scrivere un giorno qualcosa di unico, ne risulta minacciata, il mio unico pensiero, che mi rode come un tarlo, è di andarmene.
E ancora, di pari rilevanza, altre riflessioni sparse che mettono a nudo la particolare filosofia dell’autore:
Mi vengono le lacrime agli occhi quando guardo un bel quadro, ma non quando guardo i miei figli. Non significa che non gli voglio bene, perché gliene voglio, e di tutto cuore, significa solo che non possono dare pieno senso alla vita. In ogni caso, non alla mia. Presto avrò quarant’anni, e i quaranta diventeranno presto cinquanta. Quando saranno cinquanta, diventeranno presto sessanta. Quando saranno sessanta, diventeranno presto settanta. E poi sarà finita.
Lo stile di scrittura chiaro, leggero e a tratti avvincente figurano tra le caratteristiche di questo libro che pur non essendo letterariamente eccelso merita comunque di essere letto.
Giovanni Graziano Manca