
Autore: Suzy Zail
Pubblicato da Newton Compton - Gennaio 2014
Pagine: 252 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: Nuova narrativa Compton

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La storia dell’Olocausto è ben nota a tutti, ma i dettagli che si celano dietro alle singole storie sono difficili da immaginare. Suzy Zail prova a farceli intravedere, in questo, dal punto di vista di una quindicenne.

Hanna è una ragazzina ebrea, la cui vita scorre tranquilla, tra le preoccupazioni tipiche della sua età e la sua passione per la musica. Sarà proprio questa passione a permetterle di sopravvivere ai campi di concentramento. La sua esistenza sarà turbata nel giugno del 1944, e da allora non sarà più la stessa.
Suzy Zail ne La pianista di Auschwitz descrive con incredibile minuzia di particolari le torture subite dagli ebrei ad Auschwitz, e con altrettanta precisione riesce ad esprimere lo stato d’animo di Hanna, la sua inquietudine e la sua paura.
Il primo membro della famiglia da cui è costretta ad allontanarsi è il padre, mandato in un altro campo di concentramento; la sua forza sarà sua sorella maggiore, Erika. Ciò che rende speciale la storia di Hanna è il suo ruolo di pianista presso il comandante nazista Jager. È scelta dal figlio, Karl, ragazzo introverso e a prima vista, rabbioso. In realtà si rivelerà diverso, e i due saranno in grado di innamorarsi. Hanna lotta per la sopravvivenza, e ciò che rende meno tormentato il suo supplizio è proprio Karl; allo stesso tempo è pervasa dal senso di colpa nei confronti di Erika, per la situazione privilegiata che vive, e per il suo sentimento per Karl, figlio del loro aguzzino.
È l’unico modo per batterli. Sopravvivere, e una volta fuori, dire a tutti ciò che hai visto…e cosa ci hanno fatto.
Questa è la frase che Hanna si sente ripetere continuamente da Erika, e che la spinge a essere coraggiosa e lottare, per “rimanere umana”. Facile a dirsi per chi, come noi, può solo immaginare un simile calvario. Suzy Zail riesce a immergerci con un racconto fluido, conciso, e allo stesso tempo preciso, nell’atmosfera tetra di Auschwitz.
La pianista di Auschwitz è un racconto in crescendo: Hanna, da quindicenne, non si rende subito conto della realtà, ma la sua paura aumenta giorno dopo giorno e il suo unico conforto sono Erika e Karl. Si chiede cosa possa aver mai fatto per meritare tutto questo, per dover sopportare di vedere davanti a sé tante piccole copie spaventate di se stessa: pelate, impaurite, e sporche, a pregare per un tozzo di pane e due gocce di acqua sporca.
La musica permette a Hanna di sopravvivere: non appena i suoi tasti si posano sul pianoforte del comandante Jager, che lei ha il compito di allietare con le sue esibizioni, scompare Auschwitz, scompaiono le selezioni, scompaiono i cumuli di morti, la fame, e scompare per un attimo anche la crudeltà dipinta sul volto dei suoi carnefici. Ma quella riaffiora non appena alza lo sguardo sul comandante, così come ricompare la sua paura di sbagliare una sola nota e di essere giustiziata per questo.
Approfondimento
Suzy Zail ci presenta i sentimenti genuini di una ragazzina, che trova la forza di resistere, di non venir meno alla sua promessa di essere una donna libera e felice, fatta ai genitori quando questi erano già consapevoli di cosa li aspettava. Essere una donna libera significa anche guardare al di là della superficie, riuscire a vedere oltre quella che è l’apparenza. Karl è il figlio del comandante ma se ne innamora, lentamente, con dolcezza ed esitazione, con la prudenza tipica di chi ha paura. Ma impara a conoscerlo attraverso i suoi disegni e i suoi sguardi cupi, lui conosce lei attraverso la sua musica.
Grazie per avermi vista, quando sarebbe stato molto più facile vedere solo questo. Spostai lo sguardo sulle mie gambe ossute e sul vestito sporco di fango. Mi tirai su la manica e gli mostrai il braccio. Grazie per avermi chiamata con il mio nome e non con questo numero.
Giusy Santella