
Autore: Gianni Spinelli
Pubblicato da Fazi - Ottobre 2019
Pagine: 213 - Genere: Narrativa
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Le Meraviglie
ISBN: 9788893256322

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Basilicata, fine anni Cinquanta. Nello studio del convento di San Clemente, dove accadono “fatti strani”, viene ritrovato don Pantaleo senza vita, chino sulla sua preziosa scatola di cuoio. In gioco vi è la ricca eredità accumulata dal frate. Parte l’indagine per scoprire la verità e contemporaneamente inizia una battaglia per accaparrarsi le case, i soldi e i terreni appartenuti al religioso.

Don Pantaleo è il Provinciale del convento di San Clemente, un paesino sperduto della Basilicata.
Don Pantaleo era lontano, a Giorgio sembrò una statua della chiesa, una di quelle statue che mettono soggezione, che sembrano intimarti una penitenza immediata.
Nelle stanze del suo palazzo ospita Donna Marta e il marito Giuseppe, suo nipote. Al suo servizio c’è la signora Lina e suo marito Onofrio. La vita del religioso si presenta con una certa dissolutezza: don Pantaleo è abituato a cene sontuose nel suo convento, a cui sono invitati personaggi autorevoli, tra questi il notaio Delilli. Un buon vino d’annata è la priorità assoluta. I pettegolezzi del paesino lucano parlano di donne “pittate” che entrano ed escono dal convento. Ultimo elemento, non meno importante: l’accumulo di terreni, case e soldi. A questa ricca eredità mira donna Marta, che non fa che accrescere i suoi servigi per assicurarsi il suo premio alla morte di don Pantaleo. Venuto a mancare il Provinciale, Marta ottiene il patrimonio tramite il testamento eliminando, così, Lina e Onofrio.
Ottenuto ciò a cui aspirava, inizia la rocambolesca serie di eventi per scegliere un’erede tra le nipoti. Enrica, Margherita, Lucia, Carmela e Laura effettuano un periodo di prova consistenti in servigi alla loro zia. Purtroppo a causa di diversi motivi non superano la prova. Donna Marta, nel frattempo, concerta il suo testamento presso l’avvocato Delilli senza rivelare alcunché ad alcuno. Tempo dopo, alla sua dipartita, si presentano dei colpi di scena che mandano in collera tutta la famiglia. L’unico membro soddisfatto del lascito da parte di Marta è Antonio, il marito della nipote Margherita. Ossessionato dalla scatola di cuoio notata nello studio di don Pantaleo (scatola “magica” che “se si accende il meccanismo accadono cose strane”), si rivela la persona più felice del mondo nel momento in cui il notaio gli conferma la donazione del suo oggetto desiderato. Il finale è una sorpresa geniale che il lettore non si aspetta.
Approfondimento
La scatola di cuoio è una storia che si colloca a metà tra un giallo e una favola grottesca in cui regnano i bassi sentimenti umani e i vizi. L’invidia alimentata dai pettegolezzi dirige la sceneggiatura di un paesino dimenticato del sud in un periodo storico tutto da ricostruire. Donna Marta incarna l’essere umano avido di ricchezze che si nasconde sotto la maschera di una salda fede. Le sue nipoti rappresentano l’abilità delle famiglie di inscenare servigi per un proprio tornaconto. Don Pantaleo è l’insieme dei sette vizi capitali, in una sorta di trama “nera” infarcita di ironia e mistero. Il genere maschile viene denigrato da una forza femminile intraprendente che inizia ad affermare la sua libertà: ad esempio, Antonio e Giuseppe vengono screditati e sbeffeggiati continuamente dalle proprie mogli. Uno scenario in cui la beffa fa da padrone e niente è come sembra; il genere umano fuoriesce in tutta la sua contraddizione. Uno stile brillante quello dell’autore che riesce a regalare un finale unico in una storia che ricalca le favole della letteratura del novecento.
Il “convento” col tempo diventò un luogo lontano, con gli alberi che crescevano attorno e con i segreti che nessuno voleva scoprire.
Elisabetta Stega