
Autore: Maja Lunde
Pubblicato da Marsilio - Aprile 2017
Pagine: 432 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: Romanzi e racconti

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Tre scenari diversi, legati tra loro dalla presenza di alcuni disegni raffiguranti un innovativo modello di alveare ideato a metà Ottocento da un biologo inglese. Gli stessi disegni riaffiorano nell’America del 2007, colpita da un’epidemia che colpisce le api, e in una Cina datata 2098 dove ormai le api non esistono più.

Cento anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale la terra, che l’uomo moderno aveva conosciuto come la propria dimora, non era più un luogo adatto a ospitare miliardi di persone. Nel 2045 sulla terra non c’erano più api.
Uno dei tarli che spesso colpisce il nostro modo di pensare è quello di ostinarci a voler vedere solo ciò che è grande. Grandi città. Grandi aziende. Grandi modelli. La storia delle api di Maja Lunde ci spinge a fare un passo indietro, incoraggiandoci a pensare in piccolo. Pensare in piccolo significa tornare a concentrarci su qualcosa che diamo per scontato e da cui capita di sentirci infastiditi: le api, i minuscoli insetti che rendono possibile l’impollinazione dei fiori. Ma non solo. Perché a ben vedere ci si accorge di come tutto il nostro mondo, così come siamo abituati a viverlo, esiste grazie alle api.
Ed è così che in un futuro non troppo lontano, un futuro che si è lasciato alle spalle l’estinzione delle api, l’uomo si trova a convivere con uno spopolamento globale e con una carenza sostanziale di alimenti. Ed è questo lo scenario che accoglie il primo dei protagonisti del romanzo La storia delle api: Tao, una giovane mamma che in una Cina datata 2098 si occupa dell’impollinazione manuale dei fiori. Mentre iniziamo a prendere atto di questa sconcertante e inquietante prospettiva, la storia ci trascina nell’Inghilterra del XIX secolo. Qui William, un biologo in cerca di una consacrazione che dia fama al suo nome, prova a ideare un nuovo modello di alveare capace di facilitare lo studio delle api e la raccolta del miele. Nell’Ohio del 2007, George, un suo lontano discendente, si trova infine a fare i conti con un’improvvisa moria di api: una drammatica epidemia che sta trasformando le arnie in tombe silenziose.
Dov’è il senso di tutto questo? Maja Lunde sembra quasi chiederci se il futuro da lei immaginato sia ineludibile o se invece ci siano ancora i margini per pensare a un cambiamento. Ci siamo già spinti troppo oltre o abbiamo ancora la possibilità di invertire il senso di marcia, lasciando a chi verrà dopo di noi una qualche forma di speranza?
Approfondimento
Strutturare un romanzo creando tre diversi scenari che comportino consistenti sbalzi spaziali e temporali non è mai facile. Se a questo si aggiunge la necessità di ricostruire una realtà storica in modo accurato e preciso e il bisogno di immaginare un futuro in modo quanto più possibile coerente e verosimile, possiamo avere un’idea del lavoro che la Lunde deve aver dovuto affrontare.
La storia delle api non s’inceppa, né soffre di rallentamenti o incrinature, ma fatica a coinvolgere il lettore. Si rimane sempre in parte staccati dalle vicende narrate: assistiamo a quello che succede senza mai raggiungere una piena complicità con i personaggi. Risulta tutto un po’ freddo e asettico, proprio come la Cina ideata dall’autrice. Questo non significa che il messaggio contenuto nel romanzo non sia essenziale e meritevole di grande attenzione. Un messaggio lanciato a tutti noi, senza che nessuno possa dirsene estraneo. Un messaggio allarmato dietro il quale si celano la paura per il futuro e l’amore per una Terra che troppo spesso ci dimentichiamo di rispettare.