
Autore: Jokha Alharthi
Pubblicato da Bompiani - Agosto 2023
Pagine: 192 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Narrativa straniera
ISBN: 9788830119345
ASIN: B0CCSNBP2W

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Zuhur è una ragazza dell'Oman che studia in Inghilterra, il senso di solitudine e le difficoltà nell'ambientarsi in Occidente la portano a ripensare al passato e alla vita complicata della sua famiglia e di una nonna acquisita. Si scoprono molti punti in comune tra le due donne e un legame forte al di là della morte.

Sono andata via. E anche lei è andata. La realtà non si può cambiare, quel che la mano del destino scrive resta scritto. E tutte le tue lacrime e le tue suppliche non cancelleranno un solo rigo. Andavo via senza sorridere, me ne sono andata con la superbia dell’ignoranza e dell’indifferenza del disinteresse e della noncuranza; e del rimorso, rimorso che adesso si presentava e mi rendeva più fragile delle foglie gialle autunnali che la scopa degli spazzini andava sbriciolando sotto la mia finestra.
Zuhur è una studentessa universitaria che vive in Inghilterra. Nel suo appartamento ci sono diversi ragazzi di ogni nazionalità, ma non ha amici, se non Khali e il fidanzato/marito segreto (la famiglia non lo sa) Imram, anche loro dell’Oman. Questo rapporto a tre, “il triangolo” come lo definisce più volte nel corso della narrazione de L’albero delle arance amare, non è appagante e riesce solo a catapultarla in un amore immaginato tra sogno e realtà, a estraniarla dalla sua vita quotidiana e catapultarla nel suo Paese di origine, tra amori contrastati e famiglie che decidono per i propri figli.
La sua vita all’estero non la soddisfa, ha lasciato l’Oman dopo la morte di Bint’Amir, per lei una nonna, anche se non consanguinea. La donna infatti è stata accolta dai suoi veri nonni molti anni prima, dopo che aveva perduto ogni cosa senza possibilità di essere amata, in una società ottusa e tradizionalista, perché cieca da un occhio.
In questo romanzo l’autrice Jokha Alarthi riesce a convogliare le ansie moderne della giovane generazione volta al cambiamento e il passato/presente di un Paese in evoluzione, ma ancora legato ad antiche tradizioni, a matrimoni combinati, a una visione femminile legata alla procreazione e a rendere felice un uomo.
La storia di Bint’Amir riesce a commuovere: una donna che viene cacciata di casa, che non ha niente e non avvererà il sogno di possedere un pezzetto di terra, nonostante la sua buona volontà, la sua bontà d’animo e la sua energia nell’aiutare la famiglia di Zuhur e non esserne un peso.
Un rapporto tra nonna e nipote che si solidifica durante il tempo trascorso insieme e si fa rimorso perché la giovane crede di essere stata egoista a partire e lasciarla sola. Due donne che sembrano così distanti, una votata al progresso e agli studi, l’altra analfabeta e vissuta sempre in Oman. Eppure i sentimenti, le emozioni di entrambe hanno molti punti in comune.
L’autrice riesce con una scrittura fatta di piccoli quadri ad ogni capitolo, uno stile intenso e semplice, a far emergere le tradizioni, le quotidianità, i modi di fare e le usanze di un popolo, ma anche la genuinità di due donne e i loro pensieri, un racconto intimo del cambiamento e delle implicazioni che comporta quando qualcosa si rompe. Una storia di forza d’animo e di volontà, ma anche di grande fragilità che non scompare andando lontano.
Approfondimento
Jokha Alharthi è una scrittrice omanita, classe 1978, che come la protagonista della storia ha studiato all’estero. Attualmente insegna letteratura Araba presso la Sultan Qaboos University.
Il suo romanzo “Celestial Bodies” (in italiano “Corpi celesti” pubblicato da Bompiani) ha vinto il Man Book International Prize, prestigioso premio britannico, nel 2019, primo romanzo in arabo ad ottenere questo riconoscimento internazionale. Anche questo romanzo ruota intorno a tre donne di una famiglia con le varie vicessitudini legate all’Oman e alle sue tradizioni.
L’albero delle arance amare è il suo terzo romanzo. Il titolo è emblema della storia. L’albero era quello preferito da Bint’Amir che lo cura con amore e dedizione, punto di riferimento a cui dedica la sua vita come se fosse quel pezzetto di terra agognato, qualcosa che fosse davvero suo. Non a caso si secca piano piano con il progredire della storia e sarà l’emblema della nostalgia per quel periodo ormai passato.
Gloria Rubino