
Autore: Salvatore Niffoi
Pubblicato da Giunti - Marzo 2020
Pagine: 180 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: eBook, Rilegato
Collana: Scrittori Giunti
ISBN: 788809884205

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Un segreto accomuna due donne lontane fra loro nel tempo. Un segreto che le riguarda, ma che per loro resterà tale fino alla morte. Due donne che hanno entrambe paura del buio e hanno conosciuto il vero amore una sola volta senza riuscire a dimenticarlo. Piangono i loro morti nello stesso cimitero di un piccolo paese sardo, dove la gente vive col “tri-tolo che gli scorre nelle vene” e spesso gli amori sono portati “da correnti maligne che uniscono e dividono”.

Il destino di tutte le donne di Orolé: fare, subire, mentire
Isoppa Licanza nasce nei primi anni Venti del secolo scorso in un paesino della Sardegna lontano dal mare che lei teme, in quella terra chiusa fra i monti che viene passata di padre in figlio e la cui proprietà è aggiudicata a colpi di pistola. I Licanza portano guerra, ma mantengono la pace a modo loro, infischiandosene del codice penale e degli inviati dal “continente” che si vogliono accaparrare le loro terre e le miniere di talco. Isoppa è una bambina forte perché deve crescere in fretta, lasciando perdere la scuola e gli insegnamenti della sua maestra. Non imparerà mai a leggere e scrivere, firmando i documenti con le “ighis”, ma non la spaventa ammazzare un agnello quando le dicono che è da fare.
“Da quando ho aperto gli occhi su questa terra, la fortuna mi ha messo in mano solo quattro carte, morte, armi, pazienza e cavalli” e Isoppa accetta la sua vita così com’è, compreso l’uomo da sposare che un giorno il padre le porta a casa, un capobanda di una famiglia d’onore. Solo una volta l’animo risoluto di Isoppa ha un cedimento. Un incontro fortuito con un uomo così diverso da tutti quelli che ha conosciuto fino ad allora le fa capire che il rispetto per il marito non significa amore. Sidora Puntera è la seconda protagonista del romanzo, anagraficamente potrebbe essere figlia di Isoppa, ma le due donne appartengono a famiglie che forse un tempo si sono fatte la guerra.
Nasce e cresce anche lei a Orolé, ma della campagna sa ben poco, vive nel centro abitato del paese e la madre è una brava sarta che la fa essere la bambina più bella ed elegante di tutta la scuola. La bellezza di Sidora non passa certo inosservata e a contendersi il suo cuore ci sono due ragazzi ai poli opposti fra loro per carisma e prestanza. Sidora sceglierà Bore, il ragazzo timido e con la forfora, ma “disposto a non morire mai pur di stare con lei per sempre”, o Martine, bello e dannato che fa di violenza e sigarette la sua forza per essere il capo del gruppo e il padrone della sua donna? Sidora, a differenza di Isoppa è libera di scegliere, ma sarà in grado di farlo per il meglio e soprattutto qual è il filo che lega queste due donne, aldilà del comune denominatore che è l’Amore?
Le donne di Orolé è un titolo riduttivo per l’importanza che hanno anche i protagonisti maschili nel tessere la narrazione di questo romanzo. Quasi due libri distinti raccolti in uno, nella prima parte in cui prende vita Isoppa, non si può non menzionare il capitolo dedicato al fratello, cuore coraggioso “che aveva gli occhi buoni ma la mano cattiva”, che un giorno decide di regalare alla sorella il suo segreto del quale non ha mai parlato a nessuno. Non si accenna mai all’affetto che Isoppa può provare nei confronti dei suoi famigliari, ma l’amore fraterno qui emerge chiaro, anche espresso solamente da una forte stretta di mano e un tacito assenso a custodire quanto lui sta per rivelarle.
Accanto a Sidora invece spiccano i ritratti ampi, colorati e dettagliati di Bore e Martine, dove lo scrittore si è impegnato al pari di un talentuoso pittore, rendendo quasi vivi e visibili questi personaggi, tanto da renderli indimenticabili. Notevole anche la figura del nonno di Bore, suo esempio e maestro di vita, che lui adora fino alla fine, come spesso capita anche a noi ricordando i nostri nonni.
Approfondimento
La lettura di questo romanzo non è esattamente delle più semplici poiché l’autore fa un largo uso di termini dialettali sardi per lo più incomprensibili di primo acchito. L’istinto iniziale è di cercare on-line il significato di ognuna di queste parole sconosciute, errore da non fare perché rallentare la lettura di questo romanzo è decisamente deleterio, vista la rombante velocità che emana da ogni pagina. Molto meglio proseguire tirando il fiato, lanciandosi giù per le rapide e man mano, come spesso succede nell’apprendere una lingua straniera, cogli o intuisci perfettamente il significato di ciò che stai leggendo, dopo averlo ignorato solo qualche riga prima. È un libro che va letto tutto d’un fiato per evitare di spezzare nella memoria i fili che tengono legati i personaggi. Individui che si fanno amare e fanno stupire, perché ci calano in una realtà storica sarda lontana anni luce dall’immagine stereotipata di sabbie bianche e mare cristallino solitamente attribuita a questa regione. Alla fine, rimane la sensazione di essere stati rannicchiati qualche ora, rapiti ad ascoltare i ricordi di una nonna e di una mamma, pur sperando vivamente che a loro non sia capitato ciò che hanno vissuto Isoppa e Sidora.
Solo un’ultima nota per rendere merito alla lunga e bellissima poesia che conclude le pagine dedicate a Sidora e alla sua vita:
“(…)Portatemi da lei a riposare
perché sono una foglia d’asfodelo,
una nuvola di pensieri
stanca di andare
dove la porta il vento.”
Francesca Balacco