
Autore: Isabel Allende
Pubblicato da Feltrinelli - Gennaio 2020
Pagine: 426 - Genere: Narrativa
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Universale economica
ISBN: 9788807893216

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Nel 1770 Toulouse Valmorain lascia la Francia per raggiungere il padre a Saint-Domingue. Arrivato sull’isola, inizia ad entrare in contatto con quel mondo esotico fatto di piantagioni di canna da zucchero, meticci, schiavi neri e sorveglianti di cui fino a quel momento aveva solo sentito parlare. Una delle schiave, la bella Zarité, verrà scelta dal rampollo come concubina. In questo modo la vita del padrone e quella della schiava verranno indissolubilmente legate per sempre.

Si vede che lei ha molto poco a che fare con loro. I neri hanno la costituzione adatta per i lavori pesanti, sentono meno il dolore e la fatica, il loro cervello è limitato, non sanno discernere, sono violenti, disordinati, pigri, sono privi di ambizione e di sentimenti nobili.
Lasciare l’Europa, illuminata dalle visioni utopistiche di filosofi, letterati e politici, attraversare l’Atlantico e raggiungere un’isola sperduta di cui si ha solo qualche vaga nozione: così il giovane Toulouse Valmorain arriva a Saint-Domingue, richiamato dal padre malato di sifilide. In poco tempo il ragazzo si ritrova alla guida di una piantagione di canna da zucchero, padrone di decine di schiavi neri denutriti e sottoposti a continue sevizie. Per lui sarà come aver fatto un salto in un mondo diverso. In Francia era stato animato dalla lettura di Rousseau, dei filosofi illuministi e degli enciclopedisti. Sull’isola sarà improvvisamente costretto a toccare con mano la barriera invalicabile che divide i padroni dagli schiavi. I bianchi dai neri. Non tarderà tuttavia a convincersi di come la differenza non stia semplicemente nel colore della pelle. Agli occhi del rampollo francese, gli schiavi appaiono come creature destinate unicamente ai lavori più faticosi, con un’intelligenza limitata, inclini alla violenza e incapaci di qualsiasi sentimento nobile. Per questo si può far di loro ciò che si vuole. Possono essere comprati o venduti, separando le madri dai figli senza provare il minimo rimorso. Possono essere frustati, violentati o uccisi. I neri sono merce. Nulla di più.
Così Valmorain acquista la piccola Zarité come cameriera personale di sua moglie. La bambina ha solo nove anni ma ha ben chiaro quale sia il suo posto nel mondo. Nonostante l’età sa di dover stare in guardia davanti agli sguardi lascivi che il padrone non manca di rivolgerle. Ma sa anche che non sarà lei a poter decidere. Non potrà ribellarsi o sottrarsi al suo destino. E infatti saranno sufficienti solo due anni perché Valmorain scorga in lei tratti più femminili e, guidato dalla brama più sordida, la violenti per la prima volta.
Intorno a loro la vita sembra destinata a scorrere seguendo sempre il medesimo corso. Tra gli schiavi continua però ad esserci un costante fermento. Qualcuno cerca di fuggire dalle piantagioni. Molti vengono catturati ma alcuni riescono a rifugiarsi in montagna. Così il sogno di una rivolta inizia a serpeggiare da un estremo all’altro dell’isola. La parola “libertà” non appare più così irreale. E quando dall’altra parte dell’Oceano arriva l’incredibile notizia dell’uccisione del Re di Francia, ghigliottinato come un qualunque cittadino, allora tutto diventa possibile. Anche sovvertire un ordire che sembrava immutabile. Anche mettere a ferro e fuoco un’isola, trucidando quegli stessi bianchi che per decenni avevano fatto della violenza un vessillo di potere. Anche per Saint-Domingue è arrivata l’ora del cambiamento. E, dopo la rivolta, nulla tornerà più come prima.
Approfondimento
Forse non riusciamo neanche ad immaginarle quelle immense piantagioni bruciate dal sole delle Antille, quelle file di uomini trattati alla stregua di oggetti. Proviamo una grande vergona nel sentirci discendenti di quelle generazioni di Europei che hanno pensato al mondo come ad una loro proprietà. Uomini imbevuti di teorie liberali che hanno interpretato il diverso colore della pelle come l’autorizzazione divina a compiere ogni nefandezza. Ma in questo libro la Allende ci ricorda di come spesso nella Storia la violenza abbia portato solo altra violenza. Per questo alla brutalità dei padroni, gli schiavi non hanno potuto far altro che rispondere con la stessa moneta. Con una violenza altrettanto cieca. Solo in questo modo sembrava possibile riprendere possesso della propria vita, della propria dignità, del proprio Io.
In mezzo a tanto dolore c’è però anche spazio per la speranza. Per chi ha voluto credere nell’amore e in questo sentimento ha trovato la forza per non arrendersi. Sono loro i veri vincitori. Perché non hanno permesso all’odio di prendersi la parte migliore delle loro vite. Non si sono crogiolati nella vendetta. Non hanno lasciato che la disperazione li travolgesse. Sono loro gli eroi di questa storia.
Mariangela Pala