
Autore: Blanca Busquets
Pubblicato da Piemme - 2013
Pagine: 240 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Copertina Rigida

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Cosa unisce Tonia e Lali, due donna vissute a più di un secolo di distanza? L'unico indizio che vi viene fornito all'inizio è un'irresistibile passione per la lettura.

Tonia scrive. Lo fa per evadere da una vita che non le piace, da un marito che non ha scelto lei, dalle rigide costrizioni sociali che il suo secolo le impone; il suo diario di ricordi e di sofferenze, di speranze e di scoperte, lo custodisce la cavità dell’albero in giardino. Lali è una ragazzina un po’ strana, che parla poco e legge troppo, nasconde il naso dietro i suoi inseparabili libri che sono la barriera tra lei e quelle ragazzine che a scuola non le danno pace. Cresce in fretta, Lali, trascinando con sé il perenne disinteresse nel parlare e la sua fedele amica immaginaria fino ad un’età preoccupante.
Due anime che, a distanza di un secolo l’una dall’altra, sembrano essere così lontane: eppure risultano essere unite da un legame indissolubile, che si concretizza nella forma di un quadro che solo loro riescono a interpretare. Una serie di macchie colorate, astratte agli occhi di estranei, il contatto tra due ere, per le due donne in realtà si traduce nel paesaggio innevato della Carena, quel piccolo paesino tra le montagne che è terra d’origine di entrambe.
Tonia e Lali leggono: si rifugiano tra le pagine di un libro per sfuggire all’atrocità del reale, alienandosi dal mondo come solo un artista o un’anima ribelle sa fare, scrivono le pagine di una vita di stenti e dolori che spesso appare insormontabile. L’ultima neve di primavera di Blanca Busquets non si limita a raccontare una storia di “vinti”, ma guarda alla realtà attraverso la lente della speranza, dona una seconda opportunità; narra di due donne che di fronte alle difficoltà della vita si rialzano in piedi e combattono, sempre e comunque.
Un libro sulla tenacia e sul riscatto; un libro sulla lettura, che per le protagoniste è quel bisogno irrefrenabile, sulla necessità di evadere da una realtà che risulta troppo stretta. Tra le righe di una prosa lineare, seppur profonda, si leggono le pene, gli affetti familiari, le gioie, le agonie e le rivincite di due donne che condividono tutto e niente, e che si traducono in una visione dell’esistenza quasi del tutto positiva, all’insegna della lotta per un futuro migliore.
Con un’estrema semplicità, unita ad una straordinaria potenza evocativa ed espressiva, l’autrice lancia un messaggio di speranza ai suoi lettori, un invito ad accettare e sconfiggere le imperfezioni della vita. Una storia innovativa, che dimostra come la sofferenza non conosca collocazione temporale e il dolore scavalchi i secoli indistintamente, trasformandosi, camuffandosi, ma pur sempre mantenendo la propria essenza originaria. È proprio il dolore il fulcro della storia, il punto di partenza, l’elemento che accomuna le due donne protagoniste, che, ancor di più, sono legate da una straordinaria capacità di sovrastare le amarezze della vita.
Un libro inaspettato, al quale non faresti troppo caso in libreria ma di cui t’innamori alla prima pagina, dove la Busquets coglie l’essenza di una vita, il fallire e il ricominciare, sempre, instancabilmente, perché “finisce anche il brutto tempo, finisce sempre il brutto tempo”.
Carla Oliva