
Autore: Maria Rita Parsi, Mario Campanella
Pubblicato da Piemme - 2014
Pagine: 194 - Genere: Saggi
Formato disponibile: Copertina Rigida

📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
Napoli, 20 gennaio 2013. Dal palco dei Forum della Famiglia, la psicologa Maria Rita Parsi esordisce dicendo: “Lo stato di salute della famiglia italiana è un po’ acciaccato”. Probabilmente da quest’osservazione ne consegue un anno dopo il saggio Maladolescenza, confessioni di adolescenti che manifestano devianze giovanili.

“A nove anni ho scritto una poesia. Era una poesia da “grande”, sul dolore di vivere: Vorrei star male / male tanto e ancora / per vedervi con gli occhi del dolore / tetti di case, strade, piazze, fiori siete più belli, avete più colori / paesaggi sofferti / dentro gli occhi.” (Maladolescenza)
Son parole della psicologa psicoterapeuta Maria Rita Parsi che parlano di resilienza e rendono evidente come effettivamente non sia salutare né costruttivo evitare le sofferenze, poiché consentono uno sviluppo e trasformazione. Si è sempre più alla ricerca tautologica di un anestetico che plachi le tensioni dell’animo,per evitare lacerazioni,vacillazioni a ogni costo, ma non è salutare. Solo così riemerge dopo una ricomposizione l’Io strutturato. E già il solito concetto del cambiamento indispensabile per trovare se stessi o definirci secondo nostre peculiarità come esseri in equilibrio con il mondo che ci circonda,come un tassello irripetibile -dice la Parsi nel libro Maladolescenza– che diventa “con-divisore”, che produce gli effetti di diventare comunità,un’aggregazione di persone che vivono nella libertà e nel rispetto nella tolleranza e nell’amore verso la vita. E in quale periodo della vita è lapalissiano questo processo d’inquietudine e malessere se non l’adolescenza? Ecco perché, forse a mio vedere, la strizzacervelli dalla chioma riccioluta fulva ha colpito un’altra volta e ora dopo essersi interessata di bambini in maniera preventiva al disagio che ne potrebbe conseguire da esperienze negative, di soprusi o violenze verbali, o di adulti con forti traumi infantili, ci presenta una confessione dei cosiddetti ragazzi “senza problemi” con espressioni del “malessere del benessere”.
Suona come un ossimoro molto realista, considerando romanzi contemporanei che pullulano nelle librerie sempre più frequentemente con temi similari a quelli descritti nella “la Solitudine dei numeri primi” o “Sofia si veste sempre di nero” solo per citarne alcuni famosi. Ma se analizzano i monologhi di Salvatore, Elisa, Giada, Patrizia, Roberto, Paride, Paolo, Giampaolo, Annalisa, Paoletto, Gaetano risultano comuni le manifestazioni di anedonia affettiva,nichilismo,atarassia ed apatia che scatenano comportamenti compulsivi- impulsivi che corteggiano la morte,con beffi in presunzione del loro controllo su di essa. Un pugno nello stomaco che destabilizza ulteriormente pensando che in Maladolescenza sono giovani reali. Potrebbero essere i nostri figli teen-ager, dei quali capita sempre più spesso che non sappiano che amicizie frequentino e come passino il tempo fuori di casa. Manca il dialogo –sottolineano gli operatori del settore educativo-un paradosso nella società dei media. Ma la contraddizione e’ solo apparente perché sono gli stessi mezzi di comunicazione, come internet e televisione, a isolare i ragazzi dalla realtà. A questo punto entrano in gioco i veri protagonisti di questa storia,o meglio i destinatari del saggio,coloro che nonostante Albert Ellis e Aaron Beck predichino che la personalizzazione e colpevolizzazione siano distorsioni cognitive da eliminate in quanto errori logici,vengono definiti come adultescenti i veri responsabili di codesto scempio:le figure genitoriali. Sono o meglio siamo parafulmini e sostegni della morsa che cinge i ragazzi. Pronti a non vedere o semplicemente a non esserne capaci perché concentrati su altro . Abbiamo un inaridimento emotivo che produce edonismo ludico ingigantito e fuori luogo per fuggire da un mondo in crisi .Una generazione “adulterata”,che non ha interesse a comprendere i danni di un’educazione distorta-dice la Parsi. Un giudizio tranchant ma schietto e palese che vien fuori da questa Maladolescenza ma per fortuna si è sempre in tempo per rimediare .Tramite freni ed autorità genitoriali? No, in una lettera la psicologa afferma:
“Non credo al valore educativo delle punizioni. Credo, invece, che sia molto importante trovare un mediatore competente che permetta al ragazzo di esprimere i suoi problemi. e le sue difficoltà che potrebbero essere collegati al grado di complessità della situazione”. Quindi mi piace credere ed affidarmi ad antico proverbio del Quebec.Quello che possiamo dare ai figli consiste soprattutto in due cose: radici e ali. Radici per trarre l’energia necessaria a vivere e a crescere, per poter essere stabili, forti, integrati nell’ambiente familiare e sociale che li circonda. Ali per essere autonomi, liberi, per volare in alto, attirati dalla luce del sole, nel cielo della piena autonomia e della realizzazione personale, del futuro che doneranno a loro stessi e al mondo. Poiché il loro futuro è il futuro del mondo. Nel rispetto della loro libertà di scelta . Da porre l’accento che nessun bambino può mettere né radici né ali, in assenza di amore. (Maladolescenza)
Teniamoci questo come punto di partenza e suggerimento del libro e per dirla alla latina ricordiamoci sempre che verba docent, exempla trahunt.