Autore: Gavino Ledda
Pubblicato da Il Maestrale - 2003
Pagine: 320 - Genere: Biografico
Formato disponibile: Brossura
Collana: Tascabili, Narrativa
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Il 7 gennaio 1944 Gavino Ledda inizia a frequentare il primo anno di scuola elementare. La sua vita tra i banchi subirà una brusca interruzione dopo poco più di un mese per volontà del padre, determinato a condurre il figlio in campagna per fare di lui un pastore.
“Saprò fare di lui un ottimo pastore capace di produrre latte, formaggio e carne. Lui non deve studiare. Ora deve pensare a crescere. Quando sarà grande la quinta elementare la farà come fanno molti prima di arruolarsi. Lo studio è roba da ricchi: quello è per i leoni e noi non siamo che agnelli.”
La Sardegna di Padre padrone è un’Isola arcaica, in cui povertà e ignoranza appaiono intrinsecamente radicate. Una Sardegna che ricorda quella ritratta, sul finire dell’Ottocento, con franchezza e lucidità da Grazia Deledda. Un luogo in cui un padre può allontanare dalla scuola un bimbo di cinque anni senza che nessuno abbia l’autorità per impedirglielo. Quella di Gavino Ledda è una storia di soprusi e prevaricazioni, di privazioni e violenze. Per il piccolo Gavino, una volta condotto nelle campagne di Baddhevrùstana, inizierà un lungo periodo di apprendistato finalizzato a fare di lui un vero pastore. Saranno gli anni della solitudine, delle fatiche fisiche e delle continue percosse. Anni durante i quali Gavino, ancora bambino, dovrà rapidamente imparare a essere uomo. Divenuto adulto, sarà il desiderio di affrancarsi dalla realtà della sua infanzia a riportarlo tra i libri fino al conseguimento della laurea in glottologia.
Padre padrone è un libro schietto che riporta le voci, i gesti e i pensieri di un popolo incapace di adeguarsi ai cambiamenti. Gavino Ledda consegna ai lettori la fotografia di un’umanità ancorata al passato: un mondo saldamente legato a tradizioni e consuetudini antiche.
Approfondimento
Padre padrone ha spesso suscitato l’indignazione dei lettori sardi, convinti che quanto raccontato da Ledda non corrispondesse a verità. Così come per gli scritti deleddiani, anche davanti a Padre padrone tanti sardi hanno, infatti, lamentato di non riconoscersi nelle parole di chi provava a descriverli. Non è facile convivere con l’idea che una Sardegna così incredibilmente chiusa e retriva sia potuta esistere fino a pochi decenni fa. Cercare di negarlo, provando a immaginare una verità diversa, è una via che in tanti hanno provato a percorrere. Aldilà della veridicità degli episodi raccontati, credo che a rendere straordinarie le parole di Ledda sia il desiderio di riscatto da cui sono animate. Sotto la ruvida superficie, Padre padrone è un invito a non darsi mai per vinti, continuando a credere sempre nei propri sogni e nelle proprie capacità.