Autore: Cesare Pavese
Pubblicato da Bur - Febbraio 2022
Pagine: 192 - Genere: Narrativa Italiana
Formato disponibile: Brossura, Copertina Rigida, eBook
Collana: BUR Contemporanea
ISBN: 9788817159555
ASIN: https://amzn.to/3iqTzop
📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
📗 eBook su ibs.it
📙 Versione Kindle
📗 Trovalo usato
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
La vita di campagna è il pretesto per un viaggio indietro nel tempo e nello spazio, l’emergere di una realtà mitica, in cui ogni cosa è insieme verità e simbolo, dove la lingua è padrona del percepibile e la vita si manifesta in tutta la sua innegabile inaccettabilità.
Perché il bello in campagna è che tutto ha il suo odore, e quello del fieno mi dava alla testa: un profumo che le donne, solo che abbiano il sangue un po’ sveglio, dovrebbero stendersi.
Berto è un meccanico di Torino appena uscito dal carcere dopo essere stato accusato di aver investito un ciclista; dentro ha conosciuto Talino, un contadino goffo, che è stato visto nascondersi poco lontano da una fattoria data alle fiamme, e dunque accusato del fatto. Una volta fuori, Talino riesce a convincere Berto a tornare con lui in campagna dalla sua famiglia, dove il secondo avrebbe potuto lavorare alla macchina da battere, la trebbiatrice. L’intera vicenda si sviluppa intorno alle campagne di Monticello d’Alba, vicino al territorio delle Langhe. Berto consumerà i pochi giorni che ne definiscono l’arco temporale come meccanico nella fattoria di Vinverra, il padre di Talino, tentando di sedurre la bianca Gisella, la figlia minore. L’intera opera respira della campagna degli anni ’30, riflettendo musicalmente il dialetto della zona e ritualmente le tradizioni di famiglia.
La narrazione di Paesi tuoi è carica di due flussi paralleli e costanti che s’intrecceranno tragicamente sul finale: da una parte, una evidente e spesso esplicita tensione sensuale ammanta i personaggi, da cui nasceranno conflitti e rivelazioni proibite; dall’altra, un’angoscia, una tensione negativa e tuttavia parzialmente nascosta, come di qualcosa di non completamente svelato, che darà adito alle numerose componenti simboliche di cui il racconto si fa portavoce.
Approfondimento
Berto racconta in prima persona, al passato, come se stesse ricordandosi di eventi vissuti di cui non è ancora riuscito a liberarsi. Le incongruenze campagnole vengono così evidenziate dal suo occhio cittadino, e pure il linguaggio dialettale risente di questa interpretazione della realtà. I vocaboli dialettali, infatti, sono scelti come se un esterno tentasse di replicarli, ovvero come Berto tenterebbe di parlare dialetto (secondo una nota dello stesso Pavese ne Il mestiere di vivere). Ho deciso di concentrarmi su questa curiosa e geniale scelta per evidenziare la complessità che sottende al racconto. Un singolo aspetto, come quello linguistico, assume un’importanza assoluta per poter apprezzare a pieno l’opera e avvicinarsi al modello espressivo del suo autore.
Altri e molto più elaborati concetti vengono rappresentati dai personaggi, dagli eventi e dagli epiteti che accompagnano le figure narrate, ma per questi si rimanda alle molte analisi svolte e di cui si consiglia vivamente la lettura. Un’ultima cosa vorrei citare, tanto velocemente quanto vorrei nascesse la curiosità proprio intorno a questo elemento: dal racconto di intrecci sensuali e clandestini, emergono tabù ancestrali e rimandi ai miti classici, un connubio quasi miracoloso che descrive tutto insieme l’inaccettabilità della vita. Quell’inaccettabilità che pervade ognuno, proprio come accade a Berto, che ancora una volta è lì a raccontarci di ciò che ha vissuto a Monticello d’Alba, con Gisella e Talino.
Si vedevano ancora nel portico macchie di sangue. Cosa c’è di speciale, pensavo, tutti i giorni le strade ne bevono.