
Autore: Rešoketšwe Manenzhe
Pubblicato da Solferino - Giugno 2022
Pagine: 336 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura, eBook
ISBN: 9788828209171
ASIN: https://amzn.to/3qkarRy

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“Il caos di una vita stravolta non ha mai davvero fine.”
Nel 1927 in Sudafrica viene approvata la legge sull'immoralità che vieta i rapporti carnali illeciti tra bianchi e neri. Abram e Alisa sono una delle coppie obbligate a presentarsi davanti alla giudice per dimostrare che il loro rapporto è legale; hanno alle spalle diversi anni di matrimonio, e anche due figlie, Dido ed Emilia, ma non è abbastanza, devono lottare per poter stare insieme…. ma Alisa è troppo stanca per lottare.

Perché, così come l’anima, anche la pace di un uomo si può vendere. L’uomo in questione poteva decidere se volesse che la vendessero a un altro o a lui stesso, ma ogni caso la si poteva vendere.
Abram e Alisa possono essere chiamati cittadini del mondo: lui, un olandese cresciuto in Inghilterra, lei, originaria della Giamaica, è stata adottata e fin da bambina vive in Inghilterra. Il loro bisogno di avventura, di appartenere a qualcosa o a qualcuno, li fa incontrare, li fa innamorare e li spinge a iniziare una nuova vita in Africa, nella Città del Capo, luogo in cui hanno una tenuta e producono vino.
Da quando è giovane Alisa ama viaggiare; all’inizio lo faceva con i suoi genitori, ma quando loro sono invecchiatati e si sono dovuti stabilire in un luogo, lei ha continuato a farlo da sola. Sebbene fosse insolito che in quel tempo una donna facesse lunghi viaggi intercontinentali da sola, soprattutto con quel colore di pelle, Alisa riesce a realizzare i suoi “capricci” grazie ai soldi del papà, spinta dal desiderio di appartenere a qualcosa, a un popolo, a un luogo, avere una casa in cui non sentirsi esclusi dalla società.
La vita di Alisa dà un cambio quando conosce Abram e insieme decidono di sposarsi e stabilirsi nella Città del Capo: passano alcuni anni tranquilli e felici, ma sono solo una pausa, e presto quel vuoto che credeva di aver colmato, emerge di nuovo. Alisa è sempre più triste, silenziosa, passa le sue giornate a scrivere nei suoi diari, anche le figlie notano la malinconia e solitudine della loro madre, da cui non riescono ad alleviarla neppure con le loro innocenti risate. L’arrivo di Abram con il giornale che annuncia l’approvazione della legge sull’immoralità, peggiora lo stato di Alisa, e l’amarezza consuma tutto, amore e razionalità, fino a condurla ad un atto disperato, che cambierà completamente il destino di sua figlia Dido, e lascerà ad Abram un’unica scelta: scappare, uscire dal paese con Dido per poter rimanere uniti.
Approfondimento
Erano figli di schiavi che seppellivano una figlia di schiavi.
L’epoca in qui si svolge la storia in Randagi è degli anni ‘20-‘30, quando il Sudafrica era una colonia dell’impero britannico, importante per le sue risorse minerarie, dove si verifica un rapido sviluppo economico, e nelle nuove aree urbane si creano equilibri di diversità, dai minatori più poveri agli immigrati ben pagati, passando per una pletora di razze e di classi sociali. In questa fase si pongono le fondamenta economiche, politiche e istituzionali della segregazione e dell’apartheid.
L’autrice riesce a mantenere un equilibrio, lungo il racconto della storia, tra la narrazione dei fatti reali, e la trasmissione di sentimenti, sensazioni e impressioni attraverso i protagonisti: Gloria, la tata delle bambine, rappresenta l’Africa, con le sue tradizioni, il senso di appartenenza a un popolo anche nell’aldilà; Abram, un emigrato che aveva manipolato la legge troppo a lungo ed era arrivato al punto di dover renderne conto; Alisa rappresenta il razzismo, e tutte quelle persone a cui hanno tolto l’ identità, e che sperimentano l’essere esclusi, in una società che vuole la terra ma non le persone. E infine c’è Dido una bambina che deve crescere in fretta per poter sopravvivere a determinate leggi, deve scappare; ma ha ricevuto da Gloria un regalo, un nuovo nome, un popolo: Dido non sarà più sola, ha già un luogo dove poter tornare.
Agnese De Luca