Autore: Paolo Patui
Pubblicato da Bottega Errante edizioni - Ottobre 2019
Pagine: 176 - Genere: Racconti
Formato disponibile: Brossura, eBook
ISBN: 9788899368630
ASIN: B084VVDZGB
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Guidato da un improbabile custode, assillato da un presunto amico runner che circumnaviga i camposanti, stuzzicato dal gothic dark style di una studentessa, un narratore svagato e spaventato ravviva storie sepolte, scopre necropoli insolite, entra nella penombra misteriosa del cimitero dei “senza nome” immerso in una foresta berlinese, si trasferisce nel Fairview Cemetery che accoglie i naufraghi del Titanic o nell’abbandono totale del cimitero di San Finocchi a Volterra, destinato esclusivamente agli ospiti del locale manicomio. Partendo spesso dal cimitero di San Vito a Udine, scopre riti di sepoltura sconosciuti all’Occidente, come quello indonesiano che restituisce i defunti alla natura deponendoli nell’incavo di un albero. Viaggia in un percorso che pare buio, oscuro, tenebroso, e che si apre invece a un abbraccio infinito, fraterno e universale con le vite perdute, i sorrisi dimenticati, le speranze realizzate e sminuzzate dal grande mistero dell’esistenza.
“Perché noi tutti non vogliamo che la morte sottolinei l’assenza, semmai la vita.”
Che il cimitero è il luogo più inverosimile che l’uomo abbia mai inventato. Un posto senza vita che ha senso solo quando è attraversato da chi la vita ce l’ha ancora. E che solo quando è lì in mezzo ne capisce il valore.
Paolo Patui, nella raccolta di dieci racconti Scusate la polvere, ci accompagnerà in un viaggio particolare, insolito. L’ambientazione, il luogo prescelto, sarà il cimitero. Il viaggio che percorreremo all’interno dei vari racconti, non sarà però solo un viaggio fisico, l’autore sembrerà condurci in una sorta di viaggio mentale, in un percorso fatto di ricordi, di emozioni, di vite vissute, di storie spezzate, di uomini, di donne, di bambini.
Da un dettaglio, da una foto, da un’iscrizione, da una data, partirà un ricordo, una storia, la narrazione di qualcosa che è stato, della vita di qualcuno, sepolto. In ogni racconto ci verranno narrate le storie dei personaggi, di persone realmente esistite, le loro vicissitudini, le loro storie, le loro vite.
La narrazione prenderà il via con una corsa, una corsa che il nostro protagonista, un professore di liceo, su invito di un suo amico runner, in una giornata uggiosa, percorrerà per le strade di Udine e la cui ultima tappa sarà proprio il cimitero della città.
Dopo un’iniziale incertezza, il professore deciderà di seguire il suo amico e di accedere all’interno del cimitero. Lì, dopo aver cercato invano il suo amico, sarà incuriosito da quel luogo. Percorrendo tombe e colombari, molto spesso associandoli a una sorta di condomini, volgerà il suo sguardo e si soffermerà su alcuni nomi, cognomi, date.
Saranno molte le persone che conosceva, molti i volti che ritroverà in scatti sorridenti sulle tombe, molte le storie di vite spezzate. Il primo nome che gli susciterà un interesse particolare sarà quello di un certo Elci Zorzi. Intento ad osservare quel nome alquanto bizzarro, gli si avvicinerà un uomo anziano, alto, serio, con un lungo pastrano, sarà il custode del cimitero? Questo estrae dalla sua borsa una spazzola, e inizia a pulire la tomba. Dopo un iniziale imbarazzo, “il custode” gli spiegherà la storia di Elci, chi era e come la sua vita si sia spezzata troppo presto.
Tra il custode e il professore si instaurerà un rapporto strano, di scambio di conoscenze e di informazioni sui defunti, a volte sembrerà di assistere quasi ad una gara di letteratura e storia fra i due, il professore si sentirà sempre un po’ sotto esame. La presenza del custode spesso gli risulterà ingombrante, fastidiosa ma allo stesso tempo sarà incuriosito da lui, dai suoi racconti, dalla sua conoscenza, dalle storie che gli rievocherà. Converseranno insieme di storia, di letteratura, di filosofia, di canzoni, di poesie, e soprattutto di cimiteri e dei diversi modi di sepolture e delle varie usanze funebri.
La storia di Elci sarà solo la prima ad essere raccontata, ne seguiranno tante altre, sarà ora la volta di Ada Crainz, donna forse troppo poco apprezzata quando era in vita; della sensuale Isa Bluette, famosa cantante – attrice dei primi anni ‘30 del Novecento; di Giacomo Valent, ragazzino di soli sedici anni ucciso a Udine con 63 coltellate solo per il colore della pelle; di Maria Nive De Ponti, partigiana uccisa da due cosacchi a guerra quasi finita; dei piccoli Paolo e Roberto Guatto, due fratellini investiti da un auto; del professor Zamparo, poco apprezzato dai suoi alunni e che in vita aveva subito numerose ingiustizie e soprusi ma che non si era mai trasformato in una “macchina da vendetta” e poi ancora tante altre storie.
Da quella giornata uggiosa, da quella corsa particolare, il nostro professore sarà quasi perseguitato dai cimiteri, nascerà in lui un interesse prima di allora sconosciuto.
Un altro incontro particolare, che lo porterà ad apprezzare sempre di più i cimiteri, avverrà a Torino, durante una gita scolastica, dove conoscerà una giovane studentessa, Sawana, affascinata tremendamente dai cimiteri.
In un primo momento, l’aspetto esteriore della ragazza, ombretto e unghie nere e un perenne chewingum in bocca, porterà il professore a giudicarla in modo superficiale ma parlando e discutendo con lei di svariati argomenti, Sawana si dimostrerà molto matura, colta e preparata.
Parlare di cimiteri, di sepolture, di morte, sarà per Sawana qualcosa di necessario, di fondamentale, di vitale, come se per lei fosse qualcosa a cui non potersi sottrarre, ne è affascinata, stregata, non come potrebbe essere un adolescente amante dell’occulto, ma ne è quasi ossessionata, sembrerà voler cercare dei riscontri, delle spiegazioni, delle risposte, delle risposte che però saranno difficili, se non impossibili da trovare.
Approfondimento
Il tema ricorrente di questi dieci racconti è senza dubbio il cimitero, la morte, ma non la morte in sé, più che altro ciò che resta dopo la morte, cosa resta dopo di noi, chi resta e quale ricordo si lascia agli altri dopo essere morti.
Cosa c’è dopo la morte? Il nulla, il Paradiso, l’inferno, un’altra vita, il silenzio, la dannazione? Non si sa, nessuno di noi lo sa, purtroppo nessuno è tornato per raccontarci cosa c’è da quell’altra parte. L’unica certezza è quello che si lascia, ciò che lasciamo dopo la nostra morte. Lasciamo a chi ci ha amato e conosciuto i nostri ricordi, le nostre parole, i nostri pensieri, le nostre rabbie, le nostre lacrime, i nostri sorrisi, le nostre emozioni: questo è quello che resta, nient’altro, il ricordo, ciò che abbiamo trasmesso di noi agli altri.
“Celeste è questa corrispondenza d’amorosi sensi, celeste dote è negli umani; e spesso per lei si vive con l’amico estinto e l’estinto con noi” scriveva nei “Sepolcri” Ugo Foscolo nel 1807. Per lui l’illusione della sopravvivenza, dell’immortalità era data proprio dalla tomba, da quella lastra di pietra che testimoniava la vita passata. La nostra continuità, la nostra eternità sarà garantita, affidata, proprio alla sepoltura, è lì che si realizzerà quella corrispondenza degli amorosi sensi, è su quella lastra di marmo che avverrà il ricordo; chi muore potrà essere ricordato su quella lapide e chi rimane in vita potrà compiangere il proprio caro in quel luogo di sepoltura.
È fondamentale, necessario, imprescindibile lasciare qualcosa agli altri, la vita non avrebbe alcun senso, nessun valore. Se con la nostra morte scomparisse tutto di noi, se realmente svanisse ogni nostra azione compiuta in vita, ogni nostra parola e sorriso, se restasse solo una tabula rasa, sarebbe come non aver mai realmente vissuto.
Vogliamo essere ricordati, amati, anche odiati, vogliamo che si racconti di noi…
Simona Signoriello