
Autore: Teresa Ciabatti
Pubblicato da Mondadori - Gennaio 2021
Pagine: 240 - Genere: Narrativa Italiana
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Scrittori italiani e stranieri
ISBN: 9788804735243

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Una storia reale che tuttavia volteggia tra verità e finzione. Il viaggio nel privato della protagonista, che diventa viaggio di un’intera generazione; il racconto di una storia tra amiche e tra madri e figlie che diventa la storia di tante donne sbagliate di ieri e oggi; la lotta, contro ciò che è ineluttabile, di una donna che non vuole arrendersi al tempo che passa e alla vecchiaia.

Il bruco che diventa farfalla. Prendiamo ancora la farfalla come parametro di esistenza felice. Quindici milioni di lire mi hanno impedito di diventare farfalla, un padre morto che ha lasciato un patrimonio esiguo, una madre angosciata per il futuro tanto da vendere il poco che c’ere investirlo in banca…Quindici milioni di lire sono stati la distanza tra me e l’amore.
La voce narrante di Sembrava bellezza, il nuovo romanzo di Teresa Ciabatti – già finalista al Premio Strega 2017 – è una scrittrice ultraquarantenne che, nella sua età della maturità, ripensa alla sé stessa adolescente prima e giovane donna poi, nonché alle amiche d’infanzia Federica e Livia, la più bella tra tutte.
Quella della Ciabatti è, come al solito, una narrazione che spinge il lettore a innumerevoli salti: parte dall’adolescenza e poi stravolge tutto e si sposta più volte dal presente al passato e viceversa. Scandaglia con acutezza gli anfratti più oscuri dell’animo e della coscienza; racconta infine di un salto vero e proprio, quello della diciassettenne Livia – una bellezza sfrontata da sempre sogno erotico di tutti i compagni di scuola e fonte di invidia e ammirazione per la sorella Federica – da un ponteggio posto davanti alla palazzina dei Parioli in cui vive con la famiglia. Si tratta di una caduta che finisce per cristallizzare la giovane in un’eterna adolescenza, un presente immobile che si ripete uguale a sé ancora e ancora mentre la vita della sorella e di Teresa, la voce narrante – comunque profondamente segnate da questo episodio, marchio indelebile impresso nella loro esistenza – seguiranno direzioni distinte, per tornare poi a incontrarsi e ad affiancarsi nell’età adulta.
La persona che sei adesso ha l’occasione di evitare l’irreparabile. La tua seconda possibilità, per riparare al passato. Allora chiudo gli occhi, chiudo forte gli occhi, sono diventata scrittrice per questo: inventare, sistemare. Eccomi adulta coraggiosa, eccomi ad allungare il passo, scattare, mettermi sotto- le finestre, i balconi, i burroni, i dirupi della vostra giovinezza-, spalancare le braccia, prendere al volo le ragazze.
Teresa è un’adulta piena di rabbia e spaventata, una donna che è stata un’adolescente in conflitto con il proprio corpo, una madre incapace di amare la figlia e di creare un rapporto sereno con lei.
Odio, invidia, rapporto con il passare del tempo e l’invecchiamento, manipolazione della realtà sono i concetti chiave di una vicenda in cui ci si focalizza sulla ricerca di una rivalsa e sulla consapevolezza finale della sua totale inutilità.
Sembrava bellezza è un’analisi, condotta senza concedere alcuno sconto, del finto perbenismo che ammanta le vite di molti; è un grido di liberazione volto ad allontanare da sé le lacerazioni, le mancanze e i vuoti di una vita; è una vicenda che non celebra eroi né eroine, ma racconta l’essenza umana alle prese con i suoi più bassi istinti.
Approfondimento
Teresa Ciabatti sa raccontare in maniera magistrale il rapporto dell’individuo con la vergogna e lo fa indagando ciò che si pone tra realtà e immaginazione. Non c’è autobiografia in Sembrava bellezza, così come non c’è autofiction. A spiegarlo in maniera accurata ci pensa la stessa Ciabatti, che asserisce: “Di reale c’è il mio corpo, la mia vecchiaia e la mia età. Il resto è tutto invenzione, manipolazione. I quadretti più fedeli sono quelli dell’adolescenza. Il narratore che parla è altamente inattendibile.”
Questa è una storia di scomparsi, di giovinezze spezzate in un modo e in un altro. E in queste giovinezze rientriamo tutti. Plotone di zombie. Plotone, mandria, scansatevi, a non scansarvi rischiate di rimanere schiacciati. Ho già detto che eravamo rumorosi? Ho detto che eravamo confusi, esagitati, impauriti, infelici.
Con un linguaggio spudorato e tagliente come un bisturi, l’autrice scrive di sentimenti e conduce per mano il lettore in un viaggio attraverso diversi temi delicati dell’universo femminile di cui Teresa si fa simbolo, invitandolo a rispecchiarsi nella protagonista della storia, una donna tanto cinica quanto estremamente fragile.