Autore: Amos Oz
Pubblicato da Feltrinelli - Gennaio 2019
Pagine: 197 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Universale economica
ISBN: 9788807891694
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📍 Comunicato - Booktrailer
Siamo nel 1939, Elisha Pomeratz scappa durante l'avanzata dei tedeschi in Polonia, lasciando sua moglie Stefa. Lui riesce ad arrivare in Israele, mentre lei diventa una spia staliniana. Entrambi continuano a vivere sperando un giorno di incontrarsi di nuovo.
Tutti, pensava Stefa, tutti gli uomini, le città, i popoli, tutti noi abbiamo bisogno di una salvezza urgente, adesso, in questo momento, non ce la si fa più, il cuore scoppia.
Elisha Pomeratz fugge verso la foresta, vaga nei prati, nei boschi, fino ad arrivare in Israele in un piccolo kibbutz. Lì ritrova la tranquillità e la pace che cercava. Comincia a fare l’orologiaio e fa un avita ritirata, studiando la matematica e la musica.
Stefa, sua moglie, è rimasta in Polonia. Rimane ad accudire il professor Zajczik, personaggio stravagante all’interno del romanzo, filosofo e saggio, ma che non capisce la devastazione della guerra. Stefa perde completamente le tracce del marito. Non sa più nulla di lui e per salvare la propria vita diventa una spia russa. Una donna che seduce ed attrae sia con la sua bellezza che con la sua intelligenza. Proprio questo la porterà ad alti livelli nello spionaggio. Nonostante le loro vite abbiano preso strade così diverse, nessuno dei due ha dimenticato l’altro.
Ci sono certamente momenti nella vita di un uomo e di un popolo in cui il silenzio è fare un uso distorto della lingua. No, Stefa, no, mia cara,no, noi siamo qui e non possiamo fare altrimenti. Di fronte al male bisogna alzarsi e dire: male.
I loro percorsi sono esempio delle vite di molti altri che nella guerra hanno perso casa e famiglia durante la seconda guerra mondiale e hanno cercato o di tornare in Israele oppure di prendere posizioni politiche molto forti per combattere il regime nazista.
Le parole del professore Zajczik, che ho riportato sopra, hanno valore profondo: bisogna prendere posizione. La sua scelta porterà Stefa a conoscere un mondo altrettanto malato e perverso di politica e di intrighi, in cui il sesso e il potere vanno di pari passo.
I due protagonisti sono molto diversi tra loro, quasi opposti. Tutti gli altri personaggi che ruotano intorno hanno caratteristiche particolari, ognuno con un bagaglio di vita pesante con il quale fare i conti. Ognuno di loro ha un passato che non riescono a dimenticare.
Eppure in mezzo al caos delle loro vite, la musica e la matematica sembrano essere la chiave dell’armonia dell’universo. La scoperta di Elisha getta speranze sulla fine della guerra e su una ritrovata serenità. Forse anche per Stefa ed Elisha può esserci un futuro insieme, forse la chiave metaforica che ha voluto inserire l’autore non è la dimensione dell’amore come forza pianificatrice di ogni divergenza, piuttosto l’unione di due pensieri e di due mondi diversi che possono trovare un punto comune di incontro.
Ecco finalmente anche la pioggia: sottile e penetrante, mormora alle baracche ammuffite, gratta sui tetti, dolcemente battuta dal vento del Nord. Le colline sono sempre più buie, con una stanchezza pesante si piegano verso l’acqua. Un treno lontanissimo lancia un richiamo spaventoso. Neanche un uccello c’è qui, neanche un corvo. E la foresta polacca tutt’intorno, senza sosta, freme.
Le descrizioni sono lunghe, piene di aggettivi e spesso possono risultare pesanti. Nonostante le poche pagine, ho impiegato molto tempo nella lettura del romanzo. All’inizio scorre in modo piacevole, ma l’attenzione si interrompe perché la vicenda si fa frammentaria fino quasi a dissolversi in varie considerazioni sulla natura, la società, nuovi personaggi. L’intreccio narrativo si perde in mezzo a descrizioni e a storie parallele, a volte poco comprensibili.
Spesso non si capisce cosa l’autore voglia farci capire, visto che ricorre a metafore e cambi di prospettiva narrativa più volte. I due personaggi restano sullo sfondo, a volte impalpabili protagonisti di una scena che non c’è, altre troppo presenti e il lettore fa fatica a stare dietro a tanti ragionamenti filosofici e narrativi. La narrazione onirica e filosofica è preponderante e soltanto alla fine del romanzo è possibile ricostruire il significato metafisico dell’intera vicenda sul senso della guerra e della diaspora. Il romanzo non ha una chiave di lettura semplice e si fatica molto a capirne lo svolgimento durante la lettura, solo dopo si riesce ad apprezzarlo e a dargli un significato più profondo come nelle intenzioni dell’autore.
Approfondimento
La vicenda che sembra lineare si complica inutilmente in un processo creativo volto soltanto a far mostra di stile narrativo che Oz mostra in altri suoi romanzi.
Amos Oz riprende una tematica importante come la diaspora degli ebrei, lui israeliano, ha studiato a fondo il problema politico del conflitto arabo- palestinese e ne ha scritto molto sia su quotidiani che in alcuni saggi. In altri romanzi riprende la tematica della difficile convivenza delle due culture. Il suo stile è riconoscibile e poetico. In altre opere l’ho apprezzato maggiormente, visto che questo romanzo è stato scritto nel 1973 e pubblicato anni dopo, credo che la sua inesperienza si avverta.
Gloria Rubino