
Autore: Elda Lanza
Pubblicato da Salani - Luglio 2016
Pagine: 227 - Genere: Gialli
Formato disponibile: Brossura
Collana: Romanzo

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Due amici decisi a coprire un omicidio, un avvocato incaricato di difenderli che svolge alla perfezione il suo lavoro. E se la giustizia non fosse sempre giusta come si definisce?

Nicola, Alessandro e Giulia sono amici da sempre. Si conoscono dall’asilo e da allora ogni cosa la fanno assieme. Negli anni Giulia e Alessandro si innamorano e iniziano una storia così seria che lui vorrebbe sposarla eppure, quando ormai i tre sono all’università, nasce una relazione segreta tra Giulia e Nicola, un gioco destinato a finire male.
È una mattina di sole quella in cui Nicola si reca a casa di Giulia, per divertirsi un po’ con la sua amante prima che Alessandro si unisca al gruppo. Ed è in quella mattina che, aperta la porta d’ingresso, Nicola vede Giulia a terra, morta, il petto trafitto da un paio di forbici da sarto, mentre Alessandro è chino su di lei, ancora frastornato dal gesto appena compiuto. In pochi secondi, tutto è chiaro. Alessandro ha scoperto la loro tresca e, accecato dalla rabbia, dalla gelosia, dalla disperazione, ha ucciso Giulia.
Eppure Nicola ha ben chiaro cosa fare. In un solo gesto, strappa le forbici dal petto della vittima, cancellando ogni impronta dell’amico e lo spinge a correre a casa a cambiarsi, per poi chiamare la polizia negando ogni coinvolgimento di Alessandro al fatto, in nome del forte legame che unisce i due ragazzi, capace di resistere anche a eventi come questo.
Ecco che inizia un gioco pericoloso che vede come protagonisti i due amici, capaci di intessere, con la più totale freddezza, una rete di bugie atte a dimostrare la loro innocenza. Un gioco che vuole ingannare chiunque tenti di incolparli, a cui prende parte anche il loro avvocato difensore, dello studio di Massimo Gilardi, così concentrato nel fare il suo lavoro e nell’assicurare ai due la miglior difesa possibile da rischiare di contraddire la giustizia, che forse tanto giusta non è.
Approfondimento
Quello che ci presenta Elda Lanza è un romanzo atipico, ma stupendo. Uno stupido errore non è un giallo finalizzato alla scoperta di un colpevole, poiché questo si presenta davanti agli occhi del lettore fin dalle prime pagine, ma è più un viaggio attraverso la giustizia italiana, tutto quell’iter burocratico alla base di ogni processo penale.
Proprio per via del fatto che si conosce fin da subito il colpevole, le indagini del commissario capo Silvestri, le sue sbandate e le false piste che caratterizzano ogni indagine si fanno più evidenti. Il lettore smette di cercare in ogni pagina una prova che gli permetta di scoprire l’assassino, poiché tutto sembra lampante ai suoi occhi: non è più lui a sottovalutare prove che invece poi un accorto investigatore utilizzerà per incastrare il colpevole, ma è il commissario che non coglie l’importanza di dettagli che al lettore risultano evidenti, in uno stravolgimento di ruoli che non può che stupire.
Mentre il commissario brancola nel buio di un caso che sembra impossibile, mentre Nicola e Alessandro intessono il loro sporco gioco, compare la figura del loro avvocato difensore, che tenta di carpire maggiori informazioni rimanendo comunque legato al suo ruolo, quello di difendere, a qualsiasi costo, i ragazzi.
Perché, che uno sia colpevole o meno, ha diritto alla migliore delle difese, come dice sempre Massimo Gilardi, uno tra i più importanti avvocati d’Italia. E questo può anche voler dire che, con il giusto avvocato, anche un colpevole può passare da innocente.
Una storia tratta da un fatto reale che fa pensare, uno spunto di riflessione che permette di scindere la giustizia italiana da quella morale, in un romanzo veloce, incalzante, allegro.