
Autore: Elizabeth von Arnim
Pubblicato da Fazi - Settembre 2019
Pagine: 294 - Genere: Classici
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Le strade
ISBN: 9788893256353

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Lucy Entwhistle, ventiduenne con viso e corpo da bambina, ed Everard Wemyss, bell’uomo maturo, sono entrambi in lutto quando si incontrano per la prima volta: lei ha perso l’adorato padre, lui la moglie Vera. Si innamorano molto in fretta, immergendosi l’uno nella vita dell’altra. Dopo le nozze vanno a vivere nella casa di lui, un luogo intriso di rituali dove aleggia lo spettro della prima moglie Vera, scomparsa in circostanze misteriose. Ed è fra queste mura che Lucy comincia a chiedersi: cos’è successo davvero a Vera?

Le Sacre Scritture dicevano che nell’amore non c’è paura; anzi l’amore perfetto caccia via la paura, ma non sapevano di cosa parlavano, perché l’amore che lei provava per Everard era perfetto e ciononostante lei temeva quell’uomo.
In una calda mattina estiva, mentre contempla le scogliere della Cornovaglia, la giovane Lucy si trova improvvisamente orfana: il suo adorato padre, con il quale ha condiviso sono tutta la sua vita, è scomparso improvvisamente, gettandola in uno stato di assoluta apatia e di sconforto, pietrificata da un dolore lancinante.
Improvvisamente a risollevarla dalla sua profonda prostrazione, e a gestire anche tutte le questioni pratiche e amministrative relative alla dipartita del padre, arriva Everard Wemyss, robusto uomo di mezza età, che condivide con Lucy il medesimo dolore, avendo da poco perso la moglie Vera, in circostanze poco chiare. L’incontro tra i due è un colpo di fulmine, tanto che in tempi assai rapidi si innamorano, si fidanzano e si sposano.
Lucy è investita da questo amore, abbagliata dai modi gentili e spontanei del “suo” Everard, si sente protetta e coccolata, pronta per una nuova vita meravigliosa. E tutto questo amore, questo sentimento nuovo e meraviglioso che sente nascere dentro, la ammalia, la annebbia, la confonde e finisce per celare al suo sguardo – pur intelligente – certi atteggiamenti di Everard, certe sfumature della sua voce, certi lati del suo carattere; finisce per giustificare, coprire, nascondere, mistificare una realtà fatta di rituali assillanti, di grettezza, di sfiducia e di egoismo.
Una volta nella sua casa, Everard mostra il vero se stesso, la sua natura prepotente ed egocentrica, tanto da considerare Lucy una sua proprietà, come le stanze dall’arredo freddo e inaccogliente o come la servitù, prostrata a servirlo e riverirlo. Ma un’altra ombra agghiacciante gela il giovane cuore di Lucy, è la presenza di Vera, la prima moglie morta per una presunta caduta accidentale dal balcone, il cui ricordo aleggia ancora lugubre nella casa.
Ed è proprio Vera la grande protagonista del romanzo, anima tormentata e inquieta di cui si percepisce viva e tangibile la presenza, con il suo carico di dolore e di solitudine, di incomprensione e di abbandono, che diventa per Lucy, fresca, ingenua e mite, unico faro di confronto e di conforto. La giovane sposa sente forte il legame con la prima moglie, riconosce in ciò che rimane di lei lo stesso senso di abbandono e di solitudine che vede in se stessa; riconosce la stessa paura, il medesimo senso di inadeguatezza in cui la presenza di Everard la getta.
A fianco di Lucy, la matura e zitella zia Dot, percepisce che qualcosa non va nel temperamento dell’uomo che la nipote ha sposato, comprende che in quella casa lugubre ed essenziale non c’è traccia dell’amore di una giovane coppia e, nonostante tutto, si sforza di comprendere ogni gesto di Everard, censurando le proprie preoccupazioni, da un lato per amore della nipote, ma dall’altro anche per il senso di impotenza che la sua condizione di donna sola le impone. E dinanzi a tutto questo si arrende, consapevole della sua condizione, sconfitta dalle consuetudini sociali che non consentono ad una donna sola di potersi imporre nei confronti di un uomo, abbandona mestamente la scena, lasciando Lucy al suo destino di “donna sposata”.
Vera è un romanzo profondamente psicologico, dove i sentimenti e le atmosfere mutano con l’evolversi dei personaggi, dove la leggerezza dell’innamoramento cede pian piano al ritmo all’angoscia e, nonostante nel racconto non vi sia una sola scena di violenza, il narrare è pervaso da un’atmosfera tesa e sinistra, in cui la fine violenza psicologica è ben più dolorosa e probabilmente letale.
Approfondimento
La Von Arnim, con uno stile brillante, minuzioso, pacato e attento a disseminare piccoli indizi di un disagio crescente, trascina l’inconsapevole lettore in un crescendo di angoscia e tensione, dove palpabile è il senso di attesa verso una tragedia imminente; è una denuncia feroce verso ogni amore malato, dove la donna diventa l’anello debole del rapporto, assoggetta al potere maschile, a prescinder da quale sia la sua condizione sociale o economica; un’indagine spietata nei labirinti dell’amore, della violenza e della morte, a partire dal potere degli uomini nel matrimonio e dalla debolezza delle donne innamorate.
“In fondo” disse in tono quasi implorante, “cosa c’è di meglio di un marito devoto?”. E la vedova, che di mariti ne aveva avuti tre e sapeva di cosa parlava, con la calma totale di chi ha chiuso ogni conto e può infine soppesare e valutare con calma le situazioni, rispose: “Nessun marito”.
Romina Celani