
Autore: Déborah Lévy-Bertherat
Pubblicato da Einaudi - Giugno 2017
Pagine: 160 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: Supercoralli

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Nell’autunno 1999, la giovane Hélène si trasferisce a Parigi per studiare all’Institut d’archéologie. Ospite del prozio Daniel, inizia per lei un periodo di ricerca attraverso il passato della sua famiglia che la porterà a scoprire scenari inediti e sorprendenti.

Quando Hélène è andata ad abitare a Parigi, Daniel era al suo ventitreesimo volume, ma agli occhi dei Roche ventitré libri non erano bastati a fare di lui un uomo rispettabile.
Hélène è una giovane studentessa di archeologia, appena trasferitasi in una stanza parigina di proprietà del prozio Daniel. A legarla a quell’uomo che durante la sua vita ha girato il mondo, scegliendo quella di scrittore come professione, non c’è molto. Dei ventitré volumi della collana Il marchio nero, con cui Daniel ha raggiunto la fama, Hélène non ha letto che poche pagine. È solo provando a guardarlo attraverso gli occhi del fidanzato Guillaume, lettore appassionato della saga, che Hélène inizia a provare curiosità e ammirazione nei confronti di quel prozio di cui conosce così poco.
Da perfetta archeologa, la ragazza scava nel passato della sua famiglia, alla ricerca d’immagini, notizie e certezze. Perché negli album non ci sono le foto di Daniel da neonato? E come giustificare quel cognome di origine ebraica, diverso da quello dei fratelli? Sarà proprio il cognome ad aprire la strada ad altri interrogativi e a nuove domande. Attraverso una rigorosa ricerca basata sullo studio di luoghi e persone, Hélène arriva così a ricostruire l’infanzia del prozio.
Nato in una famiglia di fotografi ebrei, Daniel scampò in modo fortuito da una rettata nazista e fu poi adottato dalla famiglia Roche. Improvvisamente a Hélène non sembra più così strano che Daniel si sia sempre mantenuto ai margini della famiglia, come un ospite intimorito all’idea di recare disturbo. A questo punto viene da pensare che il suo continuo viaggiare, spostandosi da una Nazione all’altra, nasconda la necessità di ritrovare il proprio Io. Ma se fosse anche più di questo? Se i numerosi spostamenti fisici, compiuti nell’arco di una vita, fossero solo una metafora dei viaggi compiuti alla ricerca del proprio passato, nei pertugi più intimi della propria interiorità? Chi è allora veramente Daniel e cosa si cela dietro la sua facciata esuberante e scherzosa?
Approfondimento
Ci ripetiamo spesso che scappare da noi stessi è impossibile. Possiamo cambiare casa, città, abitudini, provando a rivoluzionare completamente la nostra vita. Ma scappare da noi stessi, dai nostri fantasmi, ricordi, paure, è tutta un’altra storia. Il passato è incollato alla nostra pelle: è parte integrante di quello che siamo. Non ci sarebbe il nostro Io di oggi senza quello di ieri.
Per Daniel, il protagonista di I viaggi di Daniel Ascher, le cose sono ancora più complicate. Il suo passato è spaccato a metà. Nei suoi ricordi ci sono due famiglie diverse: la famiglia che ha perso e quella che ha deciso di accoglierlo. La prima, da cui è stato strappato con ferocia e brutalità, è stata sterminata a Birkenau. Come fare i conti con il fatto di essersi salvati? Come accettare di avere avuto un destino diverso, da privilegiato? E come costruire una vita su queste premesse? Sono questi i dubbi su cui Déborah Lévy-Bertherat costruisce il suo romanzo d’esordio. Un romanzo in cui tutto scorre via con troppa fretta. Il lettore non ha il tempo di affezionarsi ai personaggi, condividendone emozioni e progetti. Proviamo a conoscere Héléne e Daniel ma il racconto è già andato avanti. Raccogliamo indizi e suggerimenti ma qualcuno ha già pronte le risposte. E prima ancora che sia possibile accorgercene, tutto è già finito. Peccato!
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