
Autore: Pier Vittorio Tondelli
Pubblicato da Bompiani - Ottobre 2021
Pagine: 432 - Genere: Saggi
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Tascabili
ISBN: 9788830109407
ASIN: B09HXTW9TZ

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“Viaggiatore solitario”, il contributo intimo e personale che descrive, nel migliore dei modi, due temi principali dell’intera produzione di Pier Vittorio Tondelli. Essi sono il viaggio, che rappresenta l’incontro con il prossimo e l’apprezzamento per quei momenti di raccoglimento nati, nei quali far nascere, quelle che lui definisce “le posizioni linguistiche dei sentimenti.” Raccolti in unico volume, per la prima volta e curati da Fulvio Panzieri, rappresentano una testimonianza dell’autore poco prima della morte, ripercorrendo l’intera opera letteraria.

A trent’anni dalla morte (il 16 dicembre del 1991), ci sono molti modi per ricordarlo in pubblico – convegni, ristampe, biglietti degli amici – e ce ne è uno per farlo in privato, leggerlo, rileggerlo. Pier Vittorio Tondelli sta tentando di dare dignità letteraria alla Riviera romagnola, dopo averla tanto raccontata, nella sua irrimediabile vitalità estiva, ma viene liquidato dagli autori illustri che tormenta. Riccione e Rimini, proprio no.
Alberto Moravia, esasperato, chiude così: “Io non sono mai stato a Riccione. Non ho mai messo piede su quella costa. Vado a Capri, prima andavo al Forte. La smetta”. Il fatto è che Tondelli sa parlare al presente della fine degli anni Settanta e dei nuovi anni Ottanta, è curioso, straordinariamente interessato a quello che sta succedendo, non importa se succede al Posto Ristoro di Reggio Emilia, a Rivabella, Amsterdam, Berlino o Rimini.
Era nato a Correggio e aveva studiato a Bologna, al Dams, lavorando su Bachtin, aveva letto molto, tantissimo, tutto quello che si doveva, e poi Arbasino, Celati, Celine, Testori, Handke, Ingeborg Bachmann, Chandler, Kerouac, Baldwin, Isherwood. Ascoltava musica continuamente, i Clash e i Tuxedomoon, Bob Marley e i Ramones, Lou Reed, gli Smiths e Freak Antoni (ma anche Luna di Togni, poi rinnegata), lo aiutava a “far cantare la macchina da scrivere”. Sono cose che lui racconta in una raccolta curata, molto ben curata, da Fulvio Panzeri, Viaggiatore solitario. Interviste e conversazioni 1980-1991, che Bompiani pubblica per l’anniversario. Si leggono con piacere più di ottanta interviste che, pagina dopo pagina, ci mettono davanti a molte “solite domande” e tante risposte educatamente eversive. Com’era in fondo Pier Vittorio. Sono uno specchio, non tutte ovviamente, di quel che si doveva chiedere a Tondelli e della sua capacità di ribaltare il gioco. Sì, perché molte volte Pier Vittorio rispondeva alle domande come voleva lui, quasi a spiegare come dovevano, in verità, essere poste all’interlocutore. Tondelli si fa intervistare e finisce col dire sempre quello che gli interessa. La sua idea di scrittura, la voglia di creare nuovi luoghi dell’immaginario – “facciamo le Nashville come gli americani” – di raccontare la gente in platea, di parlare di omosessualità, di spiritualità, di sentimenti a modo suo. Lo chiamano tutti, dalle prime firme dei giornali, Giovanni Giudici, Natalia Aspesi, ai cronisti dell’Unione sarda e del Giornale di Sicilia, viene coinvolto dall’Espresso in un forum sul futuro della letteratura con Sanguineti e Guglielmi, e dà un parere su Bologna a 100 Cose, risponde a Mondo Operaio e a Lotta Continua, ad Amica e a Ciao 2001, a Famiglia cristiana e a Babilonia. Nel rispondere emana tutto il suo stile non più parlato, che cambia e cambia storie, poliedrico finno alla fine, fino alla solitudine e all’amore di Camere separate, c’è il suo sguardo che vuole tutto, la musica, i fumetti (Pazienza, certo), l’effimero, come si diceva, la moda, l’arte, l’on the road che ci possiamo permettere da Carpi lungo la via Emilia, le letture.
Dunque anni importanti questi che un po’ tutti si sono sforzati a definire inutili e dannosi? “Io li ricordo come un’esplosione di colori all’uscita di un decennio cupo e triste”.
Approfondimento
Sono ben 432 pagine che portano il lettore indietro nel tempo, trasportato nel mondo di Tondelli, quello degli anni Ottanta, ma non solo. Non si sente prigioniero di quegli anni. Bensì in queste pagine, Tondelli si rende preminente e dominante nella sua posizione di scrittore, senza indurre negli inciampi mediatici. Rappresenta senza fatica un decennio con atteggiamento critico e morale, grazie alla sua sincerità e al suo desiderio di guardarsi dentro.
Alberto Rossi