
Autore: Jan Brokken
Pubblicato da Iperborea - Novembre 2016
Pagine: 420 - Genere: Romanzo storico
Formato disponibile: Brossura
Collana: Narrativa

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Una pagina terribile e drammatica vissuta da 20 ex alunni del Liceo imperiale di San Pietroburgo, considerato dallo zar Nicola covo di agitatori e rivoluzionari, condannati alla fucilazione. Tra questi il ventottenne Fedor Dostoevskij.

Il mattino del 22 dicembre 1849, quindici slitte chiuse, accompagnate da gendarmi a cavallo, trasportarono una trentina di giovani al campo, per eseguire gli ordini dello zar Nicola: morte per fucilazione.
Fedor Dostoevskij fu arrestato e condannato per aver letto, alla ristretta cerchia di amici del Circolo Petrasevskij, la lettera a Gogol di un famoso critico letterario. Per questo, in quella gelida mattina di dicembre, si trovò costretto a indossare una tunica bianca, a baciare il crocifisso e ad assistere alla fucilazione dei compagni, prima di vivere la sua. Il plotone puntò i fucili, il comandante alzò la sciabola… arrivò una diligenza con la grazia concessa dallo zar.
Una lugubre farsa. I militari sapevano che lo zar aveva sospeso la pena, commutata nei lavori forzati in Siberia. Otto anni per partecipazione a “progetti criminosi”. Dostoevskij ebbe la pena dimezzata: quattro anni nel gulag di Omsk, con i piedi legati tra loro da una pesante catena, a contatto con criminali che nutrivano per lui profondo disprezzo. Fu solo, nella desolazione siberiana.
Trascorsi quattro anni, fu trasferito a Semipalatinsk, un paese sperduto in Siberia. In una casupola buia e sporca, tutta fuliggine e candele di sego, si ritirava il soldato semplice Fedor Dostoevski, senza paga e senza congedo, costretto alla povertà, ma soprattutto non libero di allontanarsi.
A Semipalatinsk arrivò, come Procuratore degli affari statali e penali, Alexander von Wrangel, che volontariamente aveva scelto di andare nella Siberia sudoccidentale. Convocò Dostoevskij per consegnargli le lettere che il fratello gli aveva inviato. Lo vide piangere e commuoversi. Da allora i due diventarono amici fraterni e quasi inseparabili. In quel lontano e freddo paese, amarono due donne sposate. Alexander conobbe Ekaterina a una festa e se ne innamorò. Si lasciarono dopo anni di una relazione appassionata ma tormentata. Fedor si innamorò di Marija, moglie di un Capitano della dogana, spesso ubriaco e assonnato. Quando il marito morì, lei sposò Dostoevskij, definitivamente libero. Il matrimonio però fu un fallimento. Marija morì qualche anno dopo. Fedor sposò la sua segretaria, con la quale visse lunghi periodi di povertà durante i quali fu costretto a chiedere soldi a tutti. E, secondo Alexander, a tentare inutilmente la fortuna con il gioco.
Furono gli anni in cui scrisse grandi capolavori della letteratura.
Il giardino dei cosacchi è il nome della dacia nei dintorni di Semipalatinsk, dove i due amici trascorrono l’estate torrida della landa siberiana. Fedor, facendosi guidare dall’esperienza dolorosa della prigionia, scrisse Memorie dalla casa dei morti.
Gli anni vissuti a stretto contatto con i peggiori criminali, lo portano a interrogarsi sulle origini del crimine. Ne deduce che il male è generato da una malattia: uno squilibrio mentale provoca il crollo della forza di volontà che, come un forte attacco di febbre, porta al crimine. Poi la febbre cala e tutto svanisce.
Approfondimento
Jan Brokken racconta dieci anni di vita di Dostoevskij. Il giardino dei cosacchi è una biografia romanzata, che approfondisce gli aspetti storici tra il 1849 e il 1860 in Russia, scandaglia la psicologia del protagonista e cancella tanti luoghi comuni intorno a un uomo tormentato, in lotta con l’epilessia, con i debiti, con le pene d’amore e con la mancanza di libertà. Dieci anni per liberarsi definitivamente dalle catene e riottenere i suoi diritti.
Il lettore, man mano che il racconto procede, è catturato e trascinato nel suo dramma.
Il dialogo si alterna, con perfetto equilibrio, alla narrazione: Jan Brokken inserisce altre forme di voci, le note, esplicative dei documenti da cui ha attinto le informazioni rielaborate narrativamente.
Jan Brokken, giornalista e scrittore olandese, scrive questa biografia di Dostoevskij basandosi su lettere, appunti e Memorie pubblicate dai familiari dei due protagonisti. Ha consultato documenti presso Istituti, Biblioteche, Enti e Musei Dostoievskij di San Pietroburgo, Mosca, Semipalatinsk. Di grande aiuto, infine, i cinque volumi della Biografia di Dostoevskij, scritta da Joseph Frank.