Autore: James Ellroy
Pubblicato da Bompiani - Giugno 2017
Pagine: 304 - Genere: Noir, Gialli, Racconti
Formato disponibile: Brossura
Collana: Classici contemporanei
📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
📗 eBook su ibs.it
📙 Versione Kindle
📙 Acquista online
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
Una città magnetica e spietata, luci che incantano e insieme stordiscono, personaggi affascinanti e al tempo stesso squallidi, opportunità irripetibili e fallimenti rovinosi.
È così che si può condensare il giudizio su Los Angeles: un ventaglio di storie nere, di vittime e carnefici difficilmente distinguibili tra loro, di verità piene zeppe di bugie e di traiettorie umane quasi sempre impossibili da calcolare.
Il suo dolore era stato maggiore del mio. Quel dolore delinea il confine che ci separa. La sua morte mi ha insegnato a guardarmi dentro e a mantenermi distante. Quel dono di consapevolezza mi ha salvato la vita.
Un editore col gusto per l’allitterazione e per i pruriginosi retroscena dello star system rievoca, ormai condannato dall’AIDS, l’epoca d’oro del suo giornale e la sua abilità nello sfornare scandali, muovendosi impunemente in bilico fra i luoghi frequentati dalle celebrità e il sottobosco popolato di questuanti, vecchie volpi e anime frivole, sempre pronte a cogliere l’occasione propizia per guadagnarsi un favore, un accordo, una stilla di notorietà. Una rêverie sugli anni della propria (de)formazione, la scoperta di un modo del tutto originale di vedere la città in cui si è cresciuti e da cui, forse, non ci si è mai voluti separare, filtrati attraverso il dialogo con il regista che sta trasponendo tutto questo sul grande schermo. Il ritorno (senza ritorno) di un noto personaggio dello spettacolo dei primi anni ’50, in un gioco senza dubbio più grande di lui, destinato a intricarsi ogni qualvolta si tenta di dipanarlo.
Il drammatico viaggio all’interno del caso che ha originato tutto e che ha reso quasi inevitabili le successive scelte di vita: l’assassinio della propria madre, omicidio rimasto irrisolto ma forse in grado di dare risposte ad altri interrogativi. Le disamine di casi mediatici e una profonda quanto amara riflessione sul sistema della giustizia americana, dalle modalità di indagine alle fasi del processo fino all’emissione del verdetto e all’esecuzione della sentenza.
E’ questo il panorama che ci offre la lettura di Hollywood trema, nuova raccolta di scritti dell’acclamato autore noir James Ellroy. Un mosaico di spunti biografici, considerazioni a margine di testi pubblicati in precedenza, metodiche ricostruzioni di fatti criminosi sulla scorta della documentazione fornita dalla polizia di Los Angeles o da investigatori in congedo, a contorno della fiction in quanto tale. Lo scenario, come detto, è quello della Città degli Angeli, ma non certo quello dei suoi quartieri più conosciuti e mondani: ci si muove nella periferia, tra case basse, negozi e locali di mediocre livello, lunghe arterie stradali. E ben si confà tale contesto alla qualità del libro, che, per quanto la prosa di Ellroy sia accattivante, cruda, mai scontata, resta un ammasso non ben definito di ritagli, appunti, pensieri, propedeutici alla riuscita dei suoi romanzi. Non si può arrivare a dire che sia impossibile trovare un filo conduttore, una traccia che guidi il lettore lungo le pagine: il senso di una città dalle molteplici facce, in grado di cambiare in modo irreversibile le persone, spingendole spesso ben oltre i limiti e le intenzioni – “Arrivi spregiudicato, riparti pregiudicato” è il motto-citazione che caratterizza Hollywood trema -, così come la consapevolezza che dietro la facciata sfavillante dei divi del cinema, delle ville lussuose, dei locali più trendy si nascondano storie sporche, grette, tragicamente cupe proprio perché difficilmente accostabili al mondo dei lustrini e degli orpelli, sospese in modo surreale tra realtà e finzione.
E mai momento, nel pieno di un caso come quello di Harvey Weinstein con l’incredibile ordalia mediatica che da questo è scaturita, risulta più appropriato per sublimare questa visione. Ma c’è anche di più, ossia l’idea che a partire dagli eventi più traumatici e disturbanti, come può essere quello vissuto in prima persona dell’autore, si possa costruire, salvo poi doverci fare i conti presto o tardi che sia, una qualche sorta di talento, di vocazione, addirittura di carriera; che l’indagine e l’esame di un caso, tanto quella reale quanto quella narrata, siano sempre una forma legittima di conoscenza, uno squarcio in cui infilare la testa e osservare i fatti per ciò che sono, talvolta anche a costo di venire a patti con i propri dubbi, le proprie angosce, tanto da modificare drasticamente il proprio modo di intendere le cose.
Malgrado tutto questo però in Hollywood trema non si racconta una vera e propria storia e questo resta l’enorme limite del libro, che in definitiva va a rimpinguare il già florido contenitore degli ibridi tra narrativa e documentario scritto: una soluzione poco classificabile, poco giudicabile e dunque poco interessante, a maggior ragione se si mette sul piatto il fatto che molto del materiale fosse già stato pubblicato in precedenza. Giocarsi il nome di James Ellroy come attrezzo di scasso per una posizione comoda in libreria può essere comprensibile per un editore, non per un lettore. Se noir deve essere, che noir sia: ma che sia una vera e propria trama, un racconto delimitato da saldi confini, non certo un guazzabuglio un po’ troppo fine a sé stesso, fatto di tracce, bozze e storie, magari già sentite e solamente impastate con qualche nuovo ingrediente. Ovviamente non si tratta di un invito a non leggere Hollywood trema, ma chi si aspetta suspense, azione e colpi di scena difficilmente terminerà l’ultima pagina soddisfatto.
Approfondimento
Tra i meriti (purtroppo pochi) di Hollywood trema va sicuramente annoverato il gusto descrittivo con cui Ellroy tratteggia e disvela al lettore le tecniche investigative usate dal LAPD e dai detectives con cui si trova a collaborare per costruire le proprie trame. Una sorta di piccolo compendio del buon poliziotto, fatto di rigore metodologico come di allenamento all’intuizione, di analisi delle prove e dei contesti come di recupero delle informazioni e delle testimonianze, che è al tempo stesso utile e interessante conoscere: utile perché permette di comprendere con una certa brutalità quanto una singola vicenda criminosa – contrariamente a ciò che nell’immaginario comune si tende a recepire – non è sufficiente a riempire, se non a saturare, l’attività delle strutture a tutela dell’ordine impegnate nella sua soluzione, poiché i fatti e gli individui che in quella vicenda sono coinvolti non si possono incastrare macchinalmente fra loro come in un puzzle; interessante perché mostra con chiarezza che a distinguere il bravo investigatore da quello incapace è un delicato equilibrio di profondità morale, acume deduttivo, empatia con la vittima e coi suoi cari, e non solo la capacità di usare un’arma o la vocazione all’autorità.