Autore: Esther Kreitman Singer
Pubblicato da Bollati Boringhieri - Novembre 2016
Pagine: 352 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: Varianti
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Deborah è figlia del rabbino di Jelhitz, un piccolo villaggio polacco in cui la ragazza trascorre gran parte della propria infanzia e adolescenza. Oppressa dalle leggi ferree della comunità e incompresa da una famiglia anaffettiva, la giovane protagonista si troverà costretta a compiere un atto di ribellione che la condurrà verso gli abissi dell’annichilimento.
Cosa mi spinge a fare sempre il contrario di quello che vorrei fare?
Agli inizi del Novecento vive a Jelhitz la famiglia del rabbino Reb Avram Ber, uomo ingenuo e privo di senso pratico. La moglie, Reitzela, è un donnino fragile dalla salute malferma, ma saggia ed eccezionalmente istruita per l’epoca, considerato che solo i maschi avevano diritto all’istruzione. Mentre Micheal, infatti, può liberamente andare in giro per le vie del villaggio e studiare, sua sorella Deborah, in quanto femmina è relegata in casa, dove svolge quotidianamente le faccende domestiche. Combattuta tra la devozione nei confronti della famiglia e il desiderio di un riscatto sociale, la protagonista di La danza dei demoni sceglie la via della ribellione, iscrivendosi dapprima in un gruppo socialista e acconsentendo a un matrimonio, che lungi dal renderla padrona di se stessa, le stringerà progressivamente i lacci intorno al collo. Trovandosi faccia a faccia col nulla e incapace di scegliere, Deborah sfiora gli abissi della follia e dell’auto-distruzione.
La danza dei demoni racconta la cupa e muta disperazione di una donna in una società fortemente patriarcale. Condannata al semianalfabetismo, Deborah è costretta a scandire le sue giornate svolgendo le faccende domestiche. In lei ribolle la rabbia di chi sa che l’istruzione è l’unica strada percorribile per uscire dalla mediocrità culturale dominante. Ma la ragazza ha una coscienza fortemente dimidiata, perché vittima di un retaggio difficile da scrollarsi di dosso. In questa prospettiva il matrimonio con il giovane Berish rappresenta l’ultima possibilità di affrancarsi di una famiglia indifferente e da un amore mai appagato. Una possibilità destinata a rimanere frustrata.
Approfondimento
Era troppo poco coraggiosa e troppo affettuosa per abbandonare al suo destino la madre sofferente e così – senza che nessuno glielo dicesse, senza che nessuno la ringraziasse – si rimetteva al giogo, agitandosi e soffrendo ancora di più a causa di quelle vane speranze di libertà – libertà che sembrava a portata di mano.
Deborah è solo l’ultima di una serie di figure femminili che a vario titolo si trovano costrette a sottostare alla ragion di stato. Da Penelope, Ifigenia, Antigone, passando per Ermengarda, la letteratura è piena di donne sacrificate sull’altare della convenienza e dell’interesse particolare di pochi. Non può non venire alla mente la dolce e folle Maria di Storia di una capinera, anche lei condannata a intraprendere una strada non pienamente desiderata. La follia diventa il solo gesto di ribellione possibile. Ma la follia di Deborah in La danza dei demoni non si nutre di gesti esasperati e spettacolari, essa è piuttosto la passiva estraneazione dal mondo, la volontaria rinuncia alla vita stessa.
Rifugiarsi in una realtà alternativa è necessario per ingannare il presente e compiere, quasi solo per gioco, scelte destinate a rimanere nel subconscio. A queste eroine, vittime di una sopraffazione accettata e ampiamente incoraggiata, è negato il lieto fine e, anche quando si rifugiano in un mondo onirico ad occhi aperti, non riescono ad immaginare un barlume di speranza. Nel suo mondo alternativo la stessa Deborah vede umiliato anche l’ultimo desiderio rimastole, senza però suscitare commiserazione o scontati pietismi. Concorre a evitare ciò la lucida razionalità che contraddistingue i pensieri della giovane donna, determinata ad evitare consolatori autoinganni.
Il merito maggiore dell’autrice Esther Kreitman Singer risiede nella grande capacità analitica e introspettiva, capace di sviscerare gli stati d’animo della protagonista senza inutili e facili patetismi. Lo stile asciutto e sobrio è perfettamente consono all’ambientazione scabra del romanzo che, privo di orpelli, lascia che siano i fatti a parlare.
Mariangela Librizzi
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