
Autore: Anna Hope
Pubblicato da Ponte alle Grazie - Maggio2107
Pagine: 395 - Formato disponibile: Brossura
Collana: Scrittori

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Una storia d’amore nata nell’improbabile ambiente di un manicomio nella campagna inglese di cento anni fa ha poche possibilità di sopravvivere; ma nonostante tutto, questo amore riesce a crescere e a volare lieve e lontano come una rondine, a dispetto delle regole, delle inferriate e delle persone che cercano di sopprimerlo.

Ella, una giovane donna della classe proletaria, si ritrova rinchiusa in manicomio dopo una crisi isterica dovuta alle condizioni estreme del suo lavoro in una filanda: nella struttura sono ricoverate, o meglio, tenute prigioniere, due migliaia di persone tra uomini e donne, rigorosamente separati.
Solo in occasione del ballo del venerdì sera alcuni di loro hanno la possibilità di incontrarsi e ballare insieme, anzi questa pratica è caldamente consigliata dai medici, in particolare da Charles, che ha incentivato anche l’uso della musica come terapia.
John, irlandese di poche parole ma colto e gentile, è in manicomio a causa della depressione dovuta alla morte della figlioletta e all’abbandono della moglie; il lavoro manuale gli permette di lavorare all’esterno e comincia a sognare di fuggire, finché incontra Ella e da quel momento la sua vita viene scandita dai fugaci attimi in cui i due riescono a incontrarsi e a scambiarsi delle lettere e dei preziosissimi regali: un fiore selvatico, una piuma di rondine, parole poetiche.
Ella accoglie questa inaspettata gioia, e sembra conoscere finalmente un minimo di felicità, ma è analfabeta, e deve per forza coinvolgere Clem, un’altra paziente, nella lettura delle lettere; la gelosia di Clem, unita a un inasprirsi delle condizioni di vita dei ricoverati e alla scoperta da parte dei medici della storia tra John e Ella, porta al precipitare degli eventi, e anche se la vita avrà altri progetti per loro, sapranno fare tesoro di questi preziosi momenti.
La lettura di La sala da ballo risulta molto coinvolgente ed emozionante: la storia è scritta in modo dettagliato e ricco di descrizioni di colori, suoni, sensazioni. Anna Hope riesce a ricreare perfettamente l’atmosfera all’interno del manicomio, facendoci partecipi dei cattivi odori, del caldo terribile, della voglia di fuggire via, ma anche della delicatezza di una piuma di rondine o della leggerezza della musica.
Approfondimento
L’intreccio di La sala da ballo è molto interessante, perché i vari capitoli sono descritti dal punto di vista dei diversi protagonisti, così che il lettore riesce ad avere una panoramica delle opinioni e dei pensieri dei personaggi, stile che può richiamare quello della scrittrice Jodi Picoult.
In particolare i capitoli dal punto di vista del dottor Charles narrano molto bene il suo percorso da medico scrupoloso e sensibile a fanatico della eugenetica e della catarsi dalla corruzione, che lo portano a giudizi errati e decisioni fatali per i pazienti del manicomio.
Infatti se in un primo momento Charles sembra capire l’importanza della musica e del miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti come terapia, poi egli cambia completamente atteggiamento: impedisce il ballo del venerdì e la lettura dei libri ai pazienti, non capisce la passione di Clem verso di lui, e anzi la spingerà verso il baratro, promuove e cerca di mettere in pratica la sterilizzazione nei pazienti.
Invece nei capitoli dal punto di vista di Ella e John sono le emozioni a farla da protagonista: prima la voglia di fuggire e la ribellione, poi la tenerezza e l’incredulità dell’innamoramento; la tensione erotica che sentiamo crescere a poco a poco coincide anche con la situazione sociale dell’epoca, in cui stavano aumentando le preoccupazioni politiche e sociali che avrebbero portato alla prima guerra mondiale.
Caos. Lo sentiva incombere al margine delle cose.
Consiglierei questo romanzo a chi ha amato le atmosfere di Follia di Patrick McGrath e di Qualcuno volò sul nido del cuculo, ma anche a chi vuole leggere una bella storia d’amore struggente e delicata, con un finale non scontato, ma sicuramente emozionante e commovente.
Elena Naldi
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