
Autore: Antonio Manzini
Pubblicato da Sellerio - Novembre 2015
Pagine: 115 - Formato disponibile: Brossura
Collana: Il divano

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Giorgio Volpe, pluripremiato scrittore italiano, attende a casa sua Fiorella, editor della casa editrice Gozzi, per i pochi ritocchi al suo recente romanzo, prima della pubblicazione. Arrivano invece Aldo e Sergej, che pretendono di riscrivere la storia, secondo le direttive orientate al profitto della SIGMA, il colosso editoriale che ha inglobato quasi tutte le case editrici. A Giorgio Volpe si impone una scelta dolorosa: difendere la sua libera attività di pensatore o accettare l'imbarbarimento della letteratura in nome del successo.

Quel libro poteva essere la sua tomba o la sua consacrazione.
Giorgio ha appena terminato di scrivere “Sull’orlo del precipizio”, romanzo in cui la piccola storia della sua famiglia si intreccia con la grande storia dell’Italia del XX secolo. La casa editrice Gozzi lo riconosce subito un capolavoro ed è pronta alla sua pubblicazione. Giorgio si deve trovare con Fiorella, la sua editor di fiducia, per lavorare di lima sul romanzo, che è già perfetto. Tre giorni in tutto.
Il giorno convenuto si presentano invece per l’editing due “energumeni”: Aldo, che sembra uscito da un’agenzia immobiliare, e Sergej, che possiede uno sguardo diagnostico come una TAC. I due pretendono di “far camminare la sua storia” con tagli e cambiamenti di registro narrativo più adatti alla moderna linea editoriale della SIGMA, la grande casa editrice che ha fagocitato le altre più piccole.
Giorgio prova a ribellarsi a colpi di metafora, metasemema e lemma alla banalizzazione del lessico voluto da Aldo e Sergej, senza peraltro impressionare i due.
“Cazzo è un incubo. Ora mi sveglio e questi due non ci sono più”, si ripete lo scrittore a bassa voce. Invece i due sono lì vivi e vegeti e pretendono anche di imporre ritmi di lavoro accelerati, perché, si sa, il tempo è denaro.
Giorgio decide allora di partire alla ricerca della vecchia casa editrice Gozzi e dei vecchi amici per sapere che sta succedendo e che fine essi abbiano fatto; l’aspettano fughe, pedinamenti e nani inseguitori travestiti da Dracula e Frankestein durante la festa di Hallowen.
Apprende infine dalla collega Margherita De Paolis, grande giallista, diventata elegantissima scrittrice di ricette per una ex velina, che nessuno sfugge alla terribile casa editrice. “Siamo tutti argilla nelle mani della SIGMA” gli svela con un filo di voce per non essere udita da orecchiute spie.
Giorgio Volpe, dopo un tragicomico colloquio con Federica Celletti, la capa, presenta il suo libro “Sull’orlo del precipizio” al salone del libro di Torino e già pensa al nuovo romanzo dal titolo “Il fondo del barile”, un altro successo!
Se l’arte della scrittura diventa merce, soggiace inevitabilmente alle leggi del mercato: esse sono sempre quelle del profitto a discapito dell’onestà intellettuale dello scrittore e del lettore, uniti da un tacito patto di fiducia. Le vicende di Giorgio Volpe, della sua casa editrice e dei suoi amici scrittori raccontate in Sull’orlo del precipizio invitano a riflettere sulla pericolosità di una eventuale egemonia letteraria, gestita da un gruppo ristretto di persone che impone le stesse idee e gli stessi gusti espressi in un’unica lingua sciatta e banale.
Antonio Manzini sa come si scrive un romanzo e come creare una storia garbata, esilarante, irriverente proprio sulla sua fine. E sa anche che la scrittura umoristica descrive magistralmente situazioni per le quali non ci sarebbe proprio nulla da ridere. Per capire meglio la realtà, una risata è quello che ci vuole!
Approfondimento
Giorgio Volpe è il don Chisciotte di una situazione disperata, quella che sta portando l’editoria verso un unico modo di vedere e di pensare. E come don Chisciotte tenta di opporsi al nuovo che avanza e che gli si presenta con una serie di dialoghi esilaranti.
Qui se ne propongono alcuni:
“Vuole che le legga l’incontro tra i coatti e don Abbondio?”
“I coatti?”
“I Bravi, dai”
oppure:
“La narrativa italiana non c’è più!” disse in un fiato Margherita.
“Come non c’è più?”
“No. Ora si chiama..[…] comunicazione in lingua indigena.”
oppure
“Il suo prossimo libro deve attestarsi sulle 700mila copie e così quelli a venire. E per fare questo dobbiamo unificare i codici prodotto”. Come se i libri fossero cioccolatini!
Si ride, ma è un riso amaro questo: l’omologazione e la dittatura del pensiero non aspettano altro che il lettore si distragga, deponga la mente pensante e critica per prendere il sopravvento. Non lasciamo che ciò accada.
Marzia Bonfanti
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