
Autore: Chris Weitz
Pubblicato da Sperling & Kupfer - Ottobre 2016
Pagine: 308 - Genere: Fantascienza, Young Adult
Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: Pandora

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Jefferson e Donna vengono brutalmente separati l’uno dall’altra durante un disperato tentativo di fuga da una nave della Marina. Cervellone sta lentamente impazzendo. E ci sono sopravvissuti alla Malattia, molti sopravvissuti, fuori dalle Americhe. Cosa può esserci di peggio? Basta leggere per scoprirlo.

«Ti dirò cosa faranno con voi. Vi terranno come rari esemplari. Siete i primi ragazzi a uscire vivi dalla zona dell’epidemia, con un antidoto fatto in casa preparato alla bell’e meglio dal tuo amico e da quel matto giù a Plum Island.»
Due anni dopo gli eventi narrati nel primo capitolo della trilogia di Young World, Jefferson, Donna e pochi altri sopravvissuti alla Malattia che ha sterminato la popolazione di un intero continente si ritrovano a bordo di una nave della Marina Americana, che cerca di carpire loro informazioni sulla loro sopravvivenza. È a bordo che i ragazzi fanno la conoscenza di Chapel, un membro della Resistenza, che li convince a fuggire e a unirsi alla sua lotta contro il sistema. Durante l’improvvisata fuga, Donna rimane indietro e si fa catturare per permettere agli altri di andarsene; è così che le loro strade si separano. Da qui in poi, la narrazione si divide in due filoni principali: da una parte la storia di Jefferson, Theo, Chapel, Cervellone e gli altri, che tornano in America speranzosi di riunire tutte le Tribù, riappacificarle, distribuire loro la cura e rendere l’America grande di nuovo, come avrebbe detto un simpatico signore di colore arancione presidente degli States, dall’altra quella di Donna, che viene requisita dal governo Inglese e ospitata a Cambridge da un membro del Ministero degli Esteri di Sua Maestà la Regina, come egli stesso declama con voce altisonante. E in tutti e due i casi, la storia prosegue tra colpi di scena, tradimenti a più riprese, relazioni improvvise, guerre da evitare, ritorni improvvisi di personaggi creduti morti e una suspense così fitta da poterla tagliare con il coltello. Provare per credere.
«Questa è una mia idea», dico. «E l’avrei esposta con chiarezza già prima se tu non avessi minacciato di spargere il mio cervello sul pavimento. La tua gente ha già pagato molto. Hanno dato la loro vita. E per questo voi avrete la Cura per primi. Ma non sono qui per dare il via a un massacro.»
Approfondimento
The new order è palesemente ispirato a Il signore delle mosche di Golding, forse anche troppo, tanto da essere citato più volte da vari personaggi nel corso della narrazione. Tuttavia, rispetto a quest’ultimo, The new order è molto più ironico e, a tratti, decisamente meno crudo. E rispetto allo scenario post-apocalittico simil-prigione-di-Stanford narrato in The young world, il capitolo precedente, e ne Il signore delle mosche, per la prima volta qui appaiono tracce di civiltà e addirittura un’Inghilterra, Cambridge per la precisione, quasi incontaminata.
Ciò, ovviamente, non si applica per gli Stati Uniti, New York in primis. Eh già, non so per quale motivo, ma è ormai da lunga tradizione che qualsiasi super cattivo, astronave carica di alieni, minaccia planetaria, epidemia, invasione zombie eccetera che la letteratura moderna e il cinema scatenano sul nostro pianeta parte sempre da New York. E in attesa della prossima catastrofe, cosa potrebbe esserci di meglio da fare, se non leggere un buon libro?
«Io dico… vi chiedo… di dare a tutti noi un’altra possibilità. Possiamo fare qualcosa di meglio delle tribù e della guerra. Possiamo fare la vita.» Non mi acclamano; non fanno niente di niente. Un mormorio basso come un battito di cuore, mi sembra. O forse è solo il mio, di cuore. Solone annuisce. Guarda la folla. «Va bene», dice. «Cosa sarà allora? Guerra?» Qualche mano si solleva… altre le seguono. «Pace?» chiede. In silenzio si alzano. Centinaia, un migliaio. Le lacrime arrivano.
Andrea Margutti