
Autore: Giorgio Fontana
Pubblicato da Sellerio - Settembre 2016
Pagine: 194 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: La memoria

📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
📙 Versione Kindle
📙 Acquista online
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
Alessio è un giovane cinico che ha trovato nella filosofia del “dolceamaro contentarsi” un efficace rimedio alle passio-ni. Ma l’illusoria serenità è destinata a frantumarsi sotto i colpi di un amore perduto, destinato ad assumere i contorni di una vorace ossessione che lo condurrà al totale annichilimento di sé.

Si sopravvive a tanti inferni, e non a un solo paradiso.
Due amici di vecchia data si ritrovano per caso in un bar di Milano. Dopo un lungo silenzio dettato dall’imbarazzo, Alessio, decide di raccontare all’amico il più grande dolore della sua vita: la perdita di Martina, la donna da lui amata. Convinto assertore, fino a quel momento, di appartenere alla “mitica” progenie di uomini “privi di un organo deputato al sentimento”, si ritrova ben presto a fare i conti con un inatteso sconvolgimento dei sensi. L’amore abbatte una dopo l’altra le barriere che Alessio aveva costruito intorno a sé nel tentativo di garantire la propria incolumità sentimentale. Si abbandona allora all’amore per Martina, che lo lascerà senza troppe spiegazioni, innescando un processo di autodistruzione personale che porterà il protagonista all’oblio di se stesso.
Un solo paradiso è un libro che ha un potenziale inespresso. Gli fa difetto anzitutto la superficiale introspezione psicologica dei personaggi. Alessio è, infatti, un ragazzo che ha profondamente radicata una visione distaccata dei sentimenti. La “conversione” che si attua il lui è repentina e scarsamente giustificata. Non basta che il protagonista giunga alla consapevolezza che non c’è via di scampo e che «per quanto andasse contro ogni ragione, ora dipendeva da quella creatura magra e intontita che lo abbracciava» perché appaia credibile la rinuncia al “dolceamaro contentarsi”:
«Alessio comprese che il dolceamaro contentarsi era un modo di corteggiare il nulla. Sfiorando appena la superficie delle cose, eri al riparo da qualunque forma di distruzione. L’amore invece lo portava a esistere con una violenza inimmaginabile […]».
Non meno abbozzato è il personaggio di Martina, la donna che per tutto il romanzo appare indecifrabile e spinta all’azione da motivazioni tanto scarsamente indagate da apparire futili. Ne deriva che la disperazione del protagonista, sempre uguale a se stessa, appaia largamente insensata. Non si può non concordare con l’interlocutore di Alessio quando afferma semplicisticamente: «Senti, credo di avere intuito. Ti sei innamorato, poi qualcosa è andato storto e stai ancora soffrendo. È successo a tutti, no?», frenando a stento la rabbia per l’immaturità di cui è pregna l’opera.
Approfondimento
Perché una storia funzioni è necessario che ci sia un contrasto da cui scaturisca una storia appassionata e appassionante. Un romanzo che si propone di narrare la lenta e inesorabile “catàbasi” (ossia, discesa agli inferi) del suo protagonista dovrebbe avere una natura profondamente tragica. Il grande difetto di Un solo paradiso è l’assenza di un antagonista. Si può accettare che Alessio abbia i connotati dell’antieroe (una caratteristica già presente in alcuni drammi greci), ulteriormente accentuati dall’ostinata accettazione di un avverso destino, ma l’assenza di un alter ego rende l’opera fiacca e priva di mordente. Si avverte, cioè, la mancanza di un antagonista in grado di esaltare le qualità o i difetti di Alessio.
Non di meno, anche gli altri personaggi che gravitano attorno alla vita del protagonista costituiscono una pletora di individui privi di spessore e non è sufficiente qualche vago cenno alla loro indole per restituire al lettore un’idea delle emozioni che li agitano dentro. Avrebbero, ad esempio, meritato un approfondimento il fratello e il padre di Alessio, poiché, come suggerisce Giorgio Fontana, è dalla famiglia che sembra essersi originato il bisogno di soffocare le emozioni.
Lo stile è colloquiale e, nonostante aspiri a elevarsi di tanto in tanto, si ha l’impressione di trovarsi dinanzi ad un racconto poco meditato e monotono.
Mariangela Librizzi
[amazon_link asins=’B01FXMAJRI,B00JWPYVG8,8838925887,B017J0V8Y0′ template=’ProductCarousel’ store=’leggacolo-21′ marketplace=’IT’ link_id=’04bf9a48-12d1-11e7-83d6-ddad6ec58794′]