
Autore: Marilù Furnari, Martina Spalluto
- settembre 2020
Pagine: 131 - Genere: Biografico, Autobiografico
Formato disponibile: Brossura, eBook
ISBN: 9798677188329
ASIN: B08KGGNZ78

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Il libro racconta la storia di Lenci Esule fiumana che ha vissuto sulla sua pelle il dramma del nazi-fascismo e dell'invasione partigiana dei titini che ha compiuto una strage senza precedenti attraverso le foibe. Marilù e Martina ci raccontano la storia di una donna che in età avanzata decide di raccontare i drammatici episodi della sua vita, come una liberazione da tutte le sue angosce. Parole toccanti, eventi incredibili che hanno segnato per sempre la sua giovinezza.

L’Esule fiumana è un romanzo scritto a quattro mani da Marilù Furnari e Martina Spalluto che ci racconta la storia di Lenci una ragazza profuga fiumana, il vero nome di Lenci è Maddalena, il suo soprannome gli era stato affibbiato proprio dal padre morto nel 1935 quando lei era ancora piccola, la chiamava in quel modo a causa del colorito che aveva quando era ancora un piccolo batufolo, era un roseo colorito il suo, tipico delle bambole “pannolenci”.
Lenci visse con sua madre e i suoi fratelli a Fiume, ebbe un’educazione molto rigida la madre di origine austriaca era una donna molto severa, giunse in Sicilia nel 1948 ai campi profughi di Termini Imerese, dopo l’esodo da fiume, e dopo aver lasciato la nonna a Fiume; vennero accolti quindi in terra di Sicilia. La ragazza prosegui i suoi studi al collegio di Maria di Monreale, e proprio in quel periodo conobbe l’amore, Pippo Furnari che divenne suo marito. Lenci in età avanzata, dopo le sollecitazioni della sua nipote più piccola Martina, decide di raccontare il suo passato, e proprio la storia narrata nei capitoli seguenti di questo libro ci fanno capire quanto il suo passato sia legato ad episodi che gli hanno lasciato delle profonde ferite nell’animo non ancora rimarginate.
La storia di questa donna è legata al periodo post-bellico, le vicissitudini trascorse a Fiume durante l’invasione dei partigiani titini, durante l’esodo da quella città della Croazia fino alla sistemazione definitiva in Sicilia.
“Iniziò così il massacro delle foibe. Il nome foiba deriva dal latino fovea che significa fossa. Erano voragini rocciose a forma di imbuto rovesciato create da corsi d’acqua e potevano raggiungere anche i 200 metri di profondità. I partigiani di Tito non andavano per il sottile; infatti migliaia di persone vennero gettate in queste cavità carsiche, tipiche della Venezia Giulia e che erano state utilizzate in precedenza anche dai fascisti per eliminare gli avversari politici. L’intento dei comunisti di Tito era quello di buttare nelle cavità carsiche tutti i nemici politici e gli italiani rappresentavano la maggior parte. Le uccisioni avvenivano in maniera spaventosamente crudele.”
In quel periodo nero a Fiume ci fu un vero e proprio massacro, e così anche Istriani, dalmati, e giuliani, coloro che riuscirono a salvarsi abbandonarono le loro case ammassando sui carri le poche cose rimaste con la promessa di un risarcimento che non arrivò mai. Fuggivano dalla morte come i fiumani, dall’attacco feroce dei titini che bruciavano villaggi e occultavano i cadaveri nelle fosse.
In mezzo a questo grande dramma della storia, Lenci riuscì a partire da fiume con la famiglia in uno scenario quasi apocalittico, fu costretta ad abbandonare per sempre la sua vita normale, come la scuola, il cinema, la chiesa, il mare. La guerra travolse per sempre la sua vita, squarciando quella quiete di normalità a cui tutti abbiamo diritto.

Una storia che tocca, per non scordare un doloroso passato.
C’è una parte del libro che mi ha appassionato molto anche quando cita quello che fece la sua famiglia per aiutare alcuni ebrei nel periodo della deportazione nazista, di quando la madre rischiò davvero tanto nascondendo in una cassapanca dei testi sacri degli amici ebrei che poi fu costretta a distruggere purtroppo a causa di un’ispezione da parte di alcuni soldati tedeschi. A casa di Lenci come è raccontato nei primi capitoli, erano abituati a convivere con gli ebrei in quanto la loro educazione era multietnica, la loro cultura li portava a rispettare tutte le etnie presenti. Spesso ospitavano a casa ebrei e capitò anche che li nascondessero. Questo episodio ci fa capire la forte sensibilità dei fiumani nei confronti dei perseguitati, dopo tutto, ben presto loro stessi si ritrovarono proprio dalla parte dei perseguitati.
“Una notte Lenci, svegliandosi, scorse la mamma e la nonna affacciate alla finestra, in lacrime. Silvia Polak, una sua compagna di classe, insieme a tutti i suoi familiari, stava per essere portata via per essere infoibata dai titini. Lenci pianse a lungo. La notte bisognava stare in silenzio, bisognava stare a casa il più possibile. Si sentivano spesso spari e lei si nascondeva sempre sotto le coperte. Ricorda la storia di Enrichetta, sorellina della sua amica Lucia Hoedl, sparita nel nulla.”
A causa del poco spazio mi sono limitato a citare alcuni degli eventi più importanti, ma credetemi c’è ancora tanto da leggere in questo libro, come avete visto L’Esule fiumana è un romanzo davvero molto intenso, ci racconta delle vicende che hanno sconvolto diverse nazioni in un importante evento storico come quello della seconda guerra mondiale ed il suo seguito, Marilù Furnari e Martina Spalluto con grande coraggio e sensibilità hanno raccolto questa importante testimonianza e spetta a noi leggerla e farla conoscere a tutti, per sensibilizzare le nuove generazioni e soprattutto per imparare dagli errori del passato.
Approfondimento
Il libro rappresenta la vera biografia di Lenci De Santis, esule fiumana che ha perso tutto dopo la persecuzione dei titini, il ricordo delle sue vicende passate vengono trascritte in questo libro perché per troppo tempo la storia della sua terra è stata ignorata e nascosta, e finalmente anche grazie a queste pagine ritorna alla ribalta.
Per lungo tempo la donna ha evitato di raccontare questa storia, forse per paura di terrificanti ricordi, o semplicemente perché non riusciva a trovare qualcuno in grado di ascoltarla con la giusta sensibilità. Ma oggi grazie a Marilù Furnari e Martina Spalluto possiamo conoscere e vivere un frammento di quell’epoca, divenire testimoni di un evento tragico che ha segnato per sempre la vita di Lenci.
Fabrizio Raccis