![Recensione di Blado 457 – Oltre la barriera del tempo di Erika Corvo Recensione di Blado 457 – Oltre la barriera del tempo di Erika Corvo](http://www.leggereacolori.com/wp-content/uploads/2014/02/blado-457-di-erika-corvo-212x3001.jpg)
Autore: Erika Corvo
Pubblicato da Neverland, Youcanprint - giugno 2012
Pagine: 268 - Genere: Fantascienza
Formato disponibile: Brossura
Collana: Narrativa
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Una storia d'amore e sopravvivenza in un futuro post-atomico in cui le difficoltà da affrontare sono molteplici: umanoidi, mutanti e, ultimi ma non meno importanti, i Rest, umani che vivono sottoterra e che continuano a sfruttare il reattore nucleare per sopravvivere a discapito di coloro che vivono in superficie.
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Parto da un presupposto: non amo i romanzi di fantascienza, eppure questo libro mi ha davvero sorpresa. So riconoscere un romanzo scritto bene, quando lo incontro, e questo è uno di quelli. Erika Corvo immagina un futuro post-atomico in cui, a duecentocinquant’anni da una terribile guerra mondiale nucleare, il mondo così come lo conosciamo è andato completamente distrutto e, al suo posto, vi è una realtà abitata da pochi umani, molti mutanti e uomini resi umanoidi dalle radiazioni. In questo nuovo mondo, le donne fertili sono ormai pochissime e, proprio per questo motivo, vengono adorate come Dev, ovvero divinità: a loro spetta il comando della tribù nella quale si trovano e ogni loro ordine è legge. Blado 457 ha un nome seguito da un numero e non è un caso: per quasi tutta la sua vita, infatti, ha vissuto con i Rest, ovvero con i Re-establishers, coloro che da duecento anni vivono in cunicoli sotterranei continuando a sfruttare l’energia proveniente dal reattore nucleare che possiedono. Blado, però, ha compreso da tempo che quel reattore è pericolosissimo sia per loro che per le popolazioni che vivono all’aperto, i cosiddetti Esterni. Non solo: il popolo dei Rest è governato da un vero e proprio tiranno, Cornelius, che nasconde importanti verità in archivi e computer ai quali nessuno ha accesso. E’ da uno di quegli archivi che Blado sottrae il dossier riguardante un modulo temporale pensato nel Pre-Bomba (duecento anni addietro) che, se funzionante, permetterebbe di viaggiare nel tempo. Il modulo – incredibilmente simile a una cabina telefonica rabberciata – funziona davvero e permette a Blado di giungere a duecentocinquant’anni di distanza dal suo tempo attuale, nel Pre-Bomba. E’ lì che, nel mondo così come lo conosciamo noi, nel tempo immediatamente precedente alla devastante guerra atomica, incontra Susan. Gli basta guardarla in volto, nascosto in un angolo dello studio nel quale Susan Wong lavora, per capire di essersi innamorato di lei. Ed è per questo che, a pochi minuti dall’inizio della devastazione atomica, non riesce a resistere alla tentazione di rapire Susan e spingerla con la forza nel modulo temporale, portandola con sé nel suo futuro abitato da mostri, piante decisamente carnivore e un’infinita serie di pericoli di questo genere.
Il romanzo è davvero degno di essere letto anche da coloro che, come me, non sono appassionati del genere. I pregi del libro sono molti e, tra gli altri, il più importante è sicuramente l’organicità, caratteristica che ritengo essenziale per tutti i romanzi che, come Blado 457, hanno un intreccio molto complesso. L’organicità è resa evidente dalla perfetta distribuzione dei tempi narrativi, dall’assenza di scompensi, dal giusto equilibrio tra inizio, parte centrale e fine. La trama, pur complessa, si svolge con linearità e semplicità nel corso delle pagine senza mai caricare il lettore di quel senso di smarrimento che ho provato molte altre volte, leggendo romanzi dello stesso genere. Altro pregio imprescindibile è la coerenza. La Corvo, infatti, non si contraddice mai, possiede grande memoria e grande capacità risolutiva dei problemi narrativi: ogni qualvolta notavo un elemento insolito, la voce narrante mi rispondeva tempestivamente, quasi anticipando le mie perplessità. Inutile dirvi che serve davvero una grande capacità organizzativa per prevenire tutti i dubbi e le varie malignità del lettore. Degno di nota è anche l’aspetto dell’imprevedibilità: è realmente difficile, anche per il più furbo dei lettori, intuire gli sconvolgimenti e i colpi di scena che si susseguono nel finale del romanzo. L’autrice è accorta e sta ben attenta a non seminare indizi compromettenti nel corso del libro in modo tale da non insospettire chi legge e, lo ammetto, la tattica funziona appieno.
Passando all’intreccio, devo riconoscere la bravura dell’autrice nel delineare la tridimensionalità psicologica dei personaggi, partendo dai protagonisti per arrivare ai comprimari. Susan Wong è una ragazza forte e determinata, un talento dell’informatica che sembrerebbe impossibile da spaventare o cogliere di sorpresa. Eppure, una volta catapultata nel Dopo-Bomba, in un mondo sconosciuto e pieno di pericoli, mostrerà tutte le sue fragilità e sarà proprio tra le sue debolezze che troverà il coraggio di andare avanti, di levarsi una scarpa e farsi tagliare la pianta del piede affinché il dolore le impedisca di cedere alla droga dei Fitokillers, la lucidità mentale di continuare a mentire una volta fatta prigioniera dai Rest, di non perdersi mai d’animo. Blado, d’altro canto, è ingenuo e furbo al tempo stesso: conosce tutti i pericoli del nuovo mondo, sa come impedire gli attacchi dei mutanti e come calmare una famiglia intera di Grandi Alati infuriati eppure, dinanzi alla bellezza e alla femminilità della donna che ama, torna bambino in una manciata di secondi.
Interessantissimo è proprio l’aspetto della trama che riguarda le Dev. Ho davvero apprezzato il modo in cui la Corvo è riuscita, calandosi perfettamente nella finzione letteraria, a esaltare la donna come sorgente di vita, luogo della fertilità in cui riposa il mistero della nascita, del perpetuarsi della specie umana. L’ho apprezzato perché ho visto, in tutto ciò, un puro e sincero riconoscimento del valore della vita e della donna che ne è fautrice, senz’ombra di polemica né iperfemminismo latente. Per quanto riguarda lo stile, ho già parlato precedentemente di linearità e semplicità ed aggiungo, a questo punto, l’elemento dell’eleganza. Mi è capitato spesso di leggere romanzi di fantascienza caratterizzati da uno stile rozzo, duro, macchinoso; al contrario, il romanzo della Corvo è improntato su uno stile limpido, privo di fronzoli, descrittivo con moderazione e narrativo con passione. Sembra quasi di percepire, tra le righe, l’elettricità della forza creativa, dell’inventiva dell’autrice. Sono dell’opinione che la fantascienza sia un genere di difficilissima applicazione: è necessario possedere i talenti dell’inventiva, dell’originalità, della chiarezza. Erika Corvo li possiede tutti e tre, e questo non può che rendere il suo romanzo un’ottima prova d’autrice.