
Autore: Lyudmila Petrushevskaya
Pubblicato da Einaudi - 16/02/2016
Pagine: 200 - Genere: Narrativa Contemporanea
Collana: Stile libero big
In libreria dal 16 febbraio 2016
Una città messa in ginocchio da una violenta epidemia; un colonnello visitato in sogno dalla moglie defunta che gli intima di non sollevarle il velo dal viso; una donna pedinata da un tale che sostiene di essere suo marito. Apparizioni, interventi sovrannaturali, incubi e scherzi del destino. Dai Canti degli slavi orientali, le Allegorie, i Requiem e le Fiabe prorompe una galleria di personaggi sulfurei e vibranti. Tratteggiati col piglio inimitabile dell’enfant terrible della letteratura russa. Petrushevskaya ha diviso i suoi diciannove racconti in quattro sezioni. Ognuna delle storie è concisa, puntuale, strutturata con cura, e tuttavia intrisa di molli e disarmonici mutanti degli orrori, come i due ballerini che, in uno dei racconti, sono fusi tra loro in un corpo solo. “Nina mi invitò a casa sua e lì vidi strane cose“, si legge in una frase di una delle favole. Con locuzioni semplici come questa, in C’era una volta una donna che cercò di uccidere la figlia della vicina la Petrushevskaya sviscera le bizzarrie che ha preparato per i suoi lettori, lasciando che siano questi ultimi a stabilire ciò che è reale, ciò che è realmente strano, e ciò che è stato ulteriormente deformato dalla prospettiva da “casa degli specchi” dei suoi narratori.
Lyudmila Petrushevskaya è nata a Mosca nel 1938. Sebbene pubblichi racconti da decenni, le sue opere hanno ottenuto soltanto da poco tempo il plauso della critica internazionale. I suoi scritti sono stati ufficialmente osteggiati durante l’era sovietica, benché siano solo in misura marginale “politici” in senso stretto – evidentemente, però, il loro senso di malessere e le inquietanti crudeltà delle case e delle vite russe facevano a pugni con il bisogno statale di visioni che incarnassero l’utopia socialista. Nonostante la poco elevata opinione di censori e creatori di stile sovietici, oggi le sue storie rappresentano una sbirciatina intrigante, attraverso il buco della serratura, su strati e strati della vita quotidiana russa, nella quale i miti pre-moderni crescono, come rampicanti, lungo i lati degli alti caseggiati urbani.