Viaggio nel mondo dello scrittore Luca Zantei manager di professione e scrittore per passione, attraverso la sua ultima fatica letteraria Yaba – la paura vive con noi un thriller affascinante che vi stupirà per ritmo e ambientazione. Abbiamo avuto il privilegio di scambiare due chiacchiere con questo autore, di sondare alcune curiosità legate al suo ultimo libro e di entrare dentro la sua officina letteraria:
Come e dove nasce la passione per la scrittura di Luca Zantei?
Difficile rispondere a questa domanda. Ho iniziato scrivendo poesie da ragazzo, nei momenti di tristezza e sconforto. La mia è stata una sorta di scrittura terapeutica e mi ha aiutato a superare i periodi di malinconia tipici della grandinata ormonale dell’adolescenza. Poi, il lavoro ha catalizzato tutte le mie energie fino al lock-down per il Covid, quando l’inaspettato tempo libero e una storia che mi rimbalzava in testa da tanti mesi, mi hanno spinto a iniziare il mio primo romanzo. È stata una rivelazione. Ho scoperto che potevo dar voce a personaggi, farli interagire, descrivere le loro emozioni, creare momenti di tensione e di suspense. Se è vero che, come scrisse Luca Doveri, “la scrittura apre le finestre che si affacciano sull’anima del lettore”, allora, esiste una finestra aperta anche sull’anima dell’autore.
Sembra che uno dei suoi generi preferiti sia il giallo investigativo e l’horror, quali sono alcuni dei suoi autori preferiti che hanno caratterizzato la scelta di questo tema per la sua scrittura?
Ho sempre amato Stephen King e credo di aver letto quasi tutti i suoi libri. Ho apprezzato molto anche lo stile letterario di John Grisham e di Ken Follet, ma per il genere giallo mi sento di citare, tra i tanti, le opere di Agatha Christie, Camilleri con il “Commissario Montalbano”, “Il nome della rosa” di Umberto Eco e “Io uccido” di Faletti.
Il suo nuovo romanzo è davvero scritto molto bene, ha deciso di far partire quella maledetta nave proprio dalla Cina, c’è un motivo particolare?
Il Covid non ha alcuna intenzione di abbandonarci e i ricordi di quell’orribile periodo di un paio di anni fa è ancora ben scolpito nella nostra mente. Il centro di ricerca a Wuhan, l’ipotesi di un errore di gestione del virus, il terrore disegnato negli occhi della gente del luogo, le terribili immagini sul web mi hanno fatto un assist straordinario. La Cina, coinvolta per prima in questa epidemia ha fatto assorbire gocce di vita al mio romanzo. Mi piace creare questo legame, seppur superficiale, tra l’attualità e il contenuto delle mie opere.
Al contrario di molti, ha deciso di raccontarci questo thriller attraverso gli occhi di un commissario donna, raccontandoci le problematiche che ogni donna deve affrontare negli ambienti lavorativi, come mai questa scelta?
Con moglie, quattro figlie e una nipotina, la mia vita è donnocentrica (perdonate il neologismo). Delle donne continuo ad apprezzare la sensibilità, l’attenzione ai particolari e la tenacia nel raggiungere mete e obiettivi della vita, tra tanti ostacoli anche socioculturali. Ritengo inoltre le donne più brave a cogliere alcune sfumature che noi uomini spesso trascuriamo. Se ci riflettiamo, sono tutte qualità essenziali a chi fa attività investigativa. Questi elementi mi hanno spinto a dar vita ad “Annamaria”, il personaggio principale di Yaba, la commissaria, come viene chiamata dal suo collaboratore più fedele.
Titolo: Yaba - la paura vive con noiAutore: Luca Zantei
Pubblicato da Il Convivio - Dicembre 2021
Pagine: 208 - Genere: Thriller
Formato disponibile: Brossura
ISBN: 9788832745160
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Uno scienziato ha lavorato duramente ad un progetto importante, il suo contenuto è all'interno di una cassa, un'organizzazione sembra avere rapito i suoi cari per costringerlo a terminare il suo lavoro il prima possibile. La cassa viene calata da un elicottero e caricata su una grande nave mercantile che deve compiere diversi scali partendo dalla Cina. Arrivata a qualche miglio dalle coste di Trieste viene intercettata dai militari della guardia costiera, i militari provano a contattare il capitano ma nessuno risponde, al suo interno vengono ritrovati dei corpi straziati misteriosamente. Il commissario Annamaria Conte insieme al suo collaboratore dovranno cercare di sbrogliare questo giallo terrificante prima che sia troppo tardi.
Nel suo libro ci sono particolari raccapriccianti che colpiscono il lettore come la descrizione dei cadaveri che vengono ritrovati, ma c’è spazio anche per la vita quotidiana di questi personaggi, per la passione e per l’amore, come è nata questa idea di fondere tutti questi elementi che poi sono il pezzo forte di questo romanzo?
Ogni lettore possiede serrature nell’animo che attendono di essere aperte. La vita stessa è un miscuglio impareggiabile di gioie, paure, piaceri e dolori. Con il mio romanzo ho voluto descrivere la rabbia, la violenza e la cattiveria dell’essere umano, ma anche l’amore, il rispetto e la gioia. Sono convinto che quando le emozioni si fondono, lanciano un messaggio in tante lingue diverse e giungono nell’animo umano con i colori dell’arcobaleno.
In questo libro ha affrontato alcune paure fondamentali dell’uomo, ho letto con interesse l’ultima sua nota nel libro, nel personale, quale è la più grande paura di uno scrittore contemporaneo?
Uno scrittore si mescola con le proprie storie, ne diventa egli stesso il protagonista. Coglie la sua esperienza quotidiana e la trasforma in un spunto per i romanzi. La mia paura più grande è di non avere più storie da raccontare, di non saper ricordare, di non riuscire più a dar vita ad alcun personaggio. Chi gioca con le parole, teme che le parole e i pensieri possano svanire, essere spostati in soffitta dall’età o nell’oblio della propria mente.
Quali sono alcuni segreti per scrivere un buon libro?
Dividerei gli autori in due macro categorie: i fuoriclasse e gli scrittori comuni. Nella prima categoria rientrano tutti coloro che utilizzano il grande talento come unica risorsa per il risultato finale. Per tutti gli altri ritengo sia necessario avere un metodo. Nella mia esperienza di manager in varie realtà e settori industriali, ho compreso che il metodo è una delle chiavi dell’efficacia. Ma non ne esiste uno solo. Ogni scrittore ha il suo, che deve essere modellato sulla base delle proprie esigenze. Anche il maestro dell’horror Edgar Allan Poe nel suo libro “La filosofia della composizione” rivelò tutto il percorso che lo ha portato al compimento della sua opera più conosciuta: Il Corvo. Il suo intento era quello di mostrare come ogni parte del racconto non sia frutto del caso, ma di un attento e scrupoloso progetto.
Voglio rinnovare i miei più sentiti complimenti per questa sua nuova opera letteraria e citare un aforisma proprio dal suo libro, “Quando penso a tutti i libri che mi restano da leggere, ho la certezza d’essere ancora felice.” così scriveva Jules Renard, ma quindi c’è più felicità nel leggere o nello scrivere?
Non darei alcun privilegio all’una o all’altra attività. Jules Renard era uno scrittore e conferma che le due passioni sono fortemente correlate. Durante la mia partecipazione a un corso sulla comunicazione efficace, il relatore disse: “abbiamo due orecchie e una sola bocca. Quindi dobbiamo ascoltare il doppio di quanto parliamo.” Parafrasando questo concetto, potrei dire che abbiamo due occhi per leggere e una sola mano per scrivere. Quindi dobbiamo leggere il doppio di quanto scriviamo, ma chi ama scrivere prova piacere anche nel leggere.
Fabrizio Raccis