Non aspettare la notte è il nuovo romanzo di Valentina D’urbano, l’abbiamo letto e recensito qui. Vuoi sapere qualcosa in più? Allora continua con la lettura: l’autrice ci ha raccontato qualche particolare in questa intervista esclusiva rilasciata nell’ambito di un bel blogtour (partecipano Profumo di libri, Reading is believing, Un libro per amico, Youbookers e Atelier dei libri ) organizzato dall’editore Longanesi. Leggere a Colori partecipa con piacere ai blogtour perché sono un eccellente strumento per farvi conoscere libro e autore da punti di vista diversi e anche perché si crea un’atmosfera più intima e magica. La distanza tra autore e lettore si accorcia, forse le storie hanno addirittura qualcosa in più da raccontare. Pensiamo che questa chiacchierata che Valentina ha fatto con noi vi incuriosirà. Buona lettura!
La cronaca, negli ultimi tempi, ha portato alla ribalta soggetti capaci di atti e delitti efferati, perversi. Forse, per questo, ha sentito l’esigenza di raccontarci due personaggi delicati e sensibili come Angelica e Tommaso? Come sono nati?
Seguo da lontano le vicende di cronaca che appaiono sui giornali e in tv: sono cose che, destano la mia curiosità, ma che mi fanno stare male. Il bisogno di creare due personaggi come Angelica e Tommaso nasce da dentro, viene direttamente dall’esperienza che ho avuto nei miei libri precedenti, dove ho raccontato di personaggi duri, di vicende disperate. Anche in questo libro c’è durezza e disperazione, ma vengono raccontate in modo diverso, mitigate dalla speranza e dall’amore: ho cercato di non snaturare il mio stile e allo stesso tempo ho voluto raccontare una storia tra due personaggi fragili. Sperduti, a volte soli, a volte arrabbiati, ma fragili.
Quanto fondamentali, nella sua scrittura creativa, sono state e sono ancora le fiabe? Se sì, quali?
Le fiabe sono il primo contatto che abbiamo con l’arte della narrazione, sono importantissime nell’infanzia e sicuramente ce le portiamo dietro tutta la vita. Per me è stato folgorante l’incontro con le fiabe dei fratelli Grimm. Le versioni originali (non quelle edulcorate che si trovano più facilmente) spesso cruente e piene di personaggi crudeli, da bambina esercitavano su di me un’attrazione/repulsione invincibile. Ricordo che avevo questo libro, che mi era stato comprato per errore da una persona che le fiabe originali dei Grimm non le aveva mai lette. Ma io già da ragazzina ero una lettrice onnivora, e ne rimasi turbata e affascinata, sfoglia il libro fino a distruggerlo!
Che rapporto ha con la magia? L’affascina, la ritiene necessaria, pensa che sia un inganno?
La magia mi affascina, ne ho parlato a lungo e volentieri nel mio secondo romanzo, Acquanera. È un argomento che tocca tutte le società e tutte le epoche. Ma nella vita reale ho un approccio scettico, anche se mi piace molto leggerne, e la letteratura è piena di storie fantastiche.
Oltre l’amore, sentimento che cancella pregiudizi e stereotipi, gli elementi significativi e costitutivi del romanzo sono, secondo me, l’inganno e il tradimento. Viaggiano di pari passo. Due elementi che riguardano soprattutto la protagonista. È convinta che gli inganni e i tradimenti provengano da chi ci è più vicino affettivamente?
Inevitabilmente. L’inganno e il tradimento nascono dalla fiducia. Se non ci fidiamo di qualcuno difficilmente potrà ingannarci o tradirci, perché non glielo permetteremmo mai.
L’inganno, dicevo, è uno degli elementi del libro, affidato soprattutto ad un mezzo, la polaroid. La fotografia in generale è strumento che inganna. Le sembra la mia una lettura errata?
Per esperienza personale (prima di essere una scrittrice ero un’illustratrice e una grafica) posso dire che non è tanto la fotografia a ingannare, quanto tutto il sistema che ci ruota intorno. I giornali e la rete sono pieni di foto che non rispecchiano la realtà, spesso anche chi non è un esperto di grafica posta sui social network foto dove ci si rende quasi irriconoscibili attraverso l’uso di filtri, luce e inquadrature. È un inganno sì, ma non vedo malafede: è semplicemente il bisogno che abbiamo di apparire migliori. Diverso è il discorso che affronto nel romanzo: Il mio protagonista, Tommaso, vede poco e male, e ha bisogno della Polaroid per interpretare il mondo. Ma la sua macchina fotografica non è un apparecchio troppo affidabile, e chiunque abbia mai usato una Polaroid lo sa. Ma lui sa cosa è accaduto ad Angelica, e la trova bella lo stesso, anche se la vede poco, anche se la Polaroid gli racconta un’altra realtà. La trova bella per come è dentro, per la sua personalità prima di tutto. Quindi sì, la fotografia è un inganno, ma un inganno lieve, e soprattutto non in malafede.
Mi sono piaciuti tutti i personaggi, soprattutto quelli che ruotano intorno alla famiglia Gottardo. Dal padre, l’avvocato, alle domestiche, a Giulia. E mi è piaciuto il romanzo. Sono sicura che due bravi attori ne farebbero un sicuro successo. Per gioco, faccia finta di doverli indicare lei.
Per gioco, appunto, sceglierei due attori giovani, italiani, non troppo famosi: Filippo Schicchitano per la parte di Tommaso e Simona Tabasco per il ruolo di Angelica. Ma di solito non amo descrivere nel dettaglio o dare un volto ai miei personaggi: quello è sempre compito del lettore.