Mentre, come ho segnalato in un precedente articolo, il Ministero taglia ore alla Filosofia nelle scuole e nelle università, esce un nuovo e innovativo manuale di U. Eco, rivolto agli studenti delle Scuole Superiori, per realizzare un antico sogno: legare la storia delle idee al resto della cultura. Il testo, curato insieme a Riccardo Fedriga, è edito dalla Laterza, che ha pubblicato per il momento il primo volume della trilogia, che tratta la storia del pensiero filosofico dall’antichità al medioevo. Oltre che agli studenti, il testo Il medioevo si rivolge agli appassionati della conoscenza, senza nutrire “eccessivi timori riverenziali” nei suoi confronti.
Il testo non è una la solita storia della filosofia, quale l’odiato Lamanna, ma anche i più recenti e ottimi manuali di Abbagnano-Fornero, molto adottati nelle scuole; è un tentativo, che mi pare riuscito, di mettere in relazione il pensiero con la temperie culturale, gettando ponti tra i saperi. Perché ciò che distingue la filosofia dalle altre pur degne discipline è il volare alto, sviluppando spirito critico e capacità di riflessione, mettendo a colloquio le varie branche del sapere. Per cui il testo in oggetto punta all’interdisciplinarietà, con schede che pongono le relazioni tra i vari dati che emergono di mano in mano che il pensiero filosofico si sviluppa.
Esemplifico: se vi parla della crisi dell’anno Mille, un’ampia scheda svilupperà anche il tema degli orrori di quegli anni e si dedicherà spazio allo gnosticismo, che influenzò profondamente il pensiero filosofico. Quindi una storia del pensiero interattiva, che approfondisce lo studio anche di altri settori, non meramente filosofici. Dico da docente: proprio quello di cui avevamo bisogno! Uno studio dell’Università di Pisa rileva che ben otto studenti su dieci delle Superiori ha difficoltà con la lingua madre, soprattutto quando si tratta di coerenza logica e organicità di un discorso; il manuale va a supportare proprio in questa debolezza. Un ricco apparato iconografico correda il testo, non a scopo esornativo, ma col chiaro intento di far toccare con mano la realtà storico-socio-economica del nostro Occidente, quella realtà che influenza non poco lo sviluppo del pensiero.
Il che consente di sopperire ai limiti di un sapere manualistico, inevitabile, perché è impossibile leggere tutte le opere di tutti i filosofi, offrendo al professore percorsi flessibili alternativi e integrati. Per esempio, l’impostazione del testo è relativistica, come lo è il sapere, consci i curatori dell’opera che la definizione di filosofia varia nel tempo, e che la filosofia accademica è una creazione dell’’800, mentre prima i filosofi erano esperti di più discipline, se non tuttologi. Facciamo filosofia sempre, anche quando non ci interessiamo direttamente a questa disciplina; grande filosofo fu pure Tucidide, noto storico, ma in realtà filosofo della storia. Filosofo è anche lo storico-geografo Erodoto, col suo relativismo concettuale; filosofo è il poeta Leopardi e di squisito livello. Ecco, il manuale di Eco e Fedriga vuole restituire alla filosofia la sua intrinseca varietà di temi.
Mentre di norma la crux philosophorum (croce del filosofo) è il paradosso Essere-Divenire (Parmenide ed Eraclito docent) per Eco la crux è la domanda “perché esiste qualcosa piuttosto che il nulla?”. Domanda che sembrerebbe oziosa, ma non lo è affatto: se non esistesse l’essere. La domanda nemmeno ci sarebbe. Quel Nulla, tanto presente nella filosofia orientale, non esiste per Eco, che pur nel suo libro apre le porte alla filosofia d’Oriente, certo che tutte le filosofie hanno pari dignità, e sarebbe davvero interessante sapere cosa pensassero i Primitivi, gli Indiani, i Cinesi e così via. Certo la loro religione ci informa anche sul loro sistema di pensiero, ma ci sono i programmi ministeriali a mettere inevitabili paletti. Nondimeno, nella trilogia in oggetto si dà spazio alla filosofia degli Arabi e degli Ebrei, con le relazioni intercorsa con la filosofia occidentale, così come si metterà in relazione il sapere pagano di Platone e Aristotile, ad esempio, con il pensiero cristiano, cercando, non di creare barriere, ma piuttosto un flusso di pensiero, perché un San Tommaso non esisterebbe senza Aristotele, e senza di loro nemmeno Dante.
Senza Platone sarebbe stato diverso il pensiero medioevale e anche quello rinascimentale. A conclusione e sintesi, il lavoro dei due studiosi crea parallelismi utili ponendo in relazione saperi, pensieri e contesti di riferimento.