Impossibile non parlarne, impossibile non leggere ovunque sui siti e blog di letteratura le impressioni su Masterpiece il nuovo talent di Rai Tre dedicato agli scrittori, o meglio aspiranti. A giudicare dagli ascolti, quasi 700 mila l´idea, tutta italiana, ha destato curiositá. Sono davvero tanti i manoscritti arrivati in redazione, a dimostrare quanto in Italia si scriva e ci sia voglia di emergere, e ci sia perché no fama di successo. Ma la quantitá non é tutto, gli stessi membri della giuria gli scrittori Andrea De Carlo, Giancarlo De Cataldo e Taiye Selasi hanno ammesso di aver letto dei veri obbrobri che, prima della partenza del programma, li hanno scoraggiati.
Quello che in tanti si chiedono é se potrá mai emergere davvero qualcosa di qualitá. Le premesse ci sono, per esempio a stabilire chi passerà la selezione e sarà il primo dei dodici finalisti è Elisabetta Sgarbi, direttore editoriale di Bompiani, mica uno qualunque. Noi peró ci siamo posti diversi interrogativi. Per esempio: scrivere é un mestiere che implica piú di saper cosa fare e quando farlo, rispettare le regole, adeguarsi. Implica l´estro, la discontinuitá, implica ignorare le regole quando serve, non dimostrare niente a nessuno se non a sé stessi. Come si puó mettere alla prova uno scrittore davanti a una telecamera? Fargli eseguire compiti come se fosse uno scolaro? Passatemi il termine questi sono scrittori On Demand. Scrittori in teoria, scrittori che vogliono dimostrare a tutti i costi qualcosa. A casa mia chi é bravo non ha bisogno di dimostrare nulla.
A conferma di ció Giancarlo De Cataldo in conferenza stampa noi scrittori facciamo di tutto per essere visibili con uffici stampa e agenti. I 5000 che hanno partecipato alle selezioni non sono divorati solo dal ’senso dell’arte. Il desiderio di arrivare (ma dove?) potrebbe nascondere grandi delusioni per autori e pubblico. Perché il sistema televisivo ha creato spesso star fasulle, le ha usate e le ha abbandonate quand´era il momento. Nessuno se le ricorda piú.
Certo gli ascolti. E poi dev´essere qualcosa di molto commerciale, no? Perché anche i programmi tv hanno le loro regole, da incastrare con quelle degli editori che li pubblicheranno. E lo scopo non é trovare un nuovo Dante, osservazione scontata. Non é vergognoso provarci, non é vergognoso usare persone che hanno un sogno per generare ascolti, profitti. Non lo é se questi si presentano in fila come pecore al macello. Si chiama solo business. Eppure questo ci fa riflettere su cosa gli scrittori, in questo caso ma non solo loro, siano disposti a fare per emergere.
Un sintomo di una malattia piú grande nel nostro Paese: molti scrivono davvero male e non fanno nulla per lavorare su questo, pensano solo a proporre i propri libri ad ogni costo, la maggioranza degli editori non fa promozione adeguata perché costa in tempo e denaro, la gestione delle risorse destinate all´editoria e quindi agli autori é sbagliata, pressoché nulla. Quasi esclusivamente i grandi editori possono rischiare su un autore emergente, e sono gli stessi che possono presentare conti in bilancio in rosso (si veda Mondadori).
Probabilmente la cosa migliore é prendere Masterpiece come La talpa e L´isola dei famosi. Cambiano i temi e gli scenari ma il succo é quello. Aspetteremo che qualcuno prema il bottone del sí o del no. Qualcuno si troverá a tifare per uno anziché per quello e all´ultima puntata sará felice o deluso ma senz´altro saremo consci che in gioco non vi é nulla di importante in palio, saremo sicuri che nulla é cambiato rispetto a prima. Si faranno i calcoli, l´audience e gli sponsor, entrate e uscite e se il delta sará buono vedremo un seguito. Ma niente di tutto questo sará davvero reale. Soltanto surreale. Sapete che vi dico? Spengo la tv e cerco di imparare qualcosa da un buon libro.