Autore: Beda
Pubblicato da gds - 2012
Genere: Poesia
Formato disponibile: Brossura
📗 Acquista scontato su ibs.it
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
Un titolo spiazzante è L’ abisso è alle porte di Beda, giovane poeta veneto alla sua prima pubblicazione.
La raccolta si apre con la poesia “Senza nome e senza pace”, una lirica marcata da una costante tensione emotiva: “Non scrissi la parola amore/perché da lei ero lontano,/cadevano i petali d’autunno spento”. Il lessico tagliente assume un valore indispensabile per tracciare quella “felicità sbiadita”, per mettere in evidenza “il cuore morente”. La visione della vita di Beda non è certo limpida, tutto sembra ricondurre al dolore, ad una sofferenza inevitabile. La poetica del giovane autore si avvicina alle tematiche care al Leopardi e ai dolori poetici della poesia petrarchesca.
E’ costante il richiamo alla natura, il confronto con ciò che lo circonda, l’osservazione attenta della realtà. Dalla poesia “Non odo risposta nel vento” emerge un continuo interrogarsi, la necessità di ottenere risposte e certezze. La solitudine incide profondamente nell’anima del poeta, scrivere in versi diventa così un appiglio a cui aggrapparsi per cercare un equilibrio interiore: “Assenza che punge, coraggio che latita e muore,/mi senti Dio? Mi senti Buddha?”. Beda cerca di scavare in se stesso, si affida all’ispirazione poetica per dare sfogo a quel bisogno costante di comprendere il senso delle cose, il significato dell’esistenza. Di grande intensità la poesia “Uomo del mio tempo” che ricorda Salvatore Qualsimodo e che conferma la volontà del poeta di riflettere sulla propria identità, sul proprio ruolo nel cosmo, uomo tra gli uomini, “tra spari, luci e case cadute”.
L’impressione che nasce dalle liriche del Beda è che siano la matura consapevolezza di una realtà che disarma, dove i veri valori sembrano essere sfuggiti. “Eppure confusione” ci proietta l’immagine di un inquieto glicine e qui ci sembra che il poeta si voglia accomodare in alcuni rimandi pasoliniani della poesia “Il glicine”, fonte di ispirazione e riflessione sulle verità di un tempo complesso. Uno scatto fotografico in versi è la lirica “Alleghe”, che ci accompagna nelle “anemiche vette spaziose” del paesaggio bellunese.
La poesia di Beda chiede, urla, è libera e scorre fluida, in una ricerca quasi martellante nelle infinite sfaccettature sagge e psicologiche che rimandano a filosofi antichi e religiosi di cui il nostro autore conserva il cognome. E’ l’intimità del poeta a risvegliare urgenze, a far vibrare le corde dell’anima.
La silloge si chiude con la lirica “Chi mi muove?” un ulteriore colloquio con l’ “io” in un tessuto di continue riflessioni, dove spicca una pulsione creativa che non si esaurisce e resta da svelare.