Il dramma di Niov di Massimiliano GalliEra buio quando è accaduto l’incidente che ha cambiato per sempre le vite di due fratelli. Le loro memorie si intrecciano indissolubilmente, nel tentativo di far combaciare i frammenti del tempo per poi fondendosi nei gironi della psiche labirintica di un uomo tormentato. Piove sempre a Niov. La pioggia cade insistente, testarda.
Cede il posto solo alla neve nel tentativo di purificarsi da un male incurabile. Ma cosa è accaduto, una notte di molti anni fa, proprio nel momento in cui la pioggia cedeva il passo alla prima neve d’inverno? Una volta che il quadro degli eventi sarà ultimato e la sua immagine messa a fuoco, che cosa accadrà? Su Niov si alzerà un sole splendente, oppure calerà una notte senza fine simile a una condanna alla quale non sarà più possibile appellarsi? Il dramma a Niov non lascia il tempo di respirare, incalza con la veemenza di un senso di colpa, di un interrogatorio durante un processo, con l’insistenza della pioggia che si riversa senza sosta sulla città spettrale.
Estratto
Prima parte
Capitolo I
«L’artista è un uomo che ha due idee opposte in testa e riesce a credere a entrambe contem- poraneamente» (Francis Scott Fitzgerald)
Se agli occhi degli altri apparivo come un chiaro e inequivocabile caso di pazzia, per me, invece, quella era la mia vita.
Camminavo avanti e indietro nella mia stanza parlando, tra me e me.
In mano stringevo la tazza del caffè; le labbra erano perse in quel primo sorso profumato e bollente. Mi trovavo solo.
Eppure, in quella magnifica miscela di caffè e grano, immerso nel fumo della shisha, mi pareva di comunicare.
Godevo di un’istintiva ammirazione da parte del mondo dell’arte, ma non avevo idea di chi avesse mai potuto leggermi.
Mi ero sempre considerato un intruso, in quel mondo; all’arte ero arrivato per vie traverse e, allo stesso modo, ne potevo uscire.
Non ero mai nato artista né mi ero mai considerato tale.
Mi interrogavo, convinto nella più illusa insicurezza, di portare a termine tutti i miei propositi. Tutto qui.
Avevo bisogno di segreti e, dato che di quelli veri non ne avevo mai avuto la minima idea, me ne fabbricavo di finti, e così il dubbio se rivelare cose che avrei veramente dovuto tenere segrete mi possedeva. Non mi aveva mai abbandonato fin da quando ero bambino.
Avevo sempre diffidato da chi non ha dubbi, oltre che da chi non ha vizi. Mi faceva paura la falsa sicurezza. Mettersi in discussione era, per me, l’essenziale.
E così, eccomi qui a dialogare; i monologhi con me stesso, l’unica via d’uscita ai miei tormenti, con il passare degli anni erano divenuti delle vere e proprie conversazioni, assoli interminabili che riem- pivano ogni volta il silenzio della stanza.
Interrogavo lo specchio, sperando sempre di trovare dei responsi; ma nulla, tutto si traduceva in uno sforzo vano.
Sopraffatto dal dubbio, mi trovavo paralizzato.
In realtà non mi ero mai fermato a rifletterci, ma quel giorno il tunnel dell’orrore aveva fatto il suo ingresso. Non so se per merito dell’aroma di mela, ciliegia e melassa di cui l’atmosfera si era intrisa, ma il dubbio fece capolino nel momento, dal sapore agrodolce, destinato al riposo.
Come poteva essermi arrivata quella lettera? Chi me l’aveva potuta recapitare? Erano ore che me lo ripetevo.
Un attimo prima di coricarmi mi alzai dalla scrivania per dirigermi alla finestra; era una di quelle finestre che non hanno vista, riflettono e basta, come specchi.
Per votare questo libro clicca sui bottoni di seguito
(il primo alle pagine non indispensabile ma molto gradito)