…Penso ci sia un’ansia nella vita quando si tende automaticamente a guardare alla prossima cosa da fare o ci si lamenta del passato, recentemente qualcuno mi ha chiesto:
“Allora, il tuo spettacolo verrà preso? Non sei preoccupata?” ho risposto, “Non mi interessa. Non voglio preoccuparmene, perché preoccuparsi non lo farà succedere o non succedere”.
Voglio credere che se lo prendono, allora è quello che doveva accadere e se non lo prendono, allora va bene comunque.
E semplicemente un modo più tranquillo di vivere…
La giornata tipo di ognuno o quasi ognuno di noi inizia con una lista di cose da svolgere. Fare il caffè, preparare la colazione ai nostri figli, al nostro compagno, dare da mangiare al nostro gatto, o al nostro cane, accompagnare a scuola i bambini, andare a lavoro, sopportare un collega ostile (se ci dice bene solo uno, ma non dimentichiamo il “capo”) che ci mette costantemente sotto pressione, svolgere il nostro lavoro impeccabilmente, andare a prendere i bambini che escono da scuola, far fare loro i compiti, portare loro in palestra, a cavallo, a teatro… fare uscire il cane, preparare la cena, pulire casa, fare la spesa, attraversare la città bloccati nel traffico, mettere i bambini a letto, sentirsi soddisfatti ed appagati pur sapendo che il giorno seguente, tutto riprenderà da capo.
Queste sono le cose, (parte delle reali situazioni quotidiane) che la stragrande maggioranza delle persone vive quotidianamente. In questo tram tram, capita spesso, di non farcela, di non sentirsi in “all’altezza di” o “semplicemente” la nostra soglia di non so…chiamiamola soglia di sopravvivenza, diviene distorta e in balia degli eventi. Può succedere infatti che nello svolgere il tutto, ci si ritrovi presi in contropiede dalla paura. La paura di non riuscire a fare, la paura delle aspettative che ci si pone, quindi qualora non dovesse andare come prefissato, arriva la crisi.
L’ansia.
Il termine Ansia è ormai di gergo comune, si accosta perfettamente a qualsiasi situazione che per un motivo o per un altro non ci soddisfa; ad esempio: “Devo svegliarmi alle 6:00 domattina, che ansia!” o ancora: “sta arrivando il Natale, che ansia, ma anche sta finendo il Natale, che ansia!” più seriamente: “Ho un esame la settimana prossima, che ansia, non ce la farò mai, sicuramente sarò bocciata! Anzi, sai che ti dico? Io, non mi presento proprio!”. Potrei continuare all’infinito… ma quando diciamo: “Ho l’Ansia” cosa intendiamo? Quando può divenire un reale problema? Come difendersi da questo subbuglio che s’inchioda alla gola, e che limita l’agire?
L’ansia è uno stato psichico, prevalentemente cosciente, caratterizzato da una sensazione di paura, più o meno intensa e duratura; può essere connessa ad uno stimolo specifico, immediatamente individuabile da un qualcosa di esterno o di interno all’individuo, consiste in una mancata risposta di adattamento da parte dell’organismo ad una qualunque determinata e soggettiva fonte di stress. Questa è una delle definizioni più comuni ed esaustive per descrivere tutte quelle sensazioni che ad esempio in previsione di eventi bloccano l’agire dell’individuo. L’ansia può essere dunque descritta come l’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro. Va ricordato che l’ansia possiede in sé una funzione adattiva che favorisce una più attenta ed accurata selezione degli stimoli, permettendo all’individuo di riconoscere segnali minacciosi o pericolosi, permettendo così, di attivare le risorse più adeguate per fronteggiare eventuali situazioni critiche, questa è pertanto l’ansia funzionale, o meglio l’ansia buona, finalizzata a proteggerci dai rischi mantenendo attivo lo stato di allerta e aiutandoci a migliorare le prestazioni. Diviene però disfunzionale quando la reazione fisiologica o psicologica non corrisponde più allo stimolo o quando si genera in assenza di uno stimolo minaccioso.
Quando l’individuo si trova in uno stato d’ansia, vive uno stato emotivo e soggettivo spiacevole caratterizzato da sensazioni soggettive e sgradevoli come tensione, nervosismo… o da sintomi fisiologici come palpitazioni cardiache, tremore, nausea, spasmo debolezza, dolore addominale, perdita di appetito, bruciore di stomaco, sudorazione generalizzata o localizzata, rossore, prurito, senso di soffocamento, insonnia, e ancora senso di irrealtà, ipervigilanza, difficoltà di pensiero come confusione, blocco, paura di perdere il controllo, immagini visive minacciose, ideazione spaventosa ripetitiva…
L’individuo può mettere in atto una serie di “tentate soluzioni” per sconfiggere questo stato di cose, che però solitamente saranno contro producenti come ad esempio la Strategia Dell’evitamento, che allevia momentaneamente la paura, ma al tempo stesso conferma la pericolosità della situazione evitante. Ciò incrementa il disturbo fino a strutturare una vera e propria fobia, una tentata soluzione che alimenta il problema. Un’altra è la Strategia Di Costante Richiesta Di Rassicurazione E Aiuto, da parte delle persone più vicine. Anche questa tentata soluzione è disfunzionale poiché se dapprima il soggetto sente protezione, in seguito conferma la sua incapacità di gestire in maniera autonoma la situazione, e pertanto porta ad un peggioramento oltre che ad una stabilità del problema.
La tendenza ad essere sempre accompagnati e sostenuti da qualcuno, pronto ad intervenire in caso di crisi di panico o di perdita di controllo. La tendenza all’evitamento e alla richiesta di aiuto, rappresentano dunque, l’usuale copione comportamentale dei soggetti fobici applicati con il tentativo di gestire la paura, queste strategie però risultano peggiorare oltre che mantenere il disturbo. Nel continuo tentativo fallimentare di controllo per l’appunto si favorisce la perdita di controllo.
Come riconoscere i campanelli d’allarme?
Come si è visto, l’ansia può manifestarsi con numerosissimi sintomi: vi sono campanelli d’allarme sia psichici che fisici, che possono permetterci di comprendere che qualcosa non va; riconoscerli in tempo è importante per mettere in atto le cure giuste ed efficaci per superare la situazione. Le palpitazioni sono un comune indicatore dell’ansia e della paura. Quando però, si fanno particolarmente intense possono segnalare l’arrivo di un attacco di panico che rappresenta l’apice della manifestazione ansiogena. Per la cura dell’ansia il trattamento psicologico e in particolare la terapia cognitivo-comportamentale risultano essere efficaci. Ovviamente esistono anche cure farmacologiche anche se risulta opportuno associare all’assunzione di farmaci con una psicoterapia, ed evitarne uno spropositato uso ed abuso.
La terapia cognitivo-comportamentale si basa sull’idea che siano i nostri pensieri a rispondere con comportamenti e sentimenti negativi ad eventi o situazioni, infatti, molto spesso non è un evento che causa disagio, ma è l’interpretazione che si fa del determinato evento. La terapia cognitiva-comportamentale, aiuta ad identificare le credenze e i modelli di pensiero che spesso sono automatici, negativi ed irrazionali e a sostituirli con modelli più positivi favorendo lo sviluppo di un pensiero critico e razionale al problema.
Di seguito dei consigli… delle regole, dei passi… fatene buon uso!
– Cercare di CONTROLLARE il disturbo contribuisce SOLO ad AUMENTARLO,
– Quando arriva la paura, non provare a scacciarla, ma piuttosto ACCETTALA,
– Inizia a pensare che passerà. Già lo sai, non è la prima volta. PROVA A SENTIRE MENTRE STA PASSANDO, sta passando, sta passando…
– Non pensare a cosa potrebbe accadere, puoi solo immaginarlo, ma non hai la certezza. EVITA DI FASCIARTI LA TESTA PRIMA DI ROMPERLA,
– CONCEDETEVI PICCOLI PIACERI: la nostra vita è spesso connotata da un ritmo incalzante e stressante, dove la concessione di spazi da dedicare a se stessi finiscono con l’essere sacrificati o ridotti al minimo,
– SCRIVETE: se state attraversando dei periodi particolarmente carichi di ansia, un’altra utile strategia, è quella di mettere «nero su bianco» i propri vissuti, pensieri, preoccupazioni. La scrittura infatti, rappresenta una buona valvola di sfogo e permette di esternalizzare ansie, paure, sentimenti di rabbia.