Oggi ero in fila in farmacia. Eh già, non è un bel posto dove fermarsi a pensare. Gli occhi scivolano un po’ su tutto e mi rendo conto di quanti prodotti commercializzati con la promessa: combattere lo stress. Perfino le chewing gum antistress. Poi se fotografo i volti delle persone che ho visto, facilmente trovo il perchè di quei scaffali pieni.
La giornata continua. E vedo quanto fa male l’ansia al cuore di un amico. Al suo viso. E penso che siamo tutti esposti. Tutti ugualmente fragili davanti a ciò che ci succede. Quel che ci succede non smette di cambiare, un bene, un male. Facciamo fatica ad accettare i cambiamenti quando sono da noi decisi, ancora peggio quando a deciderli è stato nessuno. Vedo le persone, me stesso, sfidare i propri limiti senza il dubbio di non poterli superare. Lo slancio e la forza, ecco cosa mettiamo sul piatto. Per arrivare dove non siamo stati mai. Alla felicità diritto dell’uomo. Poi, una virgola della frase che siamo si sposta, ce la spostano, e cambia il significato, la direzione dello slancio e della forza.
Non riconosciamo più la nostra vita. Dici: ”ma io ero questo un momento fa”. Non siamo fatti per essere rotti, ma piegati. Non siamo fatti per accettare di essere piegati, di non poter fare, essere ciò che eravamo o semplicemente volevamo per noi. Ma si impara. Lo si deve fare. Credo che sia una delle più grandi sfide di questo futuro accettare nuovi limiti. Accettare per superare. Per non aspettarsi troppo da noi stessi e dagli altri e non illuderci. La società ci sta imponendo grandi cose semplicemente per vivere. Per ottenere gli stessi risultati gli sforzi da fare son più numerosi di quanto lo erano appena un decennio fa, in ogni aspetto della vita.
Il lavoro, l’economia, le amicizie, riservare del tempo per le cose più importanti. Tutto ci costa di più. Quello che ci piace e quello che non ci piace. Per questo vedo uomini in ginocchio, tolti dalle loro speranze. Quando una persona dà ciò che è, tutto, poi finisce. La società continua a chiedere, a fare l’esattore. L’uomo si piega. E iniziano i limiti. Scopre che non può fare tutto quello che poteva fare prima. Diminuisce la sua forza, la sua importanza al mondo. La sua serenità. Se penso all’ansia, allo stress, al panico, lo smarrimento, all’incapacità di essere ciò che vorremmo, penso al fatto che non abbiamo gli strumenti adatti per esserlo, oggi.
E se invece in questo momento lo siamo, prendo atto che non sempre potremmo esserlo. Colpa delle virgole. Penso che ciò che ci rimanga di davvero importante sia la forza collettiva nel sostenerci. Quell’arrivare dove l’altro non arriva. Senza giudizi o pregiudizi. L’essere nella vita di un altro quando gli si sposta la virgola maledetta per aiutarlo a dare un nuovo senso alla frase. Parlare di forza, ma anche di un pianto sulla spalla, di sapersi piegare per non rompersi. E dolcemente attendere che chi ci sta vicino faccia così un giorno, con noi. Per creare dentro un male qualsiasi “amore pace e gioia infinita”…